Paracchi
È il 1901 quando Giovanni Paracchi fonda l’omonima azienda produttrice di tappeti, la prima in Italia. L’iniziativa riscuote in breve tempo un grande successo, che cresce e si consolida nel corso degli anni, come è dimostrato dal numero dei dipendenti, che alla vigilia della seconda guerra mondiale arriva a toccare quota 2.500.
1. Dalle origini alla guerra
La Giovanni Paracchi & C. Sas si insedia nell’edificio sito in via Pianezza 17, in località Martinetto, di proprietà della Banca Commerciale Italiana2, nel 1902 subentrando alla precedente fabbrica tessile Marino3, che vi operava sin dal 18824.
Gli inizi dell’impresa risalgono probabilmente all’anno precedente e sono di modeste proporzioni: la manodopera impiegata si aggira sulle 10-15 unità5.
Nel primo dopoguerra diviene una delle più importanti industrie tessili italiane e il primo tappetificio industriale, acquistando telai dalla Germania e ampliando il complesso industriale in via Pianezza sull’intero isolato fra corso Svizzera e corso Potenza, in via Pessinetto 36, in via Fossano 16, in Collegno, in Strade Basse di Dora, regione Pellerina e, successivamente, in strada vicinale della Campagna 251 (via Paolo Veronese) e in Montanaro.
A partire dal 1927, in via Nole 72 è costituita l’Associazione Sportiva Paracchi, tuttora esistente, particolarmente attiva nelle corse ciclistiche.
L’azienda si caratterizza soprattutto per la qualità dei prodotti e il marchio del Leone di Persia diventa noto in Italia e all’estero, riducendo l’importazione di tappeti delle industrie straniere e di quelli originali.
La continua espansione ne fa un’azienda leader nel settore con oltre metà della produzione destinata all’esportazione6.
Nella sua massima espansione tocca i 2.000 dipendenti ed esporta circa l’80% della produzione in tutta Europa e negli Stati Uniti, oltre a fornire le Ferrovie dello Stato per i wagon lits e la Società Italia di Navigazione, arredando navi prestigiose, tra cui il transatlantico Andrea Doria, e a produrre accessori per l’industria automobilistica7 e, nel periodo bellico, ad avere commesse militari8.
2. Dalla “Paracchi Giovanni” alla “Paracchi 1901”
Nonostante l’ampio sviluppo, resta costantemente un’impresa strettamente a carattere familiare: al fondatore Giovanni subentra il figlio Alfredo e infine i nipoti Giovanni, Michele e Antonio. Anche quando nei primi anni Settanta si trasforma in società per azioni, il capitale sociale rimane integralmente in mano dei componenti della famiglia.
Dopo aver superato un incendio nel 1940, i danni dei bombardamenti, la conflittualità aziendale e la crisi postbelliche, l’azienda riprende la propria attività, trasferendo via via la produzione nel nuovo stabilimento di via Paolo Veronese. Scossa dalla crisi economica della metà degli anni Settanta, l’impresa entra in gravi difficoltà, costretta ad abbandonare stabilimenti e produzioni: negli anni Novanta dismette l’attività nell’immenso impianto di via Pianezza, che resta abbandonato per lunghi anni, e prosegue con sempre maggiore difficoltà sino al 2001, quando cessa la produzione a Torino e trasforma la ragione sociale in “Paracchi 1901”, con sede a Ciriè in strada San Maurizio 184, importando buona parte della produzione. La concorrenza dei mercati esteri scatenatasi negli ultimi decenni determina un forte ridimensionamento del giro d’affari dell’azienda, che continua comunque a operare a ormai 110 anni dalla nascita.
Note
1 Testimonianza del sig. Michele Paracchi, nipote del fondatore e attuale titolare della “Paracchi 1901”.
2 Archivio Storico della Città di Torino, Progetti Edilizi, 1911/720, prat. 1.
3 www.comune.torino.it/comitatoparcodora/storia/mappa/mappa_territorio.pdf.
4 Andrea Bocco Guarneri, Il fiume di Torino. Viaggio lungo la Dora Riparia, Città di Torino, Torino 2010, p. 72.
5 Dall’archivio personale del dott. Stefano Paracchi, fotocopia riproducente il documento della Prefettura di Torino, n. 10508 del 6 giugno 1934, conservato presso l’Archivio di Stato di Torino.
6 Ibidem.
7 http://www.itawiki.com/paracchi.
8 Dall’archivio personale del dott. Stefano Paracchi, fotocopia riproducente il documento della R. Questura di Torino, Div. GAB. Prot. 020270, 22 ottobre 1942, conservato presso l’Archivio di Stato di Torino.
Bibliografia
- Pernaci, Gabriella - Rodriquez, Valter, Via Balangero 336: uno stabilimento cinematografico nella Torino del cinema muto, in «Quaderni del Cds. Periodico a cura del Centro di documentazione storica della Circoscrizione 5ª», A. II, n. 2, fascicolo 1, 2003, Torino, pp. 3-78 Vai al testo digitalizzato
- Bocco Guarneri, Andrea, Il fiume di Torino. Viaggio lungo la Dora Riparia, Città di Torino, Torino 2010 Vai al testo digitalizzato
Sitografia
- http://webthesis.biblio.polito.it/123/
- http://www.comune.torino.it/comitatoparcodora/storia/mappa/mappa_territorio.pdf
- http://www.anticopificio.com/index.php?id=7
- http://forum.duegieditrice.it/viewtopic.php?f=6&t=48406&start=0
- http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=14546
- https://areeweb.polito.it/imgdc/schede/LV36.html
- www.immaginidelcambiamento.it
Fonti Archivistiche
- Archivio Storico della Camera di Commercio, Fascicolo Paracchi.
- Archivio Storico della Camera di Commercio, Fascicolo Società anonima Jutificio De Fernex.
- Archivio Storico della Camera di Commercio, Fascicolo Tapiform S.p.A.
- Archivio Storico della Città di Torino, Progetti Edilizi, 1911/720.
- Archivio Paracchi 1901 s.r.l.
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