Giovanni Antonio Porcheddu
Giovanni Antonio Porcheddu, nato a Ittiri (SS) nel 1860, emerse come figura di spicco nel campo dell'ingegneria civile lasciando un'impronta indelebile nel panorama architettonico di Torino e dell'Italia intera nel corso del XX secolo.
Biografia e formazione
Di umili origini, rimase ben preso orfano e lavorò fin da giovane come manovale. Si trasferì a Sassari dove trovò impiego nel cantiere del palazzo del Consiglio provinciale e allo stesso tempo riuscì a conseguire la licenza tecnica inferiore.
Con una borsa di studio ottenne il diploma di scuola superiore. Con un'altra borsa di studio poté frequentare il primo biennio di Ingegneria presso l’Università di Pisa; passò poi a Torino alla Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri, conseguendo la laurea in ingegneria civile nel 1890; si laureò anche ingegnere elettrotecnico nel 1891. Nel 1892 Porcheddu ebbe la possibilità di impiego nell’amministrazione delle miniere della Sardegna per cui era richiesta la laurea in ingegneria industriale, ed egli in un anno si laureò anche in quel settore.
Ritornò poco dopo a Torino, fondando uno studio di progettazione in piazza Cavour nel 1894 con il socio, ing. Ferrero. Interessatosi al brevetto Hennebique per il calcestruzzo armato (di seguito cls armato), una recentissima innovazione franco belga, iniziò la progettazione con questo metodo. Nel 1896, in contrasto con il socio, che riteneva l’operazione troppo azzardata, ottenne l’esclusiva per l’Italia del Nord. Con l’impiego del cls armato iniziò invece la sua brillante carriera professionale. Divenne ben presto esclusivista del brevetto Hennebique per l’Italia (eccettuate alcune aree del meridione) e nel corso di quasi 40 anni divenne il più grande costruttore italiano di manufatti in cls armato. Già nel 1900 la Società disponeva di una propria ferriera a Genova per la produzione delle barre di ferro di armatura. Porcheddu inoltre deteneva azioni con l’ing. Pietro Fenoglio in una società per la produzione di calce e leganti idraulici (Società Anonima Cementi del Monferrato) a Morano sul Po (1906-1912).
Mentre nei primi anni di attività i progetti venivano validati dalla casa madre in Francia, già dal 1898 lo studio redigeva autonomamente calcoli e progetti apportando diverse migliorie. Nel 1903 lo studio si spostò in corso Valentino 20 (oggi corso Marconi).
La nuova sede, oltre agli uffici, disponeva anche di un laboratorio per prove, nel quale si effettuavano rilevazioni sulla portanza di strutture (travi prefabbricate) e sulla resistenza dei materiali da impiegare.
Dal 1912 Cavaliere del lavoro
In occasione del conferimento del diploma di Cavaliere al Merito del Lavoro accompagnato dal dono di un’artistica targa in bronzo finemente modellata dall’insigne scultore liberty Leonardo Bistolfi, il sindaco di Torino senatore Teofilo Rossi pronunciò un discorso (poi pubblicato in un apposito volume “in honorem”) di cui si riportano alcuni brani. «Furono difficoltà immense mancavano gli operai, ed egli si formò personalmente la sua maestranza, facendo assegnamento sulla sua vecchia pratica di operaio, cominciando a lavorare con le sue proprie mani; poco per volta i suoi lavori, cominciati da poche migliaia di lire l’anno, ascesero a centinaia di migliaia e poi a milioni e milioni di lire annue che Porcheddu ha disseminato per tutta l’Italia. Con una arditezza, con una volontà indicibile, con la sicurezza dell’avvenire che egli aveva davanti a sé, cui nulla faceva timore, Porcheddu seppe imporsi poco alla volta, riuscì a combattere e diminuire l'uso delle travi di ferro di alto profilo che si fabbricavano all'estero, e le sostituì con barre di ferro accessibili alla fabbricazione di qualsiasi, anche piccola, ferriera. Ma la sua industria egli seppe ancora trasformarla, migliorare il brevetto e la costruzione, emancipando poco alla volta il nostro Paese dagli stranieri per la produzione di materie prime: il cemento e il ferro. Questo è uno dei suoi più alti titoli di gloria di cui tutti gli Italiani devono essere veramente grati».
