Rosa Vercellana (Nizza Marittima 3 giugno 1833 – Pisa 26 dicembre 1885)
Rosa Vercellana, conosciuta come la Bela Rosin, diventa amante di Vittorio Emanuele II in giovane età e il loro rapporto durerà tutta la vita. Nel 1858 il Re le concede il titolo di Contessa di Mirafiori e Fontanafredda e la loro unione verrà ufficializzata nel 1877 con un matrimonio morganatico.
Rosa Vercellana nasce a Nizza Marittima il 3 giugno 1833 da Giovanni Battista e Teresa Griglio. Il padre, militare di carriera, dopo essersi distinto nell'esercito napoleonico ottiene una medaglia al valore e il grado di “tamburo maggiore” nei granatieri di Sardegna dell'esercito di Carlo Alberto.
Nel 1847 il padre di Rosa è a capo del presidio della tenuta di caccia di Racconigi, dove la ragazza, allora quattordicenne, conosce Vittorio Emanuele. I primi incontri tra il principe ereditario, già sposato con Maria Adelaide d'Asburgo Lorena e con quattro figli, e la giovane Rosa avvengono in gran segreto, per non sfidare l'opposizione del re Carlo Alberto e delle leggi dell’epoca.
A differenza del rapporto con le altre numerose amanti, quello tra Vittorio Emanuele e la Bela Rosin durerà per tutta la vita. La relazione suscita un grande scandalo ed è avversata sia dai nobili che dai politici, specialmente dopo la morte della regina, avvenuta nel 1855, ma Vittorio Emanuele non cede e l'11 aprile 1858 nomina Rosa Vercellana Contessa di Mirafiori e Fontanafredda, comprando per lei il castello di Sommariva Perno. Con lo stesso decreto il re attribuisce incarichi di prestigio ai familiari di Rosa e assegna il cognome Guerrieri ai loro figli, Vittoria ed Emanuele.
Nel 1869 il Re si ammala gravemente e, temendo di morire, sposa Rosa Vercellana con il solo rito religioso. Il matrimonio civile avverrà soltanto il 7 ottobre 1877 a Roma e da questo momento Rosa diventerà la sposa morganatica del Re, e in quanto tale priva dei diritti e poteri di una regina. Tre mesi dopo, il 9 gennaio 1878, Vittorio Emanuele muore.
Rosa trascorre gli ultimi anni della sua vita nel palazzo Feltrami di Pisa, che il Re aveva acquistato per la figlia Vittoria. Alla sua morte, il 26 dicembre 1885, la casa reale le nega il diritto di riposare accanto al marito nel Pantheon di Roma. I figli decidono quindi di innalzare per lei un mausoleo a Torino, sul modello del Pantheon romano, ancora oggi dedicato alla memoria della Bela Rosin.
Bibliografia
- Truffa, Abele, La bella Rosin, regina senza corona, Scuola tipografica S. Giuseppe, Asti 1969
- Piovano, Anita, La contessa di Mirafiori: il fascino misterioso di una regina senza corona, Gribaudo, Cavallermaggiore 1985
- Borelli, Pierfelice, Cronache di Rosa Vercellana contessa di Mirafiori, Firenze libri, Firenze 1989
- Gervaso, Roberto, La bella Rosina: amore e ragion di Stato in Casa Savoia, Bompiani, Milano 1991
- Farinetti, Gianni, Regina di cuori: la donna che Vittorio Emanuele amò tutta la vita, Marsilio, Venezia 2011