Edificio per appartamenti
Opera di Nello Renacco, al di là della qualità architettonica intrinseca, è edificio emblematico dell’applicazione di una normativa “quantitativa” tipicamente postbellica, indifferente alle qualità formali del tessuto storico urbano.
Realizzato da Nello Renacco nel 1958, issato su di un alto portico a destinazione commerciale, l’edificio raggiunge i dieci piani e completa il quadrante nord-ovest dell’esedra che media tra l’ottagono di piazza della Repubblica (nn. 17 e 19) e l’asse di corso Giulio Cesare. Al di là degli aspetti più prettamente architettonici, quali ad esempio il tessuto della facciata principale, che esorcizza la massa edificata tramite un fitto accostamento delle bucature e degli aggetti dei balconi, o la garbata reinterpretazione del tetto à la Mansart, l’edificio rappresenta in maniera eminente un atteggiamento di intervento – in primo luogo normativo e urbanistico – all’interno della città consolidata, complici anche i danni bellici. La presentazione più pertinente del ruolo urbano di questo inserimento rimane quella che ne fanno Magnaghi, Monge, Re (1982): «La costruzione dell’edificio […] dimostra emblematicamente il devastante effetto dell’applicazione di una normazione urbanistica non specifica (per cubature e ribaltamenti di fronti), combinata a una tutela culturale di stampo idealistico, limitata al monumento, all’eccezione, tutt’al più all’ambiente, e che ha lungo ignorato (deliberatamente) la città e l’architettura dall’‘800 in poi. […] Dato il volume consentito, nessuna qualità d’architettura avrebbe potuto riscattarlo; anche se la corretta e programmaticamente impersonale soluzione adottata da Renacco, professionista attento e impegnato nei problemi della dimensione urbana, riesce a evitare di aggravare ulteriormente l’intrusione».
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