In soli vent’anni, Porcheddu aveva realizzato «qualche cosa di incredibile, di meraviglioso, attraverso cui la mente si perde, infatti, è impossibile citare la pleiade di lavori che sorsero in Italia per opera sua. Ricorderò solo a Genova i monumentali silos granari, i grandiosi Mulini Alta Italia, le principali case di via XX Settembre, il mercato orientale, i docks vinicoli, il palazzo della Nuova Borsa, le Scuole di Arti e Mestieri, l’Albergo Popolare; a Millesimo il meraviglioso ponte sulla Bormida; a Padova il cavalcavia della Stazione; a Milano i serbatoi sul Castello Sforzesco; a Rovigo il Teatro municipale; a Torino i principali nuovi edifici della città e dintorni: tre ponti sulla Dora, il serbatoio per l’Acquedotto municipale, i Magazzini Generali Piemontesi, le Scuole di Arti
e Mestieri, la Scuola Vittorio Alfieri, la grandiosa Rimessa per locomotive, l’arginatura del Po, il palazzo stabile del Giornale, lo Stadium, che è il più grande del mondo; a Roma il Teatro Apollo, l'Istituto sperimentale per esplosivi, il ponte sul Tevere con un arco a cento metri, opera che riscosse l’ammirazione di tutti i tecnici italiani e stranieri; in tutte le province egli costruì case di comune abitazione, ville, palazzi, edifici pubblici, teatri, chiese, scuole, caserme, ospedali, opere stradali e idrauliche…».
La Prima guerra mondiale impose una sospensione alla frenetica attività progettuale che riprese al termine del conflitto e si concluse nel 1934. L’impresa aveva filiali e rappresentanze in tutta la penisola e realizzò la maggior parte dei progetti in cls armato d'Italia affermandosi come la più grande realtà costruttiva dedicata ai nuovi materiali: oltre 2600 progetti, di cui era esecutore e/o progettista, sono conservati nel suo archivio. Il cls era apprezzato nella costruzione di ponti, cisterne, fabbriche, magazzini, per la rapidità di esecuzione, la flessibilità progettuale e la possibilità di impiegare ampie aree vetrate, dato che con il sistema a telaio i muri non svolgono più le loro funzioni portanti. Per questo nei primi anni della sua diffusione il cls armato era utilizzato per costruire edifici di questo tipo e per realizzare solai, mentre per l’edilizia residenziale si continuava a utilizzare la tecnica costruttiva tradizionale in muratura portante.
Nondimeno, tra i suoi progetti vi furono anche edifici residenziali di pregio.
Nel 1934/35 la società fu messa in liquidazione. L'ingegner Porcheddu morì nel 1937.
Innovazioni tecnologiche e architettoniche
Porcheddu non si limitò a riproporre in Italia il brevetto franco-belga ma apportò migliorie alla tecnica del cls armato anche in considerazione del reperimento dei materiali nella penisola.
Egli sperimentò, ad esempio, barre metalliche a sezione particolare (non tonda) e ad aderenza migliorata oggetto di brevetto, utilizzate in diversi edifici.
Lo studio non si limitò a lavori di calcolo di strutture anche di grande difficoltà, ma presentò anche proposte e idee innovative quali ad esempio "Tipo di Autostrada sopraelevata - sistema ing. Porcheddu” del 1906.
