La fine della Prima guerra mondiale

Il sollievo per la conclusione del conflitto ebbe brevissima durata: ben presto, infatti, si diffusero in città nuovi problemi economici e frustrazione, preludi del cosiddetto "biennio rosso" e del fascismo.
La fine della Prima guerra mondiale, che in quattro anni aveva progressivamente reso difficile la vita in città, come ben dimostrato dagli scioperi del 1917, fu segnata da manifestazioni di giubilo di patriottici e interventisti (3 novembre), celebrazioni ufficiali in Municipio (4 novembre) e dal contemporaneo consiglio d'amministrazione della Fiat, preoccupata sia per la futura produzione che per il diffuso malcontento operaio.
La gioia ebbe però breve durata, e ben presto si aprì per la città un periodo di nuove difficoltà e gravi problemi. Si dovettero infatti affrontare la smobilitazione e la riconversione industriale, crebbe la disoccupazione e i generi di prima necessità divennero progressivamente più dispendiosi ("caroviveri") non di rado al di fuori della portata dei ceti più poveri, cosa che provocò ripetute proteste popolari con banchi di mercato rovesciati e negozi presi d’assalto.
Non stava molto meglio la piccola borghesia, i cui guadagni furono erosi dall’inflazione, e nonostante l'insoddisfazione di questa classe non si manifestasse in maniera particolarmente visibile, sarebbe stata proprio una delle basi del nascente fascismo.
Bibliografia
- Renzo Del Carria, Proletari senza rivoluzione, vol.3, Savelli, Milano 1970
- Spriano, Paolo, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, G. Einaudi, Torino 1972
- Rugafiori, Paride, Nella Grande Guerra, in Tranfaglia, Nicola (a cura di), Storia di Torino. Dalla Grande Guerra alla liberazione, 1915-1945, Vol. 8, G. Einaudi, Torino 1998, pp. 5-104 Vai al testo digitalizzato