Villa Leumann, già Vigna Giani
Via Febo era nel '700 il tranquillo viale privato che conduceva alla vigna Giani.
Nel Novecento la villa appartenne ad una delle famiglie più amanti della collina torinese: quella dei Leumann.
Sulla facciata, armoniosa per forme e proporzioni, spicca l'abbaino settecentesco che tra il cornicione barocco e le volute laterali chiude un ovale vetrato. E' inoltre ornata di lesene, cornicioni, fregi e di un portico.
Questa vigna è con ogni probabilità la cinquecentesca vigna posseduta «cum parva domuncula in valle Bruno» da Ambroxius de Giana. La presenza della famiglia Giani alla vigna è documentata, anche per il 1758, dalla Carta della Caccia (1762) e per il 1777. Venne poi acquistata da Ignazio Donaudi, conte delle Mallere, citato dal Grossi.
La proprietà passò poi ai Malan, ad Enrico Peyrot, grande amico di Cavour e infine ai Leumann.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA LEUMANN, GIÀ VIGNA GIANI
Via Febo 13 bis
Vigna.
Segnalazione di edificio con elementi di significato culturale e documentario, partecipa alla sequenza di ville pedecollinari.
La vigna, già documentata nel 1758 e nel 1777 (nel censimento della cappella di S. Vito e nella visita pastorale di monsignor di Rorà), è segnalata nella Carta topografica della Caccia [1762]. II Grossi la riporta come «Il Giani vigna con Cappella e casino dell'Ill.mo sig. Ignazio Donandi Vassallo di Courmayeur in bella posizione». Questa vigna con ogni probabilità è il cinquecentesco edificio ricordato nei «Registra» catastale medioevale, in valle Bruna. Passò poi ai Peyrot e quindi ai Leumann. Attualmente la villa risulta trasformata.
ASCT, Registra, catastali medievali, coll. V, anno 1523, n. 119, 47a: Carta topografica della Caccia [1762]; A. GROSSI, 1791, p. 90; PLAN GEOMÉTRIQUE [...], 1805; [Catasto RABBINI], 1866, fol. XXVII; E. GRIBAUDI ROSSl, 1975, pp. 402-403.
Tavola: 58