Scuole urbane e scuole rurali
Diverse dalle scuole urbane per struttura, regolamenti e programmi didattici, le scuole rurali si trovavano al di fuori della cinta muraria della città.
A seconda della dislocazione territoriale degli edifici scolastici, dentro o fuori la cinta muraria cittadina, le scuole venivano distinte fino agli Trenta del Novecento tra urbane e rurali.
Nel 1912, a seguito dell’allargamento della cinta daziaria torinese, molte scuole fino ad allora considerate rurali divennero urbane, ma la distinzione rimase valida fino al 1930, quando la cinta muraria venne definitivamente abbattuta. Scuole oggi centrali come la Coppino, la Pietro Micca, la Mazzini, la Abba, nacquero come scuole rurali.
Le differenze tra scuole rurali e urbane erano significative sia a livello architettonico, sia a livello di regolamenti interni e didattici. Infatti, mentre in città l’edilizia scolastica costruita a partire dal 1880 consisteva in edifici imponenti con ingressi e piani separati per maschi e femmine, ampi corridoi e grandi aule, le scuole rurali erano più piccole e più simili a villette. All’ultimo piano erano ubicati gli alloggi per gli insegnanti, in numero pari alle classi che la scuola poteva ospitare, e l'alloggio riservato alla persona di servizio che ogni edificio scolastico con più di due classi doveva avere a disposizione. Ogni alloggio era composto da camera da letto, cucina e ingresso, a volte in comune con altri alloggi. La scuola doveva inoltre essere dotata di un'ampia zona verde circostante, una parte della quale destinata a orto.
I compartimenti del territorio extra rurale erano tanti quanti le parrocchie: nel 1878, quando furono emanate le Norme per la costruzione e l’arredamento degli edifizi delle scuole elementari municipali, le scuole rurali erano venti.
Spesso le scuole rurali erano miste (con maschi e femmine insieme) e i programmi scolastici erano differenti rispetto a quelli delle scuole urbane. Questi ultimi tenevano conto delle abitudini e delle necessità, anche lavorative, delle famiglie degli alunni, ma si basavano anche su una opinione diffusa, ovvero che gli alunni delle scuole rurali avessero minore intelligenza e predisposizione all’apprendimento. A causa di «alunni ordinariamente meno svegli e meno disposti alla riflessione e allo studio […] i programmi fatti per le scuole urbane devono quindi necessariamente subire qualche restrizione nelle rurali» (Istruzioni speciali in Riforma dei programmi delle scuole elementari, 1888). Le differenze tra i programmi di studio si riflettevano anche sui libri di testo, che venivano redatti in due versioni: quella “urbana” e quella “rurale”.
Bibliografia
- Giuseppe Carlo Bruna, Delle colonie agrarie, libere, repressive, delle scuole, convitti rurali, ecc., Tipografia scolastica Sebastiano Franco, Torino 1854
- Daprà, Mario, La Fondazione dell’edilizia scolastica in Italia, contributo per un’analisi storica. Parte III, [s.n., s.l., 1987?]
- Catarsi, Enzo, Storia dei programmi della scuola elementare, 1860-1985, La nuova Italia, Scandicci 1990
Temi correlati
Luoghi correlati
Ente Responsabile
- Fondazione Tancredi di Barolo