Villa Sambuy, già Engelfred
Da corso Moncalieri, all'altezza del Ponte Isabella, una strada sale verso la collina. Ora si chiama strada vicinale da Ponte Isabella a San Vito, ma un tempo era chiamata strada dei Morti perché era il percorso dei funerali che dalla sottostante zona detta Borghetto salivano al piccolo cimitero di San Vito.
La prima vigna all'incrocio tra corso Moncalieri e la strada che porta a San Vito è quella che il Grossi chiama Loja, ora Sambuy.
Un lungo viale parallelo a corso Moncalieri sale lentamente e sbuca sulla spianata della villa, parzialmente rifatta a metà dell'800. Il Grossi la cita come vigna Loja del conte di San Giorgio, dal catasto si deduce che si trattava di Ignazio Bazano di San Giorgio, discendente di Francesco, staffiere di Carlo Emanuele I nel 1592.
Suo figlio Michele mantenne la villa fino al 1849 per venderla ai Margaria, nel 1861 passò agli Engelfred e poi ai Balbo Bertone di Sambuy.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA SAMBUY, GIÀ ENGELFRED
Corso Moncalieri 167
Villa.
L'edificio, di valore storico-artistico ed ambientale, costituisce esempio significativo di residenza pedecollinare di villeggiatura. Fondamentale il ruolo svolto dal parco nel qualificare l'affaccio verso il Po, in posizione dominante, su Corso Moncalieri.
Nella Carta topografica della Caccia [1762] l'edificio è indicato come «V. Boglione» e presenta impianto articolato e dissimmetrico. L'edificio era già preesistente al 1712, anno in cui il marchese Pietro Eugenio d'Angennes vende la vigna a Battista Lojia orefice. Il Grossi la ricorda appunto come «Il Loja villa, e vigna [...] evvi un palazzo moderno edificato circa nel 1780». La mappa napoleonica indica un edificio complesso, a blocco aggregato lineamente con una manica rustica disposta perpendicolarmente, e tale assetto pare conservarli all'epoca del rilevamento Rabbini (1866). L'assetto attuale, documentato sul rilevamento 1940 presenta una sostanziale riplasmazione tra Otto e Novecento.
Carta topografica della Caccia [1762]; A. GROSSI, 1791, p. 97; PLAN GEOMÉTRIQUE [...], 1805; [Catasto RABBINI], 1866, fol. XXVII; E. GRIBAUDI ROSSI 1975, pp. 539-540.
Tavola: 66
Bibliografia
- Guidi, Guido, Le chiese di Torino danneggiate dalla guerra, in «Torino. Rivista mensile municipale», A. XXV, n. 8, agosto, 1949, Torino, pp. 9-15 , p. 15 Vai al testo digitalizzato
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 646 Vai alla pagina digitalizzata
- Lodari, Renata (a cura di), Atlante dei giardini del Piemonte, Libreria geografica, Novara 2017 , p. 170