18 aprile 1945: lo sciopero pre-insurrezionale
Lo sciopero del 18 aprile 1945, ultimo evento prima del decisivo atto della lotta di liberazione, coinvolge non soltanto gli operai, ma buona parte dei lavoratori torinesi. L’adesione è alta e, alle prime ore del pomeriggio, Torino è ferma.
01. Sciopero
Nell’aprile 1945 a Torino si respira un clima intriso di sangue e tensione: operai e militanti sono arrestati, torturati e uccisi dai tedeschi e dai fascisti della RSI. Di fronte al rifiuto operaio di appoggiare il fascismo sostenitore della guerra e al servizio dei tedeschi, la repressione colpisce duramente. Di contro, il movimento antifascista reagisce con imboscate, attacchi e agitazioni. Maturano lentamente le condizioni per una prova generale che ripeta, su scala più ampia, quanto avvenuto il 1 marzo 1944. Le forze antifasciste preparano lo sciopero del 18 aprile come un atto politico unitario, mirando a coinvolgere, oltre alle fabbriche, anche le altre categorie di lavoratori. Fascisti e tedeschi non stanno a guardare e cercano di opporsi, impartendo disposizioni atte a “stroncare con energia ogni movimento sedizioso”. La notte tra il 17 e il 18 aprile la città si prepara all’agitazione: gli operai e i sappisti, coadiuvati da unità partigiane armate, affiggono volantini e manifesti inneggianti alla protesta. La mattina del 18 aprile si fermano tutti gli apparati produttivi: le fabbriche, le botteghe artigiane, i negozi, i mercati rionali, ma anche le scuole, i tram, i treni, i servizi postali e telefonici. Di fronte a questa situazione la repressione colpisce soltanto la Fiat Fonderie Ghisa e la Grandi Motori, mentre alla Fiat Mirafiori è impedita l’uscita agli operai, che restano in sciopero all’interno delle officine. Nelle prime ore del pomeriggio il successo dello sciopero appare lampante: Torino è pronta ad affrontare l’ultimo e decisivo atto della lotta di liberazione, lo sciopero insurrezionale e lo scontro aperto del 25 aprile 1945.
02. Testimonianza
La mattina del 18 aprile 1945 inizia lo sciopero generale voluto dal Comitato di Liberazione Nazionale di Torino come prova generale dell’insurrezione. Si fermano per primi gli operai di Borgo San Paolo e di Regio Parco, ma a metà mattina l’intera città è paralizzata.
«18 aprile. La strada è piena di iscrizioni, manifestini inneggianti allo sciopero, alla rivolta: anche per le zone periferiche che attraverso, Regio Parco, Barriera di Milano, è altrettanto. Verso le 9.30 cominciano a circolare le prime notizie di scioperi in Borgo S. Paolo: nel giro di neppure mezz’ora tutte le industrie sono ferma. […] il servizio tranviario ha funzionato alla meglio sin verso le 11, dopo di che ha cessato: nel pomeriggio, sull’esempio di quanto successo l’anno scorso a Milano, un po’ di vetture tranviarie circolano guidate da fascisti o volontari.»
Marchis, Riccardo (a cura di), Carlo Chevallard. Diario 1942-1945: cronache del tempo di guerra, Blu, Torino 2005, pp. 501-502.
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