Le lotte di fazione nel Medioevo
Nella prima metà del XIV secolo Torino fu segnata da faide, scontri di fazioni e congiure. Nel secolo successivo la violenza divenne quella tipica d’una metropoli del tempo.
Fin verso la metà del XIV secolo, Torino fu dilaniata da faide, risse tra fazioni, specie fra le famiglie eminenti, che solo l’autorità sabauda riuscì a placare, cacciando dalla città i più turbolenti.
Nel 1334 il prevosto della cattedrale Giovanni Zucca promosse una congiura con l’appoggio del marchese di Saluzzo, estremo tentativo dell’epoca di cacciare gli Acaia da Torino e di ristabilire l’egemonia delle famiglie ghibelline (Sili e Zucca), ma fallì.
Ultima sedizione del secolo fu quella del 1383, capeggiata uno dei maggiorenti cittadini, Antonietto Borgesio, contro il Comune, pare anche con il sostegno di strati popolari, sebbene non sia noto quale fosse il loro scopo preciso.
Pure il periodo fra 1418 e 1536 fu contraddistinto da violenze, in questo caso alimentate dalla rapida crescita della città, da risse, faide familiari e turbolenze degli studenti che frequentavano la neonata Università; tutti i problemi derivati dalla crescente immigrazione e dall’ostilità fra piemontesi e savoiardi. Aumentò pure la violenza politica con sanguinosi scontri fra fazioni. La giustizia locale non riusciva a riportare l’ordine in città e si costituirono svariate associazioni private di difesa.
Bibliografia
- Barbero, Alessandro, Società e violenza. La vita associativa, in Comba, Rinaldo (a cura di), Storia di Torino. Il basso Medioevo e la prima età moderna, 1280-1536, Vol. 2, G. Einaudi, Torino 1997, pp. 523-531 Vai al testo digitalizzato
- Barbero, Alessandro, La repressione dell'opposizione politica, in Comba, Rinaldo (a cura di), Storia di Torino. Il basso Medioevo e la prima età moderna, 1280-1536, Vol. 2, G. Einaudi, Torino 1997, pp. 229-241 Vai al testo digitalizzato