Case di via Garibaldi 18
Un complesso residenziale di età romana è venuto alla luce, tra 1993 e 1995, durante i lavori di scavo preventivi alla realizzazione di autorimesse interrate nei cortili interni all’isolato.
Introduzione
All’interno di un isolato che si affacciava sul decumano massimo (via Garibaldi) è stato rinvenuto un complesso di abitazioni che confinava a nord con un’area destinata a uso pubblico. Il limite di separazione tra spazio pubblico e privato era posto circa a metà dell’isolato.
Lo scavo è stato effettuato tra 1993 e 1995 in due cortili destinati alla costruzione di autorimesse interrate.
La costruzione
Nel corso del I secolo d.C. viene costruita una abitazione composta da almeno quattro ambienti: uno spazio rettangolare centrale di ampie dimensioni era affiancato da due corridoi posti lungo i lati brevi, mentre un ulteriore vano è ipotizzabile per le tracce del piano pavimentale in cementizio (un impasto di scaglie di pietra legate da abbondante malta biancastra gettato su un vespaio in ciottoli).
Un tratto di muro emerso nel cortile adiacente faceva parte di una casa vicina. Si tratta probabilmente di un complesso di abitazioni costruite in un unico progetto e secondo uno stesso schema ripetitivo.
La ristrutturazione
Nel II secolo d.C. l’edificio viene ristrutturato e diviso in cinque ambienti. Il corridoio occidentale è ingrandito a spese del vano centrale, che viene ulteriormente suddiviso. Si creano così due stanze più piccole, una delle quali decorata con un mosaico, con un corridoio alle spalle. Tutta l’ala nord della casa viene occupata da un grande ambiente, anch’esso pavimentato a mosaico, probabilmente un vano di passaggio o un’area porticata.
In un momento successivo le stanze centrali della casa vengono ristrutturati con la creazione di un impianto di riscaldamento (ipocausto). L’aria veniva convogliata in un’intercapedine sotto il pavimento (che poggiava su un sistema di pilastrini) e forzata a circolare all’interno di mattoni cavi (tubuli) posti a rivestimento delle pareti.
Il momento dell’abbandono dell’ambiente riscaldato e la rovina dell’intera abitazione sono indicati dal rinvenimento di materiali databili al IV secolo nei depositi di terreni carboniosi che riempiono le strutture dell’ipocausto.
I mosaici
Il mosaico del grande ambiente settentrionale è un semplice tappeto bianco punteggiato di crocette bianche e nere. Più complessa è la decorazione del vano centrale, dove delle stelle a sei punte sono ricavate da una composizione di esagoni e losanghe.
Tracce di un semplice mosaico bianco decorato da un reticolo nero sono anche nell’abitazione vicina. Tutti i mosaici sono stati restaurati e portati al Museo di Antichità di Torino.
Bibliografia
- Filippi, Fedora - Pejrani Baricco, Luisella - Levati, Patrizia, Torino, indagini nel centro storico, in «Quaderni della Soprintendenza archeologica del Piemonte», A. 13, 1995, Torino, pp. 358-364 , (part. pp. 358-360) Vai al testo digitalizzato
- Gabucci, Ada - Pejrani Baricco, Luisella, Elementi di edilizia e urbanistica di Augusta Taurinorum. Trasformazioni della forma urbana e topografia archeologica in Intra illa moenia domus ac penates (Liv. 2, 40, 7): il tessuto abitativo nelle città romane della Cisalpina, Quasar, Roma 2009, pp. 225-245 , (part. pp. 241-242)
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Ente Responsabile
- Mostra Torino: storia di una città
- Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie