Torre, detta Littoria
Un edificio che segna lo skyline del centro di Torino, in bilico tra razionalismo e stile Novecento, e di cui va segnalata l’innovativa – per l’epoca – struttura portante in acciaio.
1. Introduzione
L’architetto Armando Melis de Villa (1889-1961) e l’ingegnere Giovanni Bernocco firmano nel 1933 il progetto dell’edificio residenziale più alto di Torino, realizzato nell’ambito della ricostruzione di via Roma nuova. Con i suoi 19 piani la Torre Littoria è il primo edificio civile torinese in struttura metallica, rivestita da un involucro in laterizio che esprime un linguaggio oscillante tra registri razionalisti e stile Novecento. Originariamente destinata a ospitare la sede del Partito nazionale fascista, la torre è stata interamente acquisita dalla Società Reale Mutua Assicurazione (che ne ha finanziato la costruzione) e destinata a residenze di lusso e uffici.
2. Il primo "grattanuvole" della città
Significativamente collocato nel cuore funzionale e rappresentativo della città, la Torre Littoria, considerata il primo “grattanuvole” italiano dell’epoca nuova fascista, è l’emblema stesso dei grattacieli torinesi. Realizzato nell’ambito del progetto di ricostruzione di via Roma Nuova (primo tratto, da piazza Castello a piazza San Carlo, 1931-32), a firma dell’Ufficio tecnico comunale (1920) e del suo ingegnere capo Giorgio Scanagatta (1926), collocata nel pieno di un processo di sventramento e ricostruzione gestito da imprese del settore meccanico, tessile bancario e assicurativo per lo più cittadine, la torre progettata da Melis e Bernocco è la manifestazione eloquente – e per molti, nel corso dei decenni, violenta e aggressiva – del rinnovamento urbano di stampo novecentesco, condotto a fini anche speculativi nel cuore del centro monumentale della città sabauda.
3. Il progetto architettonico
La torre è costituita di due viverse porzioni. Il corpo basso dell’isolato San Emanuele mette a confronto «la fronte a schema obbligato su via Roma o la faticosa mediazione del prospetto su piazza Castello» (Magnaghi, Monge, Re, 1982) con il gusto razionalista di modello medelsohniano dei prospetti laterali, segnato dal contrasto travertino-laterizio. I progettisti oppongono all’andamento orizzontale della porzione inferiore del blocco – sottolineato dalle modanature e dal sistema di finestre costrette entro ampie campiture a fasce – il volume superiore, fortemente verticale. Dall’isolato emerge con forza la Torre Littoria con i suoi 19 piani e 87 metri di altezza (109 con l’antenna metallica sommitale), nata per essere sede del Partito Nazionale Fascista ma da sempre destinata a uffici e residenze di pregio. Un rilievo particolare viene riconosciuto alle sue valenze tecnologiche, non a caso rese protagoniste dalla campagna fotografica di Mario Gabinio che illustra, durante la fase di cantiere, l’anima strutturale d’acciaio dell’edificio (la prima in città di carattere civile, dopo la precedente esperienza degli stessi Melis e Bernocco per la sede centrale della Reale Mutua in via Corte d’Appello, realizzata nel 1929 dalla Società Nazionale Officine di Savigliano) e, a inaugurazione avvenuta, l’originalissima soluzione dei terrazzini in vetrocemento d’angolo, traslucidi e sfavillanti nel panorama notturno. Al punto di intersezione della torre con il blocco sottostante viene realizzato un attico, in luogo del tetto previsto dal primo progetto: affaccio privilegiato sulla piazza Castello oggi pedonalizzata, e oggetto di un recente progetto per l’inserimento di un ristorante panoramico aperto alla città.
4. Bombardamenti
La torre fu interessata dai bombardamenti del 13 luglio 1943 riportando lievi danni agli infissi e la parziale rottura dei vetri. Anche gli edifici di civile abitazione compresi nello stesso isolato, fra le vie Roma, Viotti e Monte di Pietà, riportarono lievi danni nella stessa occasione. Sulla torre Littoria era presente una delle 58 sirene di protezione antiaerea della citt, una delle poche a "impianto trinato".
Bibliografia
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- Armando Melis, La ricostruzione del secondo tratto di via Roma a Torino, in «L’Architettura Italiana», 12, dicembre, 1938, pp. 347-420
- Polano, Sergio - Mulazzani, Marco, Guida all’architettura italiana del Novecento, Electa, Milano 1991
- Re, Luciano, Via Roma nuova, in Magnaghi, Agostino - Monge, Mariolina - Re, Luciano, Guida all’architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995, pp. 138-140
- Scarzella, Paolo (a cura di), Torino nell'Ottocento e nel Novecento. Ampliamenti e trasformazioni entro la cerchia dei corsi napoleonici, Celid, Torino 1995
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- Rosso, Michela, La crescita della città, in Tranfaglia, Nicola (a cura di), Storia di Torino. Dalla Grande Guerra alla liberazione, 1915-1945, Vol. 8, G. Einaudi, Torino 1998, pp. 425-471 Vai al testo digitalizzato
- 26 Itinerari di architettura a Torino / Architectural walks in Turin, Società degli architetti e degli ingegneri in Torino, Torino 2000
- Carla Barovetti, Armando Melis de Villa (ad vocem), in Ordine degli Architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Torino, Albo d’onore del Novecento. Architetti a Torino, Celid, Torino 2002
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Fonti Archivistiche
- ASCT Fondo danni di guerra, inv. 78, cart. 2, fasc. 7, n.ord. 3
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