Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Gipo Farassino

Gipo Farassino è considerato la colonna sonora della nostra città, l’artista che più di ogni altro ha saputo raccontare l’anima profonda di Torino. Fra le tante attività artistiche che hanno contrassegnato la carriera di Gipo (autore, cabarettista, cantante, attore cinematografico…) con questo ritratto fotografico, realizzato in occasione del decennale della scomparsa, si è scelto di focalizzare l’attenzione sulla sua carriera teatrale.


VIA CUNEO 6

Nascita: 11 Marzo 1934

Morte: 11 Dicembre 2013

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  • musica | Gipo | Farassino | Teatro | Arte | Spettacolo | Piemontese

01 - Gli inizi

Giuseppe (Gipo) Farassino nasce l’11 marzo 1934 in una modesta abitazione situata in «Barriera di Milano», quartiere della periferia nord torinese. La casa, ricordata nella canzone Ël 6 ëd via Coni, si trova appunto in via Cuneo 6: nei versi l’artista la descrive come «na ca veja / che gnanca na vòlta a l’era nen bela» (una casa vecchia che neanche una volta era bella).
Segnato sin da piccolo dalle vicende dalla vita (durante la Liberazione assiste all’uccisione del papà Alessandro, scambiato per un militante fascista), alla fine degli anni Quaranta inizia il mestiere di musicista suonando la chitarra e il contrabbasso e cantando nelle sale da ballo cittadine, senza riscuotere troppo successo. Nel decennio seguente, dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, decide di dare una svolta alla sua carriera artistica cercando fortuna all’estero: in Medio Oriente prima, in Francia poi, dove conosce Charles Aznavour e Georges Brassens.

 

02 - Primi piani

03 - Gli anni Sessanta

Rientrato .in Italia si stabilisce inizialmente a Milano che, rispetto a Torino, offriva maggiori opportunità di carriera, ma ben presto fa ritorno nella sua città natale. Il primo LP viene pubblicato nel 1960, tuttavia proprio in quegli anni incontra ogni sorta di ostracismo da parte di perentori impresari: «O cambi genere, o cambi mestiere» dicevano… e Gipo non ci pensa due volte, così per tre anni lavora presso una ditta di tappezzerie. Poi il richiamo del cabaret gli fa riprendere in mano la chitarra: nel 1965 Leo Chiosso, il celebre paroliere di Fred Buscaglione, lo porta per la prima volta in televisione nello spettacolo di Enrico Simonetti «Andiamoci Piano», dove Gipo canta l’Appassionata di Guy Marchand. Successivamente Farassino si esibisce tutte le domeniche mattina nello spettacolo radiofonico «Bundì Cerea».
