Scheda: Luogo - Tipo: Edifici monumentali

Villa Rey, già il Prié

Tra le “vigne” (residenze collinari costruite in genere all’interno di un’area a vigneto) e più ragguardevoli della cosiddetta Montagna di Torino, ossia l’area collinare oltre il Po, è appartenuta ai Turinetti di Priero, ai Carron e poi ai Rey, da cui la denominazione attuale. Parte dell’edificio e della villa sono opera dell’architetto Mario Ludovico Quarini (1736-1800).


Lat: 45.0635479 Long: 7.71988

Costruzione: 1637
impianto

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  • giardino | villa

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  • mostra moderna | giardini | vigna

La villa, detta in origine il Prié, è attestata sin dalla seconda metà del Seicento come una delle vigne (ville collinari) più belle della collina torinese, di proprietà della nobile famiglia dei Turinetti di Priero, possessori di vigne sin dal 1637. Nel 1706, durante l’assedio di Torino, nel contesto della guerra di successione spagnola (1701-1714), la villa sarebbe stata fortificata dai francesi come roccaforte dalla quale cannoneggiare le truppe piemontesi di stanza nella regione Vanchiglia, all’epoca campagna limitrofa alla città capitale. Vittorio Amedeo III (1726-1796) la confisca a Ercole III Turinetti, in risarcimento dei debiti di questo, e la residenza è acquistata alla fine degli anni Settanta del Settecento dal ministro marchese Angelo Carron di Aigueblanche. Nel 1781 il Carron commissiona all’architetto Mario Ludovico Quarini (1736-1800), già collaboratore del celebre architetto Bernardo Antonio Vittone (1705-1770), un ampliamento e una totale riplasmazione della villa e del giardino, progetto poi non completamente eseguito per la morte, senza eredi, nel 1796, del committente (Brayda, Coli, Sesia 1963, p. 130 ascrivono la commessa al 1790). Acquistata nel 1872 dai Rey (da cui la villa trae il nome attuale), famiglia protestante di origine francese che si è affermata in città nel commercio di stoffe, passa per eredità nel 1912 all’alpinista, scrittore e fotografo Guido Rey (1861-1935), nipote del ministro delle finanze, ma anche scienziato ed economista, Quintino Sella (1827-1884), fondatore nel 1863, con altri appassionati di alpinismo, del C.A.I. (Club Alpino Italiano). Nel 1933 la villa è ceduta al Comune di Torino che, dopo averla adibita a diversi usi, la affida, nel 1955, all’Associazione Campeggiatori Turistici d’Italia, come sede di un camping per la città. Nonostante l’ampio restauro della villa e una serie di nuove destinazioni per la residenza (in prevalenza come sede di associazioni culturali) una parte del parco nel 2011 era ancora occupata dal camping. L’impianto originario del Seicento e l’innesto degli interventi di Quarini sono chiaramente identificabili; in particolare l’atrio, la cappella e il fondale del parco, riplasmato nel Settecento, sono di mano dell’architetto, mostrando caratteri spiccatamente settecenteschi, mentre l’atrio è di notevole aulicità e di scenografico impianto.

Cronologia

Dal 1781, ampliamento di Mario Ludovico Quarini;

1872, acquisto da parte dei Rey;

1912, passaggio all’alpinista e scrittore Guido Rey;

1933, cessione al Comune di Torino;

1955, affidamento all’Associazione Campeggiatori Turistici d’Italia.

Note

Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA REY, GIA' IL PRIE'
Strada Comunale Superiore Val S. Martino 27

Villa.
Edificio di valore storico-artistico e ambientale, elemento emergente del poggio terminale della Valle di S. Martino, sul Po. La vigna, proprietà dei Turinetti fin dal 1637, fu ampliata su progetto di Mario Ludovico Quarini alla fine del Settecento, probabilmente quando fu acquisita dai Carron di San Tommaso ed Argueblanche. Il Grossi segnala che nel 1791 la costruzione era in corso, ma alla morte del proprietario la villa rimase incompiuta. Nell'Ottocento fu dei Massimo di Ceva e nel 1872 fu comprata dai Rey. Spogliata degli arredi nel 1920, ora è proprietà del Comune di Torino e nel parco è stato sistemato il campeggio. Esempio di architettura aulica di notevole interesse, conserva, benché nel grave stato di abbandono, la struttura seicentesca dei cassettonati nel salone del primo piano e l'impianto settecentesco nell'atrio colonnato, nel ridecoro generale delle sale e della cappella, e nella sistemazione del fondale del giardino.

A. GROSSI, 1791, p. 137; PLAN GEOMETRIQUE [...], 1805; G. CHEVALLEV, 1912, p. 143; V. MOCCAGATTA, 1958, pp. 40-41; A. PERINI, 1965, pp. 346-348, pp. 58-97; E. GRIBAUDI Rossi, 1975, pp. 257-261.
Tavola: 51

Fonti Archivistiche

  • Ingegner La Marchia, Carta della Montagna di Torino, 1694-1703. Archivio di Stato di Torino
  • Anonimo Topografo Piemontese, Carta Topografica della Caccia, 1760-1766 circa. Archivio di Stato di Torino, Corte, Carte Topografiche Segrete, 15 A VI rosso

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