Luci d'Artista Mario Merz "Il volo dei numeri"
Il volo dei numeri è la luminosa serie dei numeri di Fibonacci, creata con neon rossi, opera di Mario Merz, realizzata nel 2000 per Luci d’Artista e collocata sulla curva della cupola della Mole Antonelliana.
01 Il volo dei numeri
“I numeri “in volo” nell’opera di Mario Merz sono quelli della serie di Fibonacci, il matematico medievale toscano (introdusse fra l’altro in Italia l’uso delle cifre arabe) che così sintetizzava la progressione che, in natura, determina la crescita e la proliferazione delle forme: in questa successione, ogni numero è la somma dei due precedenti. Merz ha più volte utilizzato la serie di Fibonacci come elemento delle sue installazioni; allo stesso modo è stato uno dei primi artisti ad assumere la luce fluorescente come metafora dell’energia. Qui, però, la successione numerica assume nuovi significati sia come forte segnale luminoso disposto sul monumento/simbolo di Torino, la Mole Antonelliana, sia in rapporto alla curva (altro schema di frequente utilizzazione in matematica) della cupola della costruzione di Antonelli” (1).
02 Luci d’Artista
Luci d’Artista è una manifestazione nata nel 1998 da un progetto di illuminazione pubblica realizzata in occasione delle festività natalizie. In seguito al successo ottenuto nel 1997 con il Presepe di Emanuele Luzzati in piazza Carlo Felice, la Città di Torino ha esteso l’iniziativa a diverse piazze e vie del capoluogo subalpino. Sono stati invitati artisti italiani e stranieri per interpretare le illuminazioni non come semplici decorazioni ma come opere d'arte, dando vita a un grande evento culturale, a un percorso espositivo d’arte contemporanea che, con l’impiego della luce, coniuga arte a paesaggio urbano e favorisce l’incontro tra il grande pubblico e la creazione artistica. La rassegna è in continua evoluzione: aumenta il numero degli artisti coinvolti, cambiano le vie e le piazze che ospitano le opere per creare uno spettacolo sempre nuovo e diverso di illuminazione scenografica della città.
03 Mario Merz (Milano 1925 – Torino 2003)
“Mario Merz nasce a Milano il 1 gennaio 1925 da famiglia di origine svizzera e cresce a Torino. Durante la guerra lascia la Facoltà di Medicina e si unisce al movimento antifascista Giustizia e Libertà. Nel 1945, imprigionato per un anno alle Carceri Nuove di Torino, esegue disegni sperimentando un tratto grafico continuo, senza mai staccare la punta della matita dalla carta. Nel 1954 tiene la prima personale presso la Galleria La Bussola a Torino, dove espone disegni e quadri i cui soggetti rimandano all’universo organico e dai quali emerge la conoscenza dell’Informale e del linguaggio dell’Espressionismo Astratto americano. Nel 1959 sposa Marisa, artista che diventerà sua compagna inseparabile e nell’agosto del 1960 nasce la figlia Beatrice. La coppia si trasferisce in Svizzera, poi a Pisa, per tornare a Torino dove Merz realizza una serie di “strutture aggettanti”, opere volumetriche intese come possibile fusione dei mezzi espressivi di pittura e scultura. Partecipa a mostre collettive in Italia e all’estero inclusa la Societa’ Promotrice delle Belle Arti a Torino. Dalla metà degli anni Sessanta il desiderio di lavorare sulla trasmissione di energie dall’organico nell’inorganico lo porta a realizzare opere in cui il neon trapassa oggetti di uso quotidiano quali un ombrello, un bicchiere, una bottiglia, il proprio impermeabile. Incontra a Torino il critico Germano Celant, che conia il termine “Arte Povera” e lo include tra gli esponenti del nuovo linguaggio. Partecipa alle prime mostre del gruppo. Con l’adozione della forma dell’igloo, intorno al 1968, avviene lo sganciamento definitivo dal piano bidimensionale della parete. I primi igloo vengono presentati al Deposito d’Arte Presente a Torino. Negli anni produce ciascun esemplare utilizzando i materiali più vari, sviluppando ogni volta nuove relazioni con i contesti incontrati. A partire dal 1970 inizia a usare la serie numerica di Fibonacci, all’interno della quale riconosce un sistema capace di rappresentare i processi di crescita del mondo organico. A Berlino, dove soggiorna per un anno nel 1973, ospite del Berliner Künstlerprogramm, indirizza la propria ricerca sul tema dei tavoli, intesi quali elementi unificanti, fondamentali per la costruzione di una possibile “Casa Fibonacci”. Le principali collettive includono Kunsthalle, Berna (1969), Biennale di Tokyo (1970), Kunstmuseum, Lucerna (1970), Documenta 5, Kassel (1972), Biennale di Venezia (1972). Tiene la prima personale negli Stati Uniti presso il Walker Art Center, Minneapolis (1972). Dalla seconda metà degli anni Settanta sviluppa una rinnovata frequentazione con la pratica pittorica e si dedica a una serie di opere dove l’igloo, le fascine, i numeri al neon, i tavoli e gli ortaggi includono pacchi di giornali. La prima personale in un museo europeo è alla Kunsthalle, Basilea, seguita dalla mostra all’Institute of Contemporary Art, Londra (1975). Partecipa alla Biennale di Venezia (1976 e 1978). Nel corso degli anni Ottanta il repertorio pittorico si arricchisce di immagini di animali primitivi, “terribili” e notturni. Si susseguono importanti retrospettive in musei internazionali tra cui Museum Folkwang, Essen, Stedelijk van Abbemuseum Eindhoven (1979) Whitechapel, Londra (1980), ARC/Musée d’Art Moderne de la Ville, Parigi (1981), Kunsthalle, Basilea (1981), Moderna Museet, Stoccolma, Palazzo dei Congressi, San Marino (1983), Kunsthaus Zurigo (1985) e tra le collettive partecipa alle Biennali di Sydney (1979), Documenta 7, (1982), Biennale di Venezia (1986). I riconoscimenti includono il premio Arnold Bode, Kassel (1981) e il premio Oskar Kokoschka, Vienna (1983). I suoi scritti vengono pubblicati in Voglio fare subito un libro (1985), raccolta curata da Beatrice Merz. Realizza numerose installazioni in spazi esterni a Torino, Parigi, Ginevra, Sonsbeck e Münster e opere di grandi dimensioni al Museo di Capodimonte, al CAPC Musée d’art contemporain, Bordeaux e alla Chapelle Saint-Louis de la Salpêtrière, Parigi (1987). I riconoscimenti internazionali includono personali al Guggenheim Museum, New York (1989), al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, al Centro Luigi Pecci, Prato (1990) e alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Trento (1995) e proseguono gli inviti a realizzare installazioni per spazi pubblici, tra cui la metropolitana di Berlino, la stazione ferroviaria di Zurigo, la linea tramviaria di Strasburgo. Altri importanti appuntamenti di questi anni includono Documenta IX Kassel (1992), Biennale di Venezia (1997). In nuove mostre personali sviluppa il tema “Casa Fibonacci”, come nell’esposizione alla Fundação Serralves, Porto (1999). Ampio rilievo viene dato alla pratica del disegno, che diventa protagonista di una serie di installazioni di grandi dimensioni. Espone al Carré d’Art Musée d’art contemporain, Nîmes (2000) ed espone per la prima volta in America Latina con la mostra personale alla Fundación Proa, Buenos Aires (2002). Partecipa a Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972 (2001), la prima antologica sull’Arte Povera nel Regno Unito organizzata dalla Tate Modern di Londra e dal Walker Art Center di Minneapolis. Il 6 novembre 2002 viene inaugurata l’installazione permanente Igloo fontana per il Passante Ferroviario della Città di Torino. Tra le numerose onorificenze, riceve la Laurea honoris causa dal Dams di Bologna (2001) e il Praemium Imperiale dalla Japan Art Association (2003)” (2).
Note
(1) da Sculture di luce. Luci d'artista a Torino, U. Allemandi, Torino 2005, p.76
(2) da http://fondazionemerz.org/mario-merz/
per la bibliografia si veda: http://www.comune.torino.it/papum/pdf/merz.pdf
Sitografia
Fototeca
Soggetti correlati
Luoghi correlati
Temi correlati
Ente Responsabile
- MuseoTorino
- Luci d'Artista