Nel 1967 esce l’album Auguri, che contiene la celeberrima Sangon Blues, in cui si evidenzia come il torrente Sangone sia l’unico mare che i torinesi delle classi più povere possano permettersi. Nel giugno, dalle collaborazioni con Piero Novelli e Dino Tedesco (al tempo redattori della «Gazzetta del Popolo»), prende forma lo spettacolo teatrale «Cerea Turin», presentato al Teatro Alfieri. Durante le repliche, tra una pausa e l’altra, i tre autori scrivono «Militari, borghesi e ragazze», che va in scena al Teatro Gobetti nel novembre seguente (foto in basso). Il 29 dicembre, sempre al Gobetti, viene presentato «Conoscete Matilde Pellissero?», con brani entrati nella storia del repertorio di Gipo: Lice Cagnasso, Porta Pila, Serenata Ciôcatôna, La guerra di Abissinia, Rosamunda, Lily Marlen, L’edera oltre alla citata Ël 6 ëd via Coni. Le repliche proseguono fino al 7 gennaio 1968; termina nel frattempo la collaborazione con Novelli e Tedesco.
Il 20 dicembre 1968 al Teatro Gobetti va in scena lo spettacolo «Gelindo», rappresentazione in piemontese dell’adorazione dei pastori a Betlemme, per la regia di Gualtiero Ricci, in cui si narra la curiosa storia di un gruppo di venditori di formaggi monferrini che assistono all'arrivo della Sacra Famiglia.
Nell’aprile 1969 Gipo partecipa al festival musicale «Un disco per l’Europa, un giovane per l’Europa», organizzato da Gianni Ravera a Lugano. Il trionfatore della kermesse è proprio il cantautore piemontese con il brano (in italiano) Avere un amico; l’omonimo album contiene Non devi piangere Maria, che partecipa a «Un disco per l’estate» del 1970.
Il 1° maggio, in occasione della manifestazione «Pinerolo primavera», presenta un recital in due tempi, della durata di tre ore, finanziato dall’Associazione del Teatro Piemontese: nella prima parte Gipo recita poesie di Pavese legandole alle proprie canzoni con una parentesi ‘antica’ dialettale; nella seconda parte va in scena il Farassino più noto, quello dei grandi successi. A ottobre esce il 33 giri Due soldi di coraggio con le canzoni del consolidato repertorio oltre a nuovi brani, per un totale di 14 pezzi arrangiati da Giancarlo Chiaramello. Sempre a ottobre Gipo debutta al Teatro Giacosa di Ivrea con lo spettacolo «Notti astigiane», dall'opera «Jocunda» di Giovan Giorgio Alione, curato dal Teatro Stabile di Torino e dal Teatro Piemontese (la prima si tiene il 6 novembre 1968 al Teatro Alfieri di Asti per la regia di Gualtieri Rizzi). Con Gipo Farassino recitano Lia Scutari, Alessandro Esposito, Bon Marchese, Franco Ferrarone, Piera Cravignani, Wilma D’Eusebio, Federico Goletti, Luciana Barberis, Sandrina Morra, Dario Anghilante, Gianni Guaraldi e Edgar Devalle.

