Le Olimpiadi del 2006 e la prospettiva turistica
Il legame di Torino con i monti ne fece la sede dei XX Giochi Olimpici Invernali nel 2006. Fu l’occasione per ristrutturare edifici storici e per costruirne altri, per dare opportunità alla cultura e per fare scoprire a turisti e abitanti una città diversa.
Torino, capoluogo urbano di pianura, fu scelta come sede dei Giochi Olimpici Invernali per il suo stretto legame con le montagne che la circondano.
La ventesima edizione dei Giochi Invernali (10-26 febbraio 2006, seguita dalla nona edizione dei Giochi paralimpici invernali, 10-19 marzo) determinò la ristrutturazione di importanti edifici destinati a nuovi usi (tra cui Palavela e Stadio Olimpico, ex Stadio Comunale), l’edificazione ex novo di altri (tra cui il Palaisozaki) e un consistente impegno culturale (che portò ad esempio alla riapertura del Museo di Arte Antica a Palazzo Madama), frutto dell’azione coordinata di tutte le istituzioni cittadine, partecipi dello sforzo del Comitato organizzatore.
Alle Olimpiadi parteciparono ottanta rappresentanze nazionali (39 alle Paralimpiadi) e furono impegnati 18.000 volontari ufficiali (anche se le domande pervenute erano state più del doppio).
Le premiazioni si svolsero in Piazza Castello (ribattezzata Medals Plaza, nome non gradito a tutti i torinesi). Per sportivi, giornalisti e turisti italiani e stranieri fu l'occasione di scoprire una città che «non credevano così bella», per i torinesi l'occasione di scoprirla diversa. La notte bianca del 19 febbraio fu ripetuta il 27 dello stesso nome visto l'enorme successo riscosso.
L'Olimpiade rappresentò inoltre lo stimolo alla nascente vocazione turistica della città (l’inizio si data al 1998). Da allora, le presenze in città sono aumentate del 65%, con una ricaduta sull'indotto, che è cresciuta da 20 milioni di euro l'anno nel 2000 a 162 milioni di euro l'anno nel 2010.