La cultura crepuscolare di fine Ottocento

Dopo la stagione dell’impegno sociale, a fine Ottocento i letterati torinese tesero a una chiusura intimistica, domestica e crepuscolare.
Negli ultimi decenni del XIX secolo, con lo sfumare delle certezze del Positivismo, i letterati persero il senso della letteratura come missione nazionale e sociale, rifugiandosi nell’intimismo e nei toni crepuscolari, si pensi alle poesie giovanili di Arturo Graf e a quelle di Guido Gozzano.
Una ricostruzione estremamente efficace di un mondo perduto e sobrio è quella di Edoardo Calandra, che ha la sua espressione più riuscita, storica e psicologica, nel romanzo La bufera (1899).
Nel teatro si assistette a un certo declino, mentre si affermavano spettacoli di varietà, veglioni e balli. La cultura musicale si avviava invece verso un rinnovamento del quale furono protagonisti l’Istituto musicale della Città, la Società dei concerti e le edizioni musicali Bocca.
Bibliografia
- Giuseppe Zaccaria, Le riviste e l'idea di letteratura, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. VII, Einaudi, Torino 2001, pp. 961-975
- Giuseppe Zaccaria, La narrativa pedagogica, storica, sociale, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. VII, Einaudi, Torino 2001, pp. 929-959
- Marziano Guglielminetti, Le scuole di poesia, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. VII, Einaudi, Torino 2001, pp. 885-928
- Basso, Alberto, La musica, in Levra, Umberto (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. 7, G. Einaudi, Torino 2001, pp. 988-1006 Vai al testo digitalizzato
- Luciano Tamburini, Il teatro: compagnie e copioni, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. VII, Einaudi, Torino 2001, pp. 979-987