Scheda: Tema - Tipo: Società e costume

Il Ghetto

Gli ebrei torinesi erano presenti in città da oltre tre secoli quando la reggente istituì il ghetto vicino a piazza Carlina nel quale li obbligò ad andare a vivere, sottoposti a severi controlli.


Periodo di riferimento: XVII secolo

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  • sala 1680

Gli ebrei vissero in Torino abbastanza tranquillamente sino al 1679, quando la reggente Maria Giovanna Battista, anche per le pressioni francesi alle quali le era difficile resistere, istituì il ghetto in città. Unico in Piemonte sino al 1723, quando furono resi obbligatori ovunque. Il ghetto era inizialmente limitato a un isolato delimitato dalle vie Maria Vittoria, San Francesco da Paola, Principe Amedeo e Bogino; poi avrebbe  occupato, presso piazza Carlina (Carlo Emanuele II), anche l'isolato le vie Maria Vittoria, Des Ambrois e San Francesco da Paola dove si nota ancora l'altezza ridotta dei solai, riconoscibile dalle file serrate di finestre, testimonianza della densità degli alloggi, resasi necessaria con l'aumento della popolazione.

Vittorio Amedeo II confermò e accentuò le rigide regole per la società ebraica piemontese con le Regie Costituzioni del 1723 e le successive del 1729, e le condizioni socio-economiche degli ebrei peggiorarono progressivamente, sino all’emancipazione del secolo successivo. Tuttavia, fra XVII e XVIII sec., la comunità ebrea torinese aumentò lentamente causando il menzionato allargamento del ghetto, che restava, però, uno spazio assai ristretto. Passò dalle circa 750 persone di inizio secolo, al migliaio di cinquant’anni dopo, alle oltre 1500 di fine secolo, anche se il loro peso percentuale (2% ca.) non variava, poiché nel contempo cresceva anche il numero complessivo degli abitanti.

 

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