Scheda: Evento - Tipo: Storico

La peste del 1630

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Tra il 1630 e il 1631 a Torino infuriò la peste, la città fu abbandonata da tutte le autorità, solo il Consiglio comunale e i religiosi rimasero a prestare la loro opera in città. Figure fondamentali furono il sindaco Bellezia e il protomedico Fiocchetto.


Data dell'evento: 1630

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  • sala 1580

Nel 1630, quando a Torino scoppiò la peste, lo Stato era stretto tra le guerre e  Vittorio Amedeo I era appena succeduto al padre. Il più grave «contagio» mai infuriato in città causò la morte di quasi un terzo dei circa 25.000 abitanti in poco più di un anno.

Contro il morbo non c’erano difese tranne la fuga e molti lasciarono la città, compresi, nel momento più drammatico, il duca, la corte, i ministri e i pubblici funzionari.

A reggere la città e ad adoperarsi contro la malattia, rimase solo il Consiglio comunale, con il suo sindaco Gian Francesco Bellezia, figura di riferimento, che sarebbe poi assurto ad alte cariche di Stato. Accanto al Municipio rimasero i religiosi degli Ordini regolari, che prestavano la loro opera nei due lazzaretti torinesi. Non mancarono i medici tra cui spiccò il protomedico Giovanni Fiocchetto, attivissimo collaboratore degli amministratori comunali, il quale, oltre a curare, cercò di comprendere le cause del male scrivendo anche un trattato rimasto celebre.

Dopo di allora la popolazione riprese a crescere vigorosamente, in controtendenza rispetto alle altre città d’Italia,  ancora soprattutto per l'immigrazione, sino a raggiungere i circa 44.000 di fine secolo.