Reggia di Venaria Reale
Voluta da Carlo Emanuele II come residenza venatoria e di piacere, è la più imponente e grandiosa tra le dimore facenti parte della corona di delitie (cioè il sistema delle residenze extraurbane dei Savoia connesso con la città capitale), tanto da poter essere paragonata alla più importanti regge europee di fine Seicento.
1. Cronologia
La residenza è il risultato di cinque grandi fasi edilizie che vedono impegnati altrettanti architetti di corte:
1659-1680, costruzione, Amedeo di Castellamonte;
1699-1713, ampliamento, Michelangelo Garove;
1716-1728, ampliamento, Filippo Juvarra;
1739 e 1751-1765, ampliamento, Benedetto Alfieri;
1788-1789, ampliamento, Giuseppe Battista Piacenza e Carlo Randoni.
2. Storia: le diverse fasi di costruzione
Commissionata nel 1659 da Carlo Emanuele II (1634-1675) al Primo Ingegnere ducale Amedeo di Castellamonte (1610-1683) come residenza venatoria e di loisir (cioè di piacere), viene successivamente ampliata dagli architetti di corte Michelangelo Garove (1648-1713) e Filippo Juvarra (1678-1736) per volontà di Vittorio Amedeo II (1666-1732), che ne fa l’espressione architettonica della magnificenza sabauda e dello Stato assoluto. Garove aveva previsto un’unica corte delimitata da due gallerie simmetriche che si concludevano con due padiglioni, destinati a ospitare il teatro (a nord) e la cappella regia (a sud): il grandioso intervento juvarriano si innesta, dal 1716, sulla galleria meridionale, l’unica del progetto garoviano a essere stata realizzata, con la sottostante citroniera e i padiglioni simmetrici dei suoi attestamenti. Juvarra, Primo Architetto di S. M., amplia le finestre della galleria, detta “Galleria Grande”, per conferire maggiore luminosità all’ambiente interno e ne dispone il rifacimento e l’innalzamento della volta, incaricando lo stuccatore luganese Pietro Filippo Somasso dell’esecuzione degli apparati decorativi, che verranno portati a termine dal luganese Giuseppe Bolina tra il 1768 e il 1772; viene anche completato il padiglione verso il borgo. Si devono inoltre all’architetto messinese la cappella di Sant’Uberto e l’originale e ingegnoso progetto della Citroniera con l’adiacente Grande Scuderia, riunite in un unico corpo la cui facciata funge da fondale aulico all’allea del “Giardino a Fiori”. I lavori per la duplice fabbrica della Scuderia e Citroniera vengono iniziati nel 1720 e si protraggono fino al 1729; alla realizzazione degli apparati decorativi a stucco di entrambi gli ambienti collaborano diversi artisti di origine luganese.
Il progetto juvarriano, rimasto incompleto nelle opere di finitura (esterni di Sant’Uberto, della Citroniera e della Scuderia) e nella costruzione delle maniche delle nuove scuderie, acquisisce unitarietà dal 1739 grazie all’intervento di Benedetto Alfieri (1699-1767), Primo Architetto Regio di Carlo Emanuele III (1701-1773).
Nel 1788-89 gli architetti Giuseppe Battista Piacenza (1735-1818) e Carlo Randoni (1755-1831) si occuperanno dell’allestimento secondo il gusto neoclassico dei nuovi appartamenti al primo piano destinati ai duchi d’Aosta, ponendo sostanzialmente fine alle vicende architettoniche e decorative del complesso.
Bibliografia
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Sitografia
Fonti Archivistiche
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