Palazzo Pallavicino Mossi, già Caisotti di Casalgrasso
Il Palazzo, edificato negli anni Quaranta del Seicento in contrada Santa Teresa, ha più volte cambiato denominazione all’avvicendarsi dei vari proprietari. A partire dalla metà dell’Ottocento si è legato al nome di importanti istituti bancari.
Cronologia
1648: in un atto di vendita riferito al marchese Paolo Matteo del Carretto si fa riferimento a un palazzo in costruzione nella zona dell’attuale via Santa Teresa
1690: il palazzo viene venduto a Sigismondo Francesco d’Este
1710: la proprietà dell’edificio passa a Ignazio Caisotti di Casalgrasso
1856: un’ala del palazzo è occupata dal Banco di Sconto e Sete
1863: l’edificio ospita la Cassa di Sconto di Torino
fine ’800-inizio ’900: al piano terra del palazzo sono ospitate la Banca Subalpina e poi la Banca Commerciale
1985: primo restauro e consolidamento dell’immobile
2011: secondo restauro dell’edificio
2011: il palazzo diviene sede della Banca Regionale Europea
Il Palazzo
Situato nell’isolato di San Giuseppe, nella contrada di Santa Teresa che ricalca l’antico tracciato delle mura romane, il Palazzo Caisotti di Casalgrasso e poi Pallavicino Mossi ha una storia scarsamente documentata e molto frammentaria, dovuta ai diversi passaggi di proprietà registrati nel corso del tempo.
Il primo documento noto è un atto di vendita del 1648 riferito al marchese Paolo Matteo del Carretto, in cui si fa riferimento a un palazzo in costruzione nella zona dell’attuale via Santa Teresa. Intorno al 1690, è attestata la vendita al principe Francesco Sigismondo D’Este e, nel 1710, alla famiglia Caisotti di Casalgrasso. Le vicende della proprietà dello stabile a inizio Ottocento diventano ancora più complesse, intricate fra vendite ed eredità, fin quando nel 1850 Lodovico Pallavicino Mossi acquista tutto il palazzo, mobili e infissi compresi, per la somma di 350.000 lire.
Dal 1856 un’ala del palazzo è occupata dal Banco di Sconto e Sete, che nel 1863 si fonderà con la Cassa di Sconto di Torino. Da questo momento, la storia del palazzo rimane legata a quella di importanti istituti bancari.
Non è noto il nome dell’architetto autore del progetto originario del palazzo né è possibile definire con precisione i tempi di realizzazione. Per le parti attribuibili alla prima fase dei lavori, negli anni ’40 del Seicento, l’edificio presenta una tipologia piuttosto convenzionale, con la tipica sequenza portale-atrio-cortile, genericamente riconducibile alle indicazioni date dall’architetto ducale Carlo di Castellamonte al momento del primo ampliamento della città, a inizio Seicento. La critica tende poi ad assegnare a una fase di pieno Settecento un consistente rifacimento del palazzo, attribuendo in particolare la facciata all’architetto Giovanni Battista Borra. L’attuale disegno del fronte esterno risale al 1852 e si deve all’architetto Amedeo Peyron, con linee che si richiamano a canoni neoclassici e un aspetto omogeneo e rigoroso, ingentilito soltanto dal cancello in ferro del portale d’ingresso e dalla balaustra del soprastante balcone.
Dal portale si accede al cortile interno, sul quale si affaccia il corpo principale del palazzo, nella cui facciata si apre un bell’esempio di finestra a serliana. Un tempo era possibile proseguire con la carrozza fino alla zona delle scuderie posta dietro il palazzo in un secondo cortile, di dimensioni ridotte, su cui si affacciavano gli ambienti destinati alle maestranze di servizio e, al piano superiore, un camminamento attorniato da glicini destinato alla contessa Pallavicino.
All’interno si conservano alcuni ambienti di grande interesse, come lo scalone, la settecentesca sala degli specchi, riconducibile all’ambito del pittore di corte Claudio Francesco Beaumont e varie sale decorate con trompe l’oeil raffiguranti sfondati architettonici e pergolati. Notevole è il soffitto dipinto della stanza che in origine era probabilmente adibita a cappella privata della contessa Pallavicino: presenta un gioco di puttini in volo che sostengono un delicato pizzo trasparente su uno sfondo celeste. L’’opera è firmata “Fratelli Mosselli 1866”.
Il palazzo rappresenta oggi un’interessante testimonianza dei cambiamenti strutturali e decorativi susseguitisi nel corso del tempo, rispecchiando i gusti dei vari proprietari e le mode che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’architettura sabauda.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
PALAZZO CAISOTTI DI CASALGRASSO
Via S. Teresa 11
Palazzo residenziale.
Palazzo seicentesco con caratteristico cortile loggiato a due ordini, di valore storico-artistico e ambientale; originariamente palazzo"entre court et jardin".
Il palazzo è stato ristrutturato nel Settecento e nell'Ottocento; la struttura architettonica originaria del cortile è ancora riconoscibile.
ASCT. Progetti Edilizi, f. 1/1851; ISTITUTO DI ARCHITETTURA TECNICA, 1968, vol. I. p. 635.
Tavola: 41
Bibliografia
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 312 Vai alla pagina digitalizzata
- Grosso, Roberto - Sanesi, Roberto, Dal Seicento al Novecento: i palazzi di via Santa Teresa, sede a Torino della Banca commerciale italiana, Banca commerciale italiana, Milano 1995 , pp. 13-37