04 - Gli anni Settanta (1970-1975)

Il decennio si apre con la presentazione della canzone Senza frontiere, brano contro la guerra del Vietnam e respinto al Festival di Sanremo perché ritenuto non adatto al pubblico televisivo.
Il 18 marzo 1970 Gipo torna a Milano e debutta al Piccolo Teatro con lo spettacolo «Due soldi di coraggio» (per il ciclo dei «Recital ’70» di «Milano-aperta»), in cui l’artista torinese legge brani di Pavese alternandoli con le sue canzoni: un vero chansonnier, poeta e musicista. L’impatto con il pubblico milanese è positivo, si percepiscono ‘vibrazioni’ musicali fra Gaber e De André, pur se in dialetto piemontese. Conclude con la lettura di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi e cantando Quando lei arriverà.
Sempre nel 1970 va in onda la trasmissione radiofonica «Cerea, qui Gipo», sette puntate di mezz’ora. A novembre viene presentata al Gobetti la commedia «Ij pôrdiao» di Carlo M. Penza in cui si racconta la storia di Giacomo Tenca «un infelice avvilito dagli egoismi dei parenti e impedito a raggiungere una sua modesta felicità di sapore domestico». Assieme a Gipo Farassino recitano Piera Cravignani, Lia Scutari, Bob Marchese, Wilma D’Eusebio, Alessandro Esposito, Gianni Guaraldi, Franco Ferrarone; la scenografia è di Giacomo Soffiantino, i costumi di Angelo Delle Piane.
Nell’aprile 1971 Farassino mette in scena quello che oggi definiremmo uno «one man show» dal titolo «Gipo a so Piemônt» presso il Teatro Erba di Torino. Nel corso dello spettacolo presenta anche due nuove canzoni: Côr nen, va pian e La predica, accompagnato dall’orchestra di Romano Farinatti.
Sul versante privato, a luglio il cantante divorzia definitivamente dalla prima moglie, Maria Liliana Crepaldi, dalla quale era separato da ormai due anni; ottiene l’affido del figlio Franco, 18enne, e prosegue la convivenza con Lia Scutari, da cui aspetta una bambina: Valentina, che vedrà la luce il 14 gennaio 1972.
Tornando all’attività artistica, nel novembre 1971 prende avvio lo spettacolo inaugurale della nuova compagnia teatrale Teatro Nostro: «Soa Ecelenssa ‘d Porta Palass» al Teatro Erba. La rappresentazione racconta la storia di «‘l Cont» nella Torino del 1898, anno della grande Esposizione internazionale, che si spoglia dei suoi beni vivendo tra le classi sociali più basse. Con questo spettacolo ha inizio la collaborazione con il regista Massimo Scaglione che per primo ha portato in Italia il teatro dell’Assurdo: i due mettono in piedi la nuova compagnia proprio per recuperare i testi della tradizione popolare piemontese, cercando al contempo di valorizzare qualche giovane autore del territorio.
Il 12 dicembre presenta al Teatro Erba lo spettacolo in due tempi «Ma non me lo dicchi», sempre con la regia di Massimo Scaglione. Nella prima parte l’opera rievoca il varietà piemontese degli anni Venti e Trenta, con varie gag sul mondo dell’avanspettacolo. Il secondo tempo mette in scena una farsa di Fulberto Alarni, «Ravetti e C.», che racconta l’inganno di un medico piccolo-borghese che cerca di ammogliare un amico ad una fanciulla benestante.
Nel maggio 1972 Gipo Farassino propone un recital di canzoni dialettali intitolato «Ij Bogianen» al Carignano, con la regia di Scaglione e l’accompagnamento musicale del complesso del pianista Raf Cristiano. L’opera si ispira ai testi del poeta francese Brassens: Oncle Arcibald, Trompettes de la celebrité, Mécréant e Le temps ne fait rien à l’affaire.
Dal 6 ottobre 1972 al 15 aprile 1973, al Teatro Erba, vanno in scena: «I fastidi d’un grand om» di Eraldo Baretti, «La ballata del periferico che fu» di Luigi Davì, «Un rompiscatole in casa Bonet» di Aldo Nicolaj e un recital musicale. Il regista è Massimo Scaglione, scenografie e costumi sono affidati a Eugenio Guglielminetti, Enrico Colombotto Rosso, Gian Mesturino.
Una replica de «I fastidi d’un gran om» al Teatro Giacosa di Aosta il 20 dicembre riscuote un grande successo. Nel corso dell’anno Farassino lancia il nuovo disco Uomini, bestie e ragionieri e debutta al cinema con Uccidere in silenzio. Il film, ambientato a Torino, è diretto da Giuseppe Rolando; tra gli attori figurano Ottavia Piccolo, Sylva Koscina e Gino Cervi.
Per Gipo l’evento più importante del 1973 attiene alla sua sfera famigliare: il 19 marzo, nel municipio di Pino Torinese, sposa Lia Scutari.
La stagione teatrale 1973-1974, con la Compagnia Stabile del Teatro Piemontese, prende avvio il 5 ottobre con «Na sonada ‘d Monssù Brichet» di Alfredo Mariani al Teatro Erba. Seguono: «E venne il giorno della fusione: Juventus e Torino vissero per sempre unite, contente e… infelici» di Nello Pacifico, presentato il 20 dicembre, e un nuovo recital musicale: alla compagnia si unisce Rosalba Dongiovanni, la regia di tutti gli spettacoli è affidata a Massimo Scaglione, le scenografie vengono realizzate da Gian Mesturino, i costumi sono di Germana Erba e del pittore Giovanni Maciotta. Il recital musicale che va in scena ad aprile annovera nuovi motivi: Historia delle brache, Amalia Pautasso, La sartoira di Borgo da Po. Il 21 ottobre 1974 Farassino partecipa, al Teatro Alfieri, a uno spettacolo in favore dei lavoratori della «Emanuel», da cinque mesi in lotta per la difesa dei posti di lavoro. L’ultimo spettacolo della stagione 1973-1974 si intitola «C’è chi vole e chi non pole…», per la regia di Massimo Scaglione e scenografie di Guglielminetti e Colombotto Rosso.
La nuova stagione della Compagnia di Teatro Piemontese 1974-1975 inizia il 20 settembre con lo spettacolo «Scusi Signor Ministro, perché lei sì e io no?» (titolo provvisorio iniziale: «Miladieci») di Carlo Maria Pensa al Teatro Erba, con repliche anche al Teatro Carignano fino al 27 ottobre. In occasione dell’«Autunno Torinese» va in scena un nuovo spettacolo al Teatro Alfieri: nella prima parte del recital vengono lette alcune opere di cinque poeti piemontesi contemporanei (Pinin Pacòt, Nino Costa, Camillo Brero, Oreste Gallina, Armando Mottura); la seconda parte è un omaggio ad Angelo Brofferio con la lettura di alcune sue poesie, canzoni sentimentali e amorose. A fine anno va in scena al Teatro Erba uno spettacolo natalizio della Compagnia del Teatro Piemontese dal titolo «L’eredità ‘d Monssù Pingon» di Eugenio Testa, con rielaborazione dei testi a cura di Gipo Farassino e Massimo Scaglione. La trama dello spettacolo, ambientato ai primi del ‘900, racconta di un signore ricco, avaro, che si finge malato, e dei suoi familiari che aspettano inutilmente l’eredità. Lo spettacolo è articolato in due parti: nella prima si alternano battute e schermaglie a sfondo lugubre e funereo; nella seconda si assiste ai tentativi maldestri di omicidio di Pingon da parte di vari personaggi. Il tutto si risolve nella nomina degli eredi da parte di Pingon, ma una clausola prevede però che l’atto testamentario non sia valido dopo la sua morte!
Il terzo spettacolo della stagione teatrale 1974-1975 è la sacra rappresentazione di Anonimo monregalese del Quattrocento dal titolo «Lo judicio de la fine del mondo».
Il 9 luglio 1975 Gipo Farassino apre la stagione estiva di «Spettacoli all’aperto» al Parco della Tesoriera con uno dei suoi recital classici in replica il 10 e l’11 luglio.
La nuova stagione teatrale ha inizio il 3 ottobre 1975 e vede in scena un gruppo rinnovato, la Compagnia della nuova tradizione (ex Compagnia del Teatro Piemontese). Il primo spettacolo è «Mantello, stivali e coltello» di Gozzi e Orengo in cui recitano attori non piemontesi: Raffaella De Vita, Bob Marchese, Alberto Marché, Barbara Simon, Luigi Palchetti e Michele Ranzullo. Il 29 e 30 settembre Farassino interpreta «L’histoire du soldat» di Igor Stravinskij al Piccolo Regio.
Il secondo spettacolo della stagione (a dicembre) è «Lj pordiao», già messo in scena dallo stesso Gipo nel 1970. Interpreti: Anna Bonasso, Vittoria Lottero, Rosalba Bongiovanni, Alberto Marché, Mario Brusa, Luigi Palchetti, Franco Vaccaro, Michele Renzullo e Lia Scutari. Regia di Massimo Scaglione, scenografie Gian Mesturino.

