Tito Cassio Licinio
Le epigrafi recuperate demolendo il bastione della Consolata, costruito dai Francesi tra il 1536 e il 1542, e i vicini tratti della cinta di età romana erano probabilmente servite come materiale per riparazioni o rinforzi delle murature antiche.
Introduzione
L’iscrizione è voluta da Tito Cassio Licino per sé, per i genitori, per i due fratelli e probabilmente per la moglie. La realizzazione dell’opera, per volere testamentario, è affidata a Tito Cassio Italico, liberto della famiglia, che ne approfitta per evidenziare il suo ruolo di sacerdote del culto imperiale.
L'iscrizione
T(itus) Cassius L(uci) f(ilius) Licinus / sibi et / L(ucio) Cassio L(uci) f(ilio) Capitoni / patri, / Mantiae L(uci) f(iliae) Tertiae matri, / L(ucio) Cassio L(uci) f(ilio) Rufo fratri, / Cassiae L(uci) f(iliae) Maxumae sorori, / Vettuleiae L(uci) f(iliae) Maxumae / t(estamento) f(ieri) i(ussit) / T(itus) Cassius T(iti) l(ibertus) Italicus / VIvir f(aciendum) c(uravit)
Tito Cassio Licino, figlio di Lucio, per sé e per il padre Lucio Cassio Capitone, figlio di Lucio, per la madre Mantia Terzia, figlia di Lucio, per il fratello Lucio Cassio Rufo, figlio di Lucio, per la sorella Cassia Maxuma, figlia di Lucio, per Vettuleia Maxuma figlia di Lucio. Ordinò che fosse fatto per testamento. Tito Cassio Italico, liberto di Tito, seviro, curò la realizzazione.
Bibliografia
- Mommsen, Theodor, Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL). Inscriptiones Galliae Cisalpinae Latinae. Inscriptiones regionum Italiae undecimae et nonae, Vol V. Pars II, Academiae litterarum regiae Borussicae apud Georgium Reimerum, Berlino 1877 , 7019 Vai al testo digitalizzato
- Mercando, Liliana - Paci, Gianfranco, Stele romane in Piemonte, Bretschneider, Roma 1998 , part. p. 154, n. 83
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Ente Responsabile
- MuseoTorino
- Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie