Giuseppina, Rosina de Muro (Lanusei, Nuoro, 1903 - Torino 1965)
Suor Giuseppina de Muro, della congregazione "Figlie della Carità", fu la superiora della sezione femminile del Carcere giudiziario "Le Nuove". Insieme a padre Ruggero Cipolla si distinse nell'assistere i detenuti e confortare i condannati a morte, tentando di rendere meno disumane le condizioni carcerarie imposte dal regime e dalle SS.
Rosina de Muro, suor Giuseppina dell'ordine delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, originaria di Lanusei (Nuoro), prestò la sua opera presso il Carcere “Le nuove” a partire dal dicembre 1925. Sostenuta da infaticabile energia nel perseguire gli ideali di carità e giustizia, la sua attività si concentrò durante il secondo conflitto mondiale, in particolare nel periodo dell'occupazione tedesca di Torino.
Superiora del braccio femminile dal 1942, si distinse nell'assistere, insieme a padre Ruggero Cipolla, giovane cappellano del carcere, i detenuti, in particolare coloro che si trovavano nel braccio tedesco, gestito dalle SS. La sua indole audace la spinse, per esempio, a recarsi, il 25 aprile 1945, dall'allora prefetto Paolo Zerbino (1905-1945) per ottenere la liberazione dei reclusi in rivolta nel carcere sovraffollato.
Riuscì a salvare dalla deportazione e dalla morte molte tra le persone incarcerate e si attivò regolarmente per tentare di rendere meno disumane le condizioni carcerarie imposte dalle SS. Fra l'altro, fece da tramite nel trasmettere informazioni tra i condannati e le famiglie. Salvò la vita a un neonato di nove mesi, in cella insieme alla madre ebrea, facendolo uscire da Le Nuove nascosto in un fagotto di lenzuola; il bambino, scampato così alla deportazione, è Massimo Foa.
Al termine del conflitto e per tutta la vita, suor Giuseppina si prodigò per le detenute promuovendo iniziative di alfabetizzazione e istruzione, la creazione di asili nido interni al carcere e la ristrutturazione delle celle. Fondò, quindi, la “Casa del Cuore”, struttura per le ex detenute madri con difficoltà economiche.
Colpita più volte da ictus, si trasferì a Pallanza ma volle essere riportata a Torino, dove si spense il 22 ottobre 1965. I funerali di suor Giuseppina furono celebrati dal cardinal Maurilio Fossati, allora Arcivescovo di Torino.
Per la sua attività le sono state assegnate la medaglia d’oro al merito della redenzione sociale, la mimosa d’oro da parte dell’Unione Donne Italiane di Torino e, nel 1976, le è stata intitolata la scuola d'infanzia di Via Michele Lessona 70.
Bibliografia
- Cavaglion, Alberto, Una piazza Carlina invisibile. Torino ebraica (1938-1945), in Boccalatte, Luciano - De Luna, Giovanni - Maida, Bruno (a cura di), Torino in guerra: 1940-1945. Catalogo della mostra Torino, Mole Antonelliana, 5 aprile - 28 maggio 1995, Gribaudo, Torino 1995, pp. 93-100 , p. 98
- Boccalatte, Luciano - De Luna, Giovanni - Maida, Bruno (a cura di), Torino in guerra: 1940-1945. Catalogo della mostra, Torino, 5 aprile - 28 maggio 1995, Gribaudo, Torino 1995 , p. 98
- Cipolla, Ruggero, I miei condannati a morte. Lettere e testimonianze, Il Punto, Torino 1998 , pp. 5, 148, 156, 199
- Berruto, Giuseppe - Morello, Valerio, Achtung! Dachau. Il dolore della memoria, Il Punto, Torino 2000 , p. 182
- Pansa, Giampaolo, "Viva l'Italia libera!". Storia e documenti del primo Comitato militare del C.L.N. regionale piemontese, Città di Torino - Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, Torino 2004 , p. 32
- Bertolo, Bruna, Donne nella Resistenza in Piemonte. Infermiere, staffette partigiane, madri coraggio, deportate, combattenti, martiri, Susalibri, Sant'Ambrogio di Torino 2014 , pp. 88-94
Sitografia
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Ente Responsabile
- Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà