Giuseppe Pomba e l'editoria
La maggior libertà d’espressione in epoca francese diede particolare impulso all’editoria, ma le imprese torinesi furono fiorenti per tutto l’Ottoento, avviando anche progetti innovativi, legati alla crescente alfabetizzazione. Figura principale ne fu Giuseppe Pomba.
Il XIX secolo a Torino fu fervido dell’attività di stampatori-librai che si occupavano sia di pubblicare che di vendere i volumi. Il clima oppressivo dei primi anni della Restaurazione fece sì che si stampassero soprattutto libri devozionali, classici e testi di scuola, ma sin da allora si sviluppò in città l’impresa più innovativa, quella di Giuseppe Pomba (1795-1876). Nel 1820 inaugurò la serie dei «Classici latini», cui seguirono la Storia universale di Cesare Cantù e le grandi imprese della collana «Biblioteca popolare» (un centinaio di volumi a prezzo contenuto di gran successo) e dell’Enciclopedia popolare, entrambe volte ad educare i ceti meno abbienti, fondendo lavoro editoriale e ideali politici progressisti. Nel 1831 cedette la libreria per ampliare la tipografia, costituendo una Società aperta ai suoi operai. Intraprendente e attento all’innovazione, fu tra i primi ad introdurre in città macchinari d’avanguardia. Dal 1848 fu consigliere comunale, promuovendo l’istituzione della Biblioteca civica nel 1866.
Nel 1849 cedette la ditta, che divenne la Cugini Pomba, in seguito Unione Tipografico-editrice torinese (poi Utet).
Accanto all’impresa di Pomba furono attive in città la G.B. Paravia & C., che diede alle stampe periodici popolari, classici e poi la nota Guida (sorta di Pagine gialle dell’epoca), la Chirio e Mina, con la sue opere d’alta qualità, la Marietti, con alte tirature a basso costo, la Botta, cui erano affidati gli Atti comunali, e parecchie altre.