Amedeo Albertini (Torino, 4 gennaio 1916 - 13 marzo 1982)
Progettista di fiducia della grande industria (Fiat, Riv, Lavazza, Sai, Cassa di Risparmo di Torino), realizza nel secondo dopoguerra opere di rappresentanza e spesso tecnologicamente innovative, soprattutto nel campo delle architetture direzionali, del terziario e industriali a Torino (dalla sede Fiat di corso Marconi nel 1951 al Museo dell’Automobile nel 1960).
Amedeo Albertini nasce a Torino il 4 gennaio 1916. Dopo aver trascorso l'infanzia a Brescia, città natale del padre Angelo, pittore e architetto, e in cui si diploma presso il locale liceo classico, nel 1934 si iscrive alla Facoltà di Architettura del Regio Politecnico di Milano. L’anno successivo si trasferisce al Politecnico di Torino, dove si laurea nel 1939 (relatore Giovanni Muzio). Nel 1940 è assunto dalla Divisione costruzioni e impianti della Fiat, diretta da Vittorio Bonadè Bottino. Iscritto all'Ordine degli Architetti dal 1942, inaugura il proprio studio professionale alla metà degli anni Cinquanta, mentre nel 1959 lascia l'incarico alla Fiat, azienda con cui mantiene un'intensa collaborazione professionale, soprattutto tramite Bonadè Bottino. Dal rapporto con la famiglia Agnelli (e in particolare con Gianni, per il quale progetta nel 1961 una villa sulla collina torinese, e Umberto, per il quale realizza, tra l’altro, le ville di Donoratico nel 1967 e "La Mandria" nel 1974), divenuto di amicizia, nascono numerosi incarichi.
Nel 1963 apre uno studio a Roma; dal 1969 inizia la collaborazione con il figlio Paolo, che nel 1974 apre un proprio studio. Progettista di fiducia della grande industria (Fiat, Riv, Lavazza, Sai, Cassa di Risparmo di Torino), costantemente aperto al confronto con la cultura internazionale, realizza opere di rappresentanza e spesso tecnologicamente innovativi, soprattutto nel campo delle architetture direzionali, del terziario e industriali a Torino (dalla sede Fiat di corso Marconi nel 1951 al Museo dell’Automobile nel 1960) e, in Italia, a Milano, Roma e Napoli; all’estero, a Parigi, in Messico, Etiopia, Ghana e Nigeria. Nella Torino dell’industrializzazione accelerata e del boom edilizio, la produzione di Albertini, minoritaria dal punto di vista quantitativo (pur con numerose realizzazioni nel campo della residenza di pregio), si configura come un'alternativa all'edificato corrente e, insieme, indica "una propria linea di continuità dell’esperienza razionalista e dell’International Style" (Re 2002). Significativa è anche la collaborazione con artisti torinesi, tra cui Ezio Gribaudo e Roberto Terracini nel Sacrario del collegio San Giuseppe (1955). Albertini muore a Torino il 13 marzo 1982.
Bibliografia
- Magnaghi, Agostino - Monge, Mariolina - Re, Luciano, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995
- Montanari, Guido, Amedeo Albertini: fantasia e tecnica nell'architettura, Skira, Milano 2007
- Martini, Alessandro, Uffici Sai, in Giusti, Maria Adriana - Tamborrino, Rosa, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), U. Allemandi, Torino 2008, p. 311
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