Cascina del Santo Spirito
Cascina rurale di proprietà della Confraternita del Santo Spirito di Lucento, accorpata alla tenuta del castello dalla famiglia Tana nel 1761 e successivamente venduta a privati.
In un atto del 13 maggio 1472 Aleramo Beccuti donò in beneficio un appezzamento di 4 giornate di campo alla Confraria del Santo Spirito, da lui stesso istituita. Questi terreni costituirono oggetto di permuta allorché, oltre un secolo dopo, il duca Emanuele Filiberto di Savoia decise di costruire in questa zona il suo parco di caccia.
Nel 1570, infatti, ancora un Aleramo Beccuti stilò il suo primo testamento nel quale, in mancanza di eredi diretti, nominò suo erede universale la Compagnia di Gesù, che prese ufficialmente possesso dei beni di Lucento già nel 1574.
Alla morte di Beccuti, il duca Emanuele Filiberto di Savoia chiese l’applicazione della norma dello statuto della città di Torino che imponeva agli ordini religiosi, beneficiari di eredità, l’alienazione a favore di laici di tutti i beni ereditati, e rilevò egli stesso tutti i beni. Appena preso possesso dei beni di Lucento, il duca avviò un processo di accorpamento delle terre teso alla costruzione di un parco, che darà luogo a una lunga serie di alienazioni e permute che causeranno il disfacimento del borgo situato tra la chiesa e il castello di Lucento con una dispersione dell’abitato.
Le terre permutate nel 1575 hanno un’estensione di poco meno di 4 giornate e mezzo; la terra che venne concessa in cambio, posta all’alteno del Topinero, è costituita da circa 5 giornate e 65 tavole di campo altenato.
È su queste terre che venne costruita la cascina del Santo Spirito, attualmente situata in strada della Commenda. Nel 1640 il prevosto Rolando Borretto rivendicò l’unione della cascina, di proprietà della Confraria, ai beni del beneficio parrocchiale, che versava in precarie condizioni; la vicenda non ebbe esito immediato, ed è presumibile sia proseguita nei secoli successivi.
Nell’ultimo quarto del Seicento, con l’affievolirsi della prevalenza del regime di mezzadria, diminuì la partecipazione dei membri della comunità alla celebrazione, il giorno di Pentecoste, della “Confraria del Santo Spirito”, vale a dire un pranzo in comune seguito dalla distribuzione dei beni derivanti dal beneficio, che all’inizio del Settecento risultava già di proprietà di un privato.
È attestata, infatti, la vendita nel 1727 della piccola cascina a Claudio Domenico Nigra, per il prezzo di 3800 lire, da parte dell’Ospedale di Carità, cui era probabilmente pervenuta dalla stessa Confraria. Il possesso della cascina da parte dell’Ospedale deriva dal fatto che, tra il 1717 e il 1719, Vittorio Amedeo II aveva emanato alcuni editti che stabilivano che in ogni città si dovesse creare una congregazione di carità, eventualmente con ospizio, per soccorre i mendicanti, assorbendo i beni delle confraternite devozionali.
Nel 1761 la cascina venne acquistata dalla famiglia Tana e accorpata alla tenuta del castello di Lucento; nel 1876 entrò in possesso dell’Ospedale Maggiore San Giovanni Battista di Torino che la comprò all’incanto da Tancredi Giacomasso.
Bibliografia
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Fonti Archivistiche
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