05 - Gli anni Settanta (1976-1979)

Il Recital della stagione 1975-1976 si intitola «Ij mè amor dij vint’ani», già messo in scena a marzo al Teatro Erba. Per l’occasione Farassino presenta il nuovo motivo: ‘L paisan e Me bel amor, con l’accompagnamento musicale del quartetto guidato da Giulio Camarca e regia di Scaglione.
Nel 1976 Gipo Farassino, Massimo Scaglione e Giovanna Erba fondano il Centro di Formazione Teatrale.
Nel corso dell’anno viene pubblicato da Grafiche Alfa il volume Gipo, come Torino, che documenta l’attività dell’artista con breve nota biografica e una serie di testimonianze.
La sesta stagione teatrale (1976-1977) della Compagnia della Nuova Tradizione, inizia il 1° ottobre con la commedia «Giromin a veul mariesse» di Mario Casaleggio firmato da Dino Belmondo, con la regia di Scaglione e costumi di Gian Mesturino. L’opera racconta la storia, ambientata negli anni Trenta, di un grossista di formaggio, Temistocle Pautasso, e del suo ambiente sociale, con riferimenti alle pochade francesi. «Giromin a veul mariesse» complessivamente cattura la presenza di ottantamila spettatori in quasi 200 repliche!
Il 13 novembre Farassino apre il ciclo di incontri culturali promossi dalla Biblioteca Consorziale Astense sul tema «Piemonte, poesie e dialetto», presentando il proprio volume Gipo, come Torino.
A fine 1976 la Compagnia metterà in scena per la televisione uno dei primi programmi trasmessi a colori tratto dallo spettacolo «C’è chi vole e chi non pole: grassie l’istesso!» con la presenza del pubblico in studio.
Nel 1977 Gipo Farassino, Massimo Scaglione e Giovanna Erba fondano la Scuola di Teatro Piemontese. Nel recital «Na nivola al sol» – il nuovo spettacolo che va in scena da marzo, scritto con il fidato Scaglione e animato dall’orchestra diretta da Romano Farinatti – presenta nuove canzoni: Tera ‘d Piemont, Cej ratà dal fum dle siminere, a Paris, El Paisan, Girano.
Il  17 settembre nasce la seconda figlia di Gipo e Lia Scutari, Caterina, che diventerà un’apprezzata fotografa.
Sempre a settembre, Farassino e Scaglione propongono una rivisitazione dell’opera di Solferini «Gallo, fa nen l’aso!» e a dicembre «Ij pitôch» di Carlo Maria Pensa, con traduzione dal dialetto milanese.
Nel 1978, da marzo a metà aprile, l’artista porta per le piazze di varie città il concerto Gipo e le sue canzoni, titolazione mutata dall’originale Barrierante’s night in cui presenta una trentina di motivi fra cui gli inediti Turin ‘78 e Monticone.
In quello stesso anno Gipo Farassino rappresenta le proprie opere al Teatro Erba e al Teatro Alfieri, senza tralasciare i grandi spazi all’aperto: grande successo riscuote il concerto tenuto ad agosto nel Parco Sempione con tremila spettatori.
Il 29 settembre 1978 al Teatro Erba viene messo in scena lo spettacolo «L’ultimo Cesare», scritto dallo stesso Farassino, con la regia di Scaglione e costumi di Mesturino. È la storia di un uomo, Cesare Bosco, che abita in Barriera e denuncia quotidianamente l’abbandono della periferia da parte degli abitanti torinesi. L’opera mette anche in risalto la convivenza fra i torinesi e gli emigrati del sud. Lo spettacolo raggiunge le cento repliche il 7 gennaio 1979: per l’occasione Farassino consegna un premio ad Angelo Alessio, Federico Goletti e Adriana Testa.
Il 1979 è ancora un anno fitto di impegni: a gennaio la compagnia ripropone, al Teatro Erba, «Na sonada ‘d monssù Brichet», a marzo un recital a Casale, il 28 e 29 giugno Farassino partecipa alla fiera fossanese a cui prende parte anche Iva Zanicchi.
Il 19 ottobre Gipo inaugura il suo nuovo teatro: il Teatro Italia, già Cinema Italia. Il primo spettacolo ad andare in scena è la commedia musicale in due atti «Turin bel choeur», scritta dallo stesso Farassino. Allo spettacolo prendono parte i collaudati attori Mario Brusa, Renzo Lori, Candida Goletti, Vittoria Lottero e Clara Droetto, cui si aggiungono Riccardo Forte, Diego Dettori e Anna Radici, provenienti dal Centro di Formazione Teatrale e Giovanni Mussotto, Beppe Italia e Giancarlo Biò, dalla Scuola di Teatro Piemontese. Viene messo contemporaneamente in vendita un disco con le canzoni del recital. Lo spettacolo presenta personaggi caratteristici della Barriera di Milano: si tratta in sostanza di una rievocazione dell’avanspettacolo; sulla scena viene riprodotto il glorioso «Adua»; con l’intervento del presentatore e animatore Tullio Rossigni e la straordinaria partecipazione della danzatrice classica Daniela Chianini. Lo spettacolo resta in cartellone fino al 27 gennaio 1980.
A novembre va in onda uno sceneggiato radiofonico in cui Farassino veste i panni del re Vittorio Emanuele II, mentre Claudia Gianotti interpreta l’attrice Laura Bon. Lo sceneggiato, ideato da Massimo Scaglione, la cui trama narra una relazione amorosa e travagliata fra Laura Bon e il re, viene registrato negli studi di Radio Due della Rai di Torino.

