Carlo Alberto concede prime riforme riguardanti la stampa
Nell’autunno del 1847 Carlo Alberto concede ampie riforme in tema di libertà di stampa, salutate con tripudio dalla popolazione. Il sovrano istituisce nuovi ministeri.
15 ottobre, re Carlo Alberto autorizza l’istituzione della Banca di Torino.
29 ottobre, mentre a Firenze scoppiano gravi tumulti contro la polizia, a Milano è proibita l’introduzione di alcuni giornali toscani e dello stato pontificio e a Roma si tengono manifestazioni in difesa delle libertà di stampa, a Torino durante un Consiglio dei Ministri a Palazzo Reale, Carlo Alberto promulga il Codice di procedura penale, basato sul principio della pubblicità dei dibattiti senza distinzione fra i diversi ceti sociali.
29 ottobre, Carlo Alberto riforma la legge sulla censura, consentendo la pubblicazione di giornali politici; limita i poteri della polizia, il cui controllo passa dal ministero della Guerra a quello degli Interni; crea una Corte di Cassazione e trasforma i Senati in Corti d’Appello; abolisce i tribunali speciali ancora esistenti, a eccezione di quelli militari ed ecclesiastici, e anche il Supremo Consiglio di Sardegna.
Nel pomeriggio del 29 ottobre il Re assiste per tre ore in Piazza d’Armi alle manovre dimostrative di alcune truppe.
Il 30 ottobre la “Gazzetta Piemontese” annuncia le riforme deliberate il giorno prima dal sovrano.
Il 31 ottobre, alla sera, una folla immensa si riversa per le strade di Torino illuminate, inneggiando alle riforme annunciate da Carlo Alberto il giorno 29, cantando l’inno di Giuseppe Bertoldi, musicato da Luigi Rossi, Con l’azzurra coccarda sul petto.
1°-2 novembre: Carlo Alberto nomina la Commissione superiore di censura, con presidente il conte Federico Sclopis; chiamava poi il sacerdote Costanzo Gazzera, prefetto della biblioteca dell’Università, a presiedere quella della provincia di Torino.
3 novembre: a Torino viene sottoscritta una dichiarazione a favore di una lega doganale tra il Regno di Sardegna, gli Stati della Chiesa e il Granducato di Toscana: a firmarla sono i rappresentanti dei tre stati, monsignor Corboli Bussi, il cavalier Martini, ciambellano del granduca, e il ministro di San Marzano.
3 novembre, a Carlo Alberto, in partenza per Genova, la folla tributa un caloroso saluto, cantando l’inno di Bertoldi Con l’azzurra coccarda sul petto, e l’inno di Goffredo Mameli Fratelli d’Italia, su musiche di Michele Novaro.
3 novembre, alla sera al Teatro Carignano viene cantato un inno di Guidi su musiche di Magazzari [mentre prese di posizione in favore delle riforme carloalbertine si tengono a Cagliari, Milano, Firenze: in quest’ultima città anche con la partecipazione di piemontesi].
4 novembre, una Torino completamente illuminata festeggia l’onomastico di re Carlo Alberto e in suo onore, nel Teatro Carignano illuminato a giorno, vengono intonati inni su musiche di Magazzari e di Rossi. Carlo Alberto intanto, giunto col figlio Ferdinando e col principe Eugenio di Savoia Carignano in una Genova straordinariamente illuminata e imbandierata, viene accolto dall’entusiasmo della folla.
6 novembre, a Torino presso l’Associazione Agraria viene aperta una sottoscrizione in favore dei poveri, in segno di ringraziamento per le riforme regie. Il giorno successivo, in una sala dell’Università di Torino, sempre l’Associazione Agraria offriva un banchetto patriottico, presieduto da Riccardo Sineo.
11 novembre, a Torino un proclama di polizia invita i cittadini ad astenersi da dimostrazioni pubbliche rumorose durante le ore notturne.
13 novembre, con biglietto regio Carlo Alberto esprime il proprio ringraziamento per i festosi tributi popolari ricevuti sia a Torino che a Genova, invitando tutti al ritorno alla normalità. Intanto una delegazione del consiglio comunale si muove alla volta di Genova per stringere atto di fratellanza.
20 novembre, con regie patenti Carlo Alberto amplia il sistema di difesa gratuita per i poveri in giudizio e istituiva il beneficio dei poveri.
27 novembre, nel Regno di Sardegna un regio editto di Carlo Alberto stabilisce la nomina dei consiglieri di stato tra i membri dei nuovi consigli divisionali.
30 novembre, Carlo Alberto crea il ministero della pubblica Istruzione affidandone la guida al marchese Cesare Alfieri; nomina inoltre il conte Trabucco di Castagneto a primo Segretario di stato.
27 novembre, il conte Sclopis emana una circolare alle Commissioni provinciali di censura contenente le norme da seguire. Inoltre viene ridotta da 5 a 3 centesimi la copia la tassa sulla stampa periodica politica, per favorire nuove pubblicazioni.
3 dicembre, Carlo Alberto e il figlio lasciano Genova per tornare a Torino. Il giorno seguente il Re verso le 4 del pomeriggio fa il suo ingresso a Torino, accolto da una folla di circa 40 mila persone con 4 mila bandiere. Sugli inni di Mameli e di Bertoldi, genovesi e torinesi si scambiavano le bandiere in segno di fratellanza.
Intanto il viceré di Sardegna annuncia il permesso accordato da Carlo Alberto di introdurre liberamente olio e vino negli stati di terraferma.
7 dicembre, Carlo Alberto crea il ministero di Agricoltura e Commercio chiamandovi a reggerlo il cavalier Des Ambrois. Il sovrano incontra anche il barone Bettino Ricasoli, giunto da Firenze in missione diplomatica.
15 dicembre, a seguito di manifestazioni genovesi, culminate con un grande banchetto in onore dei piemontesi presieduto da Giorgio Doria e alla presenza di Terenzio Mamiani e con l’esautorazione del governatore Paolucci, i rappresentanti di Russia, Francia, Austria e Napoli protestano a Torino presso il ministero degli Esteri.
20 dicembre, 32 illustri piemontesi, tra cui Alfieri, Balbo, Sineo, Carutti, Pellico, Cavour assieme a 34 romani pubblicano un indirizzo rivolto a Ferdinando II affinché segua sulla strada delle riforme Pio IX, Carlo Alberto e Leopoldo II.
29 dicembre, a Torino, nei locali del maneggio reale, si tiene un grandioso banchetto con 610 persone, organizzato dai commercianti cittadini, per plaudire alle riforme regie. Tra gli altri prendono la parola: il marchese Roberto d’Azeglio, il negoziante Schioppo, il conte di Pollone, il banchiere Casana, il conte di Cavour, l’avv. Sineo, l’avv. Vineis, Giuseppe Massari, Giacomo Durando, il cav. Giovanetti.
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Ente Responsabile
- Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino