Porta Fibellona
Erede bassomedievale della Porta Decumana, la Porta Fibellona fu aperta immediatamente a sud dell’accesso orientale di età romana in seguito alla privatizzazione e al progressivo intasamento edilizio delle sue strutture architettoniche.
Sebbene sia il più noto tra i varchi delle mura, per avere dato il nome al castello voluto nei suoi pressi da Filippo di Savoia-Acaia (1264-1334) nel 1317, la Porta Fibellona è, di gran lunga, quella meno documentata. Sconosciuta è anche l’origine della sua denominazione. A lungo si è voluto porre in relazione il termine Fibellona con i discendenti di Bellone di Torre (i «filii Bellonis»), il quale avrebbe occupato, alla metà dell’XI secolo, le strutture della Porta Decumana. L’ipotesi non pare avere un reale fondamento; tuttavia è plausibile che la porta, documentata per la prima volta nel 1208, sia stata effettivamente aperta a causa dell’inagibilità dell’accesso romano, il cui interturrio era, nei secoli centrali del medioevo, ormai del tutto intasato da strutture edilizie che i conti di cantiere del castello sabaudo, di lì a qualche decennio, avrebbero indicato come il “castello vecchio”.
Quanto sopravvive della porta, localizzata a sud della torre meridionale della Porta Decumana e oggi inglobata nelle strutture di Palazzo Madama, conferma che essa fu aperta in rottura nelle mura romane. Di particolare interesse sono lo stipite settentrionale, realizzato in blocchi di pietra squadrata di recupero, e una porzione dell’arco, a doppia ghiera con bardellone, che conferma la datazione della porta ai decenni a cavallo dei secoli XII e XIII. Da segnalare è anche la sezione inferiore di due caditoie, probabilmente aggiunte nel corso del Trecento, che permettevano di difendere l’accesso dall’alto.
Bibliografia
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Sitografia
Fonti Archivistiche
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