Giardino medievale di Palazzo Madama
Nel fossato di Palazzo Madama è stato realizzato un giardino che riprende, nell’organizzazione degli spazi e nella scelta delle essenze, le indicazioni fornite dai documenti quattrocenteschi relativi alle spese e agli arredi del Castello. Nel giardino si distinguono un hortus (orto), un viridarium (bosco e frutteto) e un iardinum domini (giardino del principe).
Il Giardino medievale di Palazzo Madama, ospitato negli spazi del fossato, è stato inaugurato il 5 luglio 2011. Il progetto, realizzato grazie al contributo della Fondazione CRT nell’ ambito del più ampio programma “Giardini e Parchi Storici”, nasce dall’intento di sfruttare le potenzialità di uno spazio a cui, dalla riapertura di Palazzo Madama, il 16 dicembre 2006, non era stata ancora data una specifica connotazione. Il progetto è di Diego Giachello e Marco Gini (Officina delle idee), Alfonso Famà (Città di Torino) ed Edoardo Santoro per il verde; la ricerca storica e documentaria si deve a Clelia Arnaldi di Balme e Simonetta Castronovo.
Le prime notizie sul giardino del castello di Torino risalgono al 1402, con i documenti che registrano le spese per l’ingrandimento dell’edificio durante il governo di Ludovico principe d’Acaia (1402-1418): queste note dedicavano largo spazio alla descrizione delle Opera viridaria (arredo verde). Le fonti che citano il giardino sono i Conti della Vicaria e Clavaria di Torino, i registri in cui il clavario della città - che nel Medioevo amministrava la città per conto dei principi d’Acaia e poi dei duchi di Savoia - annotava le spese sostenute via via per la manutenzione del castello e delle fortificazioni cittadine. I Conti esaminati, conservati presso l’Archivio di Stato di Torino (Sezioni Riunite), abbracciano un arco cronologico che va dal 1402 al 1516.
Il nuovo progetto del giardino ha seguito le indicazioni contenute nei documenti, rispettando la tradizionale suddivisione dello spazio in hortus (orto), viridarium (bosco e frutteto) e iardinum domini (giardino del principe) come anche la presenza degli arredi tradizionali (falconara, porcilaia, recinto delle galline). Nel nuovo spazio sono state messe a coltura piante e specie vegetali citate nelle carte antiche e, accanto a queste, sono state inserite anche piante ed erbe non descritte nelle fonti ma certamente presenti nei giardini medievali, come indicano le immagini presenti nei trattati di agricoltura e piante medicinali illustrati in Italia e Francia fra XIV e XV secolo.
Orto (hortus)
Organizzato secondo uno schema a scacchiera formato da aiuole rettangolari, l’orto è uno spazio frequentato dal principe durante le passeggiate all’ombra dei peri e dei meli, e dai giardinieri del castello, che curavano legumi, ortaggi, aromi, destinati alla cucina, e erbe curative. La recinzione serviva per impedire l’accesso degli animali nelle aree coltivate.
Bosco e frutteto (viridarium)
Il viridarium (dal latino viridis, verdeggiante) è un boschetto con piante ad alto fusto, spesso posto fuori dalle mura del castello; in esso erano normalmente presenti la porcilaia, la falconara, la colombaia e i mulini. Quest’area, nel caso del castello torinese, era molto vasta e poteva anche richiedere l’impegno di cinquanta giardinieri. Oltre a castagni, noci, salici, pruni, sorbi, ciliegi, ulivi e palme – tutti citati nei documenti antichi – parte di questo spazio era occupata dalla vigna del principe, che produceva il vino per la mensa del castello.
Giardino del principe (iardinum domini)
Lo spazio in cui il principe si dedicava alla lettura, alla conversazione, al riposo e al gioco era il giardino vero e proprio. Era collocato sul limite meridionale della città, vicino alla cinta muraria e alla Porta Fibellona; era chiuso da mura costeggiate da cespugli di more, lastricato in pietra e presentava un pergolato di vite. Il suo aspetto doveva essere molto simile a quello tramandatoci dalle rappresentazioni quattrocentesche nei manoscritti e nelle pitture murali del Quattrocento: circondato da un fitto prato millefleurs, presenta di norma una fontana, topos della letteratura cortese, sedili in laterizio rivestiti d’erba e vasi in maiolica decorata con piante profumate come lavanda, salvia, maggiorana. In questa parte del giardino la principessa d’Acaia Bona di Savoia teneva una gabbia di pappagalli.
Bibliografia
- Arnaldi di Balme, Clelia - Castronovo, Simonetta, Organizzazione degli spazi e arredi del castello di Porta Fibellona, dal XIV al XVIII secolo, in Romano, Giovanni (a cura di), Palazzo Madama a Torino. Da castello medievale a museo della città, Fondazione CRT, Torino 2006, pp. 109-146
- Arnaldi di Balme, Clelia (a cura di), Palazzo Madama a Torino. Il giardino del castello, Electa, Milano 2011
- Lodari, Renata (a cura di), Atlante dei giardini del Piemonte, Libreria geografica, Novara 2017 , p. 172