Porcheddu realizzò alcune tra le più grandi costruzioni in cls armato del periodo, ricordiamo
- Silos granai di Genova – Silos Hennebique (1901) il più grande edificio in cemento armato del mondo per l’epoca
- Ponte Risorgimento a Roma, (1911) il più grande ponte del mondo ad unica campata in cls armato, superato solo nel 1922 dal ponte di Minneapolis (USA)
- Stadium a Torino (1919) il più grande stadio del mondo in cls armato per l’epoca (ora distrutto, sul sito sorge il Politecnico di Torino)
Altri monumenti importanti in Italia:
- Stabilimento Olivetti a Ivrea 1896-1899
- Primo ponte in cls armato d’Italia: Ponte sul Bormida a Millesimo (SV) (1902)
- Padiglione Magazzini Ansaldi, Milano, (1903)
- Stabilimento Eternit a Casale Monferrato (1906)
- Stabilimento RIV, Villar Perosa (TO), (1906-1908)
- Ricostruzione di edifici a Reggio Calabria e Messina dopo il sisma del 1908
- Campanile della Basilica San Marco a Venezia (1910-1911)
- Serbatoi per l’acquedotto comunale a Tripoli, Libia (1912)
- Viadotto ferroviario sulla linea Torino-Ciriè-Lanzo, Ceres, (1915)
- Hangar per dirigibili, Parma,( 1918)
- Ospedale italiano e serbatoi idrici a Tangeri, Marocco (1926)
- Numerosi edifici residenziali ed industriali terziari a Genova
Contributi architettonici a Torino
L'attività progettuale di Porcheddu si concentrò soprattutto a Torino, dove edificò centinaia di strutture in tutta la città.
Importanti sono i Ponti sulla Dora (ponte Amedeo IX, su via Livorno, ponte Duca degli Abruzzi su via Cigna, ponte Bologna su via Bologna, ponte del Colombaro su corso Novara/Tortona, ponte Emanuele Filiberto su via Fontanesi).
Una delle sue realizzazioni più iconiche sono certamente i magazzini Docks Dora in via Valprato, Barriera di Milano (1912) mentre l’edificio più famoso riguarda la costruzione dello stabilimento FIAT del Lingotto (1916-1926).
Tra i numerosi progetti ricordiamo:
- Casa Priotti corso Vittorio Emnuele II 52, 1900 progetto arch. Ceppi
- Casa Marangoni via Tiziano 17, 1904
- Stabilimento Venchi su corso Regina Margherita 16, 1907, progetto ing. Fenoglio (poi
- opificio Militare)
- Stabilimento Officine Grandi Motori in corso Vigevano/Vercelli 1905-1915
- Istituto Levi Montalcini via Palmieri 58, 1910
- Magazzini Docks Piemontesi in corso Dante 40 (ora demoliti) 1914
- Stadium su corso Duca degli Abruzzi (ora demolito) 1919
- Ponte Balbis, ex ponte Vittorio Emanuele III, sul Po e su corso Bramante 1926/1927
Eredità e riconoscimenti
Nonostante la sua importanza nel panorama dell'architettura e dell'ingegneria, Giovanni Antonio
Porcheddu è stato poco ricordato e celebrato, soprattutto a Torino.
Tuttavia, il suo contributo è stato fondamentale per la trasformazione e la modernizzazione dell'Italia, e per il passaggio dalle tecniche costruttive tradizionali all'edilizia moderna.
Nel corso della sua lunga carriera Porcheddu stabilisce sodalizi con tutti i maggiori esponenti della cultura progettuale tra otto e novecento: primo fra tutti l’ingegner Pietro Fenoglio, poi l'ingegner Mattè Trucco, l’artista del liberty Leonardo Bistolfi, l’ingegner Carlo Ceppi e molti altri. Collaborazioni che si stringono naturalmente, essendo lo studio di Porcheddu Sardo il più titolato in Italia nella progettazione delle strutture in cls armato.
Tracce di Porcheddu a Torino
Porcheddu è stato sepolto nel cimitero monumentale di Torino, terza ampliazione, arcata 51, dove
si può ammirare, nel pregevole stile liberty e floreale, la splendida tomba della moglie, Amalia Danesi, scomparsa prematuramente nel 1912.
L’archivio Porcheddu è interamente conservato al Politecnico di Torino, Dipartimento di ingegneria strutturale, edile e geotecnica - DISEG.
A Porcheddu nel 2012 è stata intitolata la capriata Porcheddu, appunto, nel parco Peccei (o Parco Spina 4) su via Cigna, dove sorgevano le officine Telai Iveco. La struttura in cls armato è stata da lui edificata. La capriata è attualmente inagibile e in attesa di messa in sicurezza.
Il celebre esponente del liberty Pietro Fenoglio progettò per lui nel 1909 una sontuosa villa su corso Massimo D’Azeglio angolo via Berthollet, ora purtroppo distrutta, a conferma del sodalizio tra i due esponenti di spicco della cultura edilizia del tempo.
Genealogia ed eredi
Sposatosi con Amalia Danesi, ebbe sette figli. Tra essi si ricorda l’artista Giuseppe Porcheddu, pittore, incisore, scultore, grafico e fumettista che ebbe grande fama in vita illustrando il Pinocchio di Collodi, disegnando alcune bambole Lenci e dedicandosi soprattutto all’illustrazione della letteratura per l’infanzia.
Il figlio Mario ebbe a sua volta un figlio, Gianantonio Porcheddu, artista concettuale attivo a Bordighera apprezzato negli anni Sessanta e Settanta.
Bibliografia
- Danusso, Arturo, In memoria di G. A. Porcheddu, in «Il cemento armato», Vol. 37, n. 11, 1939, Milano, pp.
- Nelva, Riccardo - Signorelli, Bruno, Avvento ed evoluzione del calcestruzzo armato in Italia: il sistema Hennebique, Edizioni di scienza e tecnica, Milano 1990
- Ferrero, Daniela, Dagli archivi Porcheddu: l’impiego del brevetto Hennebique, in Mazzi, Giuliana - Zucconi, Guido (a cura di), Daniele Donghi: i molti aspetti di un ingegnere totale, Marsilio, Venezia 2006, pp. 171-185
- Chirone, Emilio, I primi passi del calcestruzzo armato, in «Nuova secondaria», A. XXVIII, n. 8, 2011, Brescia, pp. 43-53 Vai al testo digitalizzato
- Fasoli, Vilma, The Porcheddu company and the projects for reinforced concrete water tanks: Building models and construction site experiences (1912-1933), in Piaton, Claudine - Godoli, Ezio - Peyceré, David (a cura di), Building beyond the Mediterranean: studying the archives of European business (1860-1970), Honoré Clair, Arles 2012, pp. 74-81 Vai al testo digitalizzato
- Schlimme, Hermann, Das internationale Hennebique-patent zur herstellung von Stahlbetonbauten und seine anwendung in Italien - der Mercato Orientale in Genua von Giovanni Antonio Porcheddu, in «Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana», 2009/2010, Bd 39, 2012, Tubingen, pp. 391-426 Vai al testo digitalizzato
- Sole, Carlino, Il re del cemento armato: Giovanni Antonio Porcheddu da ittiri, poco ricordato, pochissimo celebrato, in «Tottus In Pari», novembre, 2016 Vai al testo digitalizzato
- Sanjust, Paolo, Modernismi. Storie di architetture e costruzioni del '900 in Sardegna, Aracne, Canterano 2017
- Mele, Caterina - Piantanida, Poalo, Two Porcheddu’s quakeproof buildings in Messina reconstruction, in «Tema», Vol. 4, n. 1, 2018, pp. 70-80 Vai al testo digitalizzato
- Pintore, Michele, Porcheddu l’ingegnere sardo autore del più grande ponte al mondo in cemento armato, in «Cronache nuoresi», A. VI, agosto, 2018 Vai al testo digitalizzato
- Bocconcino, Maurizio Marco - Vozzola, Mariapaola, Dallo scaffale alla mappa, dalla mappa al modello informativo e ritorno: l'Archivio Porcheddu al Politecnico di Torino, in «Diségno», A. 6, n. 10, 2022, Roma, pp. 107-120
Sitografia
Fonti Archivistiche
- https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=14869
- https://architetti.san.beniculturali.it/web/architetti/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_V64e&articleId=16827&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=10304&viewMode=normal
- https://san.beniculturali.it/web/san/avanzata-scheda-soggetto- produttore?SAN_ID=san.cat.sogP.70762&id=70762
- http://www.architetti.san.beniculturali.it/web/architetti/progetti/scheda-progetti?p_p_id=56_INSTANCE_hIz4&articleId=16889&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=10304&viewMode=normal