06 - Gli anni Ottanta-Duemila

Nel 1980 Gipo propone un recital che va in scena per 40 sere a partire dal 29 febbraio. Vengono eseguite ben 25 canzoni con un’orchestra che vede la partecipazione di Bob Romanini, non più al mandolino, ma al basso elettrico. Gipo interpreta brani con atmosfere particolari: Mia solitudin, Per Valentina, Goldmartell e Aptit da sonadur.
Ad agosto si segnala un grande recital al Parco della Tesoriera, intitolato «Nostalgina».
Il 3 ottobre per l’apertura della seconda stagione del Teatro Italia, viene riproposto lo spettacolo «Giromin a veul mariesse». Oltre agli storici attori e attrici, prenderanno parte alle recite anche alcuni allievi della scuola di Teatro Piemontese e del Centro di Formazione Teatrale.
Terminate le repliche, in occasione del Natale viene messo in scena, sempre al Teatro Italia, «I maneggi per maritare una figlia», di Gilberto Govi. L’opera, originariamente scritta in italiano e in dialetto ligure, viene rivisitata da Farassino sostituendo il dialetto genovese con quello piemontese e si sviluppa secondo gli schemi della pochade francese.
I successi proseguono ininterrotti, ma ancora una volta una tragedia sconvolge la vita dell’artista: nel 2006, in un incidente automobilistico, muore a soli 29 anni la sua secondogenita Caterina.
Per quanto riguarda l’attività politica Gipo, da sempre simpatizzante del Partito Comunista Italiano, nel 1987 con alcuni fuorisciti dall’Union Piemontèisa di Roberto Gremmo fonda il movimento Piemont Autonomista: diventerà la Lega Piemont, di cui Farassino sarà segretario dal 1987 al 1996. La carriera politica prosegue con l’elezione a consigliere comunale di Torino, deputato del Parlamento italiano e di quello europeo, assessore regionale alla Cultura nella giunta Ghigo. In questo periodo Farassino riduce drasticamente l’attività artistica pur senza abbandonarla del tutto (ricordiamo, su tutti, il successo del 2010 di «Stasseira» al Teatro Stabile) finché, dopo la perdita della moglie Lia, Gipo si ammala: la morte sopraggiunge l’11 dicembre 2013. Tre giorni dopo viene allestita la camera ardente al Teatro Carignano; sul feretro, oltre ai fiori, le bandiere della Juve e della Regione Piemonte: le ceneri saranno deposte accanto alle spoglie della figlia Caterina e della moglie Lia nel cimitero di Pino Torinese. Il 28 settembre 2017 la Città di Torino ha dedicato a Gipo Farassino un tratto dei Murazzi del Po. Il 28 settembre 2017 la Città di Torino gli ha dedicato un tratto dei Murazzi del Po.

07 - A son peui mach canson

Gipo Farassino
A son peui mach canson
Prefazione di Bruno Quaranta,
Testimonianza di Valentina Farassino
Introduzione di Giovanni Tesio

Gipo [Giuseppe] Farassino Torino, 11 marzo 1934 – Torino, 11 dicembre 2013.
Cantautore, attore, drammaturgo, attore, romanziere, politico, è stato una presenza poliedrica e costante della vita culturale soprattutto ma non esclusivamente torinese e piemontese.

Il volume, edito nel 2023 dal Centro studi piemontesi, raccoglie i testi di una sessantina tra più belle canzoni in piemontese di Gipo, dal6 ‘d via Coni a Montagne dël mè Piemonte, da Ij Bogianen a Piemontèis, da Ij me amor dij20 ani a Serenada a mama, con traduzione in italiano a piè pagina.
Raccolta che Gipo aveva voluto dedicare
«A tuti ij giovo,/
sovratut a coj ch’a vniran./
Ampias pensé che fintant ch’a-i-sarà ’n pivel/
ch’a subia o a canta na mia canson/
quaicòsa ’dmi a resterà ’nt j’euj e ’nt l’ànima/
dla mia gent»,

come ricorda la figlia Valentina.
La nuova edizione è preceduta da una introduzione critica di Giovanni Tesio, una testimonianza della figlia Valentina e una nota di Bruno Quaranta, Gipo, una tavolozza versicolore.

08 - Galleria fotografica

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