Scheda: Tema - Tipo: Società e costume

Alla vigilia della Prima guerra mondiale

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La maggioranza dei torinesi era contraria alla guerra, ma gli interventisti potevano contare sulla migliore organizzazione. Intanto, già prima del conflitto,  iniziarono le difficoltà per l’occupazione, l’approvvigionamento e i profughi.


Periodo di riferimento: 1914

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  • sala 1922

Nel 1914 a Torino erano neutralisti gli organi istituzionali e la maggior parte della popolazione, tra cui la grande massa degli operai – classe numerosa, compatta e politicizzata, già contraria alla campagna di Libia –, i socialisti, i ceti medi e le classi dirigenti. Questa compattezza fece tuttavia sottovalutare la forza degli interventisti, sostenuti da «La Gazzetta del Popolo», dei quali facevano parte numerosi studenti (anche dei licei), svariati intellettuali e diversi esponenti della buona società. Per prefigurare l’organizzazione durante il conflitto, il Comitato dei favorevoli alla guerra realizzò un censimento dei possibili volontari (4.500 uomini e 3.000 donne), varie inchieste presso aziende e associazioni assistenziali, e non mancò neppure di organizzare una potente macchina propagandistica attraverso conferenze, manifesti, articoli e manifestazioni.
Nell’estate 1914 passarono da Torino ben 70.000 profughi rimpatriati; nel frattempo aumentavano i disoccupati e i prezzi dei beni essenziali, diventava difficile l’approvvigionamento di materie prime e le fabbriche riducevano gli orari e, di conseguenza, i salari. A fine anno, su circa 56.000 operai, 20.000 erano a orario ridotto, e almeno 13.500 senza lavoro. Vi furono proteste popolari per il caro-pane, ma il Comune non impose il calmiere richiesto.
Alla notizia dell’entrata in guerra, il 24 maggio del 1915, le città reagì in modo abbastanza freddo, nonostante la retorica profusa per l’occasione in Consiglio comunale.