COMET Costruzioni Meccaniche e Fonderie
Nell'isolato fra le vie Polonghera, Moretta, Vinadio e corso Francesco Ferrucci, negli anni Quaranta del Novecento erano, oltre all'ospedale Martini, due industrie. Fra queste ultime doveva essere la COMET. L'isolato fu quasi totalmente distrutto da bomba dirompente durante i bombardamenti del novembre 1942.
1. Bombardamenti
Nell'isolato compreso fra le vie Polonghera, Moretta, Vinadio e corso Francesco Ferrucci, negli anni quaranta del Novecento erano presenti l'ospedale Martini e - in corso Ferrucci 54, 52A, via Moretta 4A, B, C, 8A, via Polonghera 29A, B, C - un laboratorio, un magazzino, una cabina elettrica SIP e due industrie. Verosimilmente fra queste ultime doveva essere la fabbrica COMET, di materiale metallico. L'intero isolato (a parte il fabbricato al 48 di corso Ferrucci, che vide la distruzione di 1, 2 piani e il sinistramento di 2 piani) fu distrutto da bomba dirompente durante due bombardamenti del novembre 1942. Nel gennaio 1945 risultavano ripristinati il muro di cinta e una parte dei fabbricati.
2. Il diario di Carlo Chevallard
27 novembre
"Il 18 e il 20 novembre abbiamo avuto a Torino il nostro collaudo. Il primo bombardamento effettuato nella notte sul 19 per una durata di circa tre quarti d'ora causò danni notevolissimi; il secondo dei danni addirittura terrificanti. Secondo la radio inglese, abbiamo avuto il privilegio del più forte bombardamento sinora effettuato sul continente (54 bombe da 2000 kg!). Fatto è che alcuni quartieri sono stati letteralmente arati: la zona di borgo S. Paolo (distrutte più o meno parzialmente la Spa, la Westinghouse, la Nebiolo, le due Snia - meccanico e semilavorati - la Comet etc.) è stata la più colpita. Lo spettacolo di Torino notturna è stato qualcosa di apocalittico: ne ho fatto la triste esperienza avendo dovuto girare la città dalle due alle otto per trovare dei mezzi di soccorso per la Comet che bruciava. Fiammeggiare di incendi, spezzoni che scoppiano per le strade, gente accampata lungo i controviali di corso Vittorio Emanuele, mobili che vengono gettati dalle finestre, via vai di gente alla ricerca di notizie sono altrettanti quadri che non dimenticherò, credo, tanto facilmente. Il risveglio mattutino (se pure sonno c'è stato) della città non rassomiglia a nessun altro: visi attoniti, sbalorditi della gente che gira per le strade coll'aria di volersi render conto, di riemergere dall'abisso in cui è piombato. I tram fermi al punto dove li ha sorpresi l'allarme (manca l'energia su tutta le rete) hanno l'aria di muti testimoni del flagello che si è abbattuto sulla città".
Marchis, Riccardo (a cura di), Diario di Carlo Chevallard: 1942-1945, in Roccia, Rosanna - Vaccarino, Giorgio (a cura di), Torino in guerra tra cronaca e memoria, Archivio storico della Città di Torino, Torino 1995, p. 27
Sitografia
Fonti Archivistiche
- ASCT, Fondo danni di guerra, inv. 1443 cart. 30 fasc. 22 n. ord. 1
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Ente Responsabile
- Museo Diffuso della Resistenza della Deportazione della Guerra dei Diritti e della Libertà