Mario Girolamo Fracastoro (Firenze 1914 - Torino 1994)
Dopo la laurea in fisica a Firenze, fu astronomo ad Arcetri e direttore dell’Osservatorio di Catania. Direttore a Torino dal 1966 al 1984, Fracastoro proseguì il tradizionale indirizzo di ricerca della Specola subalpina, convinto che i progressi compiuti nel settore dell’astrofisica poggiassero in gran parte sull’utilizzo dei dati astrometrici raccolti dagli astronomi del passato.
Nacque a Firenze il 29 marzo 1914. Si laureò a 21 anni in Fisica discutendo una tesi sulla binaria ad eclissi “Delta Lybrae”. Diventato assistente di Giorgio Abetti presso l’Osservatorio astrofisico di Arcetri, nel 1943 conseguì la libera docenza.
Dieci anni più tardi, morto a Catania l’allora direttore Eugenio De Caro, Fracastoro fu designato a succedergli sia nella direzione della Specola sia nella cattedra di Astronomia. In Sicilia trovò una struttura con scarso personale e strumentazione antiquata, che in meno di tredici anni (nel 1966 ottenne il trasferimento a Torino per ragioni familiari) riuscì a rinnovare completamente, non soltanto facendo erigere due nuove sedi (sul colle di Santa Sofia nella appena inaugurata Città Universitaria e a Serra la Nave, sull’Etna) e a dotarle di nuovi apparecchi scientifici, ma anche a creare una scuola di ricercatori destinati a succedergli.
A Catania Fracastoro si era occupato di ricerche stellari e solari, in particolare di variabilità stellare e di stelle magnetiche con osservazioni fotometriche e spettroscopiche. Con l’arrivo a Torino egli decise di proseguire il tradizionale indirizzo di ricerca della Specola torinese, nella convinzione che i progressi compiuti nel settore dell’astrofisica poggiassero in gran parte sull’utilizzo dei dati astrometrici raccolti dagli astronomi del passato. Tale premessa è necessaria per comprendere l’interesse maturato da Fracastoro nei confronti dell’astronomia di posizione, disciplina “ingrata” ma di primaria importanza, da incoraggiare dotando gli studiosi dei più moderni e sofisticati mezzi di indagine. Per questo motivo lui, fisico e da sempre impegnato in astrofisica, si accinse allo studio e all’approfondimento di argomenti fino ad allora lontani dai suoi interessi, quali i problemi di astrometria, di misure di posizione e distanze delle stelle.
Favorì gli studi nel campo dell’astrofisica teorica e osservativa partecipando alla proposta della missione spaziale astrometrica HYPPARCOS dell’Agenzia Spaziale Europea per la misura accurata delle posizioni e dei moti propri stellari; rinnovò la strumentazione dotando l’Osservatorio di nuovi telescopi di cui il principale è un telescopio riflettore (costruito dalla ditta francese REOSC) per misure astrometriche, con specchio primario parabolico di 1,05 m e secondario piano di circa 60 cm.
In parallelo con l’attività puramente scientifica, fu organizzatore instancabile e autore di numerosissime pubblicazioni in ambito accademico, dalle tecniche strumentali alla fisica solare e stellare all’astrometria. Collaborò a lungo con quotidiani e riviste, redasse le voci di argomento astronomico di prestigiose enciclopedie. Fu presidente della Commissione n. 26 – dedicata allo studio delle stelle doppie e multiple – dell’International Astronomical Union, socio dell’Accademia nazionale dei Lincei, presidente dell’Accademia delle Scienze di Torino.
Collocato a riposo per raggiunti limiti di età nel 1984, morì a Torino il 24 luglio 1994. Il giorno successivo, il necrologio su «La Stampa» ricordò il suo operato a favore dell’astronomia torinese: «la sua notorietà è legata agli studi di astrometria (per questo amava definirsi un “geometra del cielo”) e alla riorganizzazione dell’osseratorio di Pino Torinese. Sì, questa è stata proprio la sua creatura. La trovò agonizzante quando vi giunse nel 1966: due addetti e strumenti obsoleti ed abbandonati. In pochi anni lo trasformò in un modello di efficienza aprendolo al pubblico, agli studenti, ai curiosi. Una carriera lunga, ricca di soddisfazioni e riconoscimenti. Oltre 150 pubblicazioni, la stima dei colleghi in ambito internazionale, la serietà delle ricerche gli valsero anche l’elezione alla presidenza della prestigiosa Accademia delle Scienze».
Un suo allievo ed amico, Piero Tempesti, direttore per oltre 20 anni dell’Osservatorio di Teramo - Collurania, ricordandolo in un breve scritto mise in luce un tratto caratteristico di Fracastoro: «l’acutezza di giudizio che lo portava ad esternarsi con estrema sincerità. La modestia – intesa nel comune senso di atteggiamento formale – non era certo una sua prerogativa; “non essere mai modesto” - diceva - “ti prendono in parola!” e ascrivo ciò a suo merito perché aveva la ben più apprezzabile virtù – che poi è modestia sostanziale – di ammettere la propria ignoranza su questo e su quell’argomento anche laddove per lo più si cerca di nasconderla. Molto devo a questo amico-Maestro. Certi suoi aforismi, quali “guardati dalle persone troppo scrupolose”, “guardati dalle soluzioni comode”, mi sono stati di guida fin da quei lontanissimi anni. Ed in campo professionale, chiedermi, nello stendere una relazione di ricerca o un testo divulgativo, quale sarebbe stato il suo giudizio è un criterio, una pietra di paragone a cui spesso ricorro. Posso quindi dire, senza retorica, che Momi [così era chiamato amichevolmente Fracastoro] continua per me ad essere presente».
Bibliografia
- Calabrese, Valeria, Oltre le nuvole. Cenni di astronomia torinese, in Di Napoli, Gennaro - Mercalli, Luca (a cura di), Il clima di Torino. Tre secoli di osservazioni meteorologiche, Società meteorologica subalpina, Torino 2008, pp. 111-126
- Calabrese, Valeria, I direttori dell'Osservatorio, in Curir, Anna (a cura di), Osservar le stelle. 250 anni di astronomia a Torino. La storia e gli strumenti dell'Osservatorio astronomico di Torino, Silvana, Milano 2009, pp. 51-71 Vai al testo digitalizzato
- Schiavone, Luisa, Storia dell'Osservatorio astronomico di Torino attraverso le fonti bibliografiche ed archivistiche, Tesi di laurea, Università degli studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1990/91, relatore Sergio Roda
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