Casermette di Borgo San Paolo, ex Centro Raccolta Profughi
Giunti in Italia gli esuli giuliano-dalmati trovano sistemazione all’interno di Centri di Raccolta Profughi: un totale di 109 strutture diffuse a macchia di leopardo sull’interno territorio nazionale. Tra queste vi sono le Casermette di borgo San Paolo, attive dal 1944 al 1966, e oggi sede del V Reparto Mobile della Polizia di Stato.
1. Storia dell'edificio
Poste alla periferia della città, nel quartiere di borgo San Paolo, in un vecchio complesso militare, e attive dal 1944 come alloggiamenti per sinistrati e sfollati torinesi, per “rimpatriati dall’estero, ex internati dalla Germania e reduci dalla prigionia” (1), le Casermette sono individuate dal Comune come il luogo idoneo a ospitare i profughi giuliano-dalmati giunti in città. La struttura, che può contenere un massimo di 1.600 persone, è gestita dall’Ente Comunale di Assistenza, che si occupa, insieme al Ministero dell’Assistenza Post Bellica, della distribuzione di generi alimentari, vestiario e dell’erogazione di un sussidio giornaliero. Alle Casermette le prime tracce di profughi giuliano-dalmati risalgano al settembre 1946, quando raggiungono la quota di 132 unità sul totale delle 1.389 persone ospitate. Un numero cresciuto negli anni seguenti, come dimostrano le 1.480 presenze del 1947, diventate 1.654 l’anno successivo e 1.604 nel 1949 (2). Con l’inizio degli anni Cinquanta, si assiste a una progressiva diminuzione dei giulano-dalmati passati dalle 1.461 unità del 1951 a 78 del 1956 (3). Una flessione che raggiunge il proprio apice nel biennio 1955-1957 e che trova la sua principale motivazione nel trasferimento delle famiglie giuliane nelle abitazioni di edilizia popolare del neonato Villaggio di Santa Caterina. Nel 1966 il comune delibera il risanamento dell’area delle Casermette: la parte Nord è consegnata al Ministero dell’Interno e da esso assegnata alla Polizia di Stato, mentre la parte Sud è destinata a ospitare parte delle famiglie abitanti nei vari baraccamenti cittadini, primi tra tutti quelli corso Polonia.
Vita quotidiana alle Casermette
Alle Casermette, al cui interno, secondo i dati raccolti dall’Ente Comunale di Assistenza, transitano complessivamente tra il 1944 e il 1954 “non meno di 7.600 persone”(4), la permanenza dei profughi si protrae per diversi anni. La struttura è dotata di servizi necessari ad agevolare la vita quotidiana degli ospiti: una cucina, poi dismessa, che provvede al confezionamento e alla distribuzione dei pasti, un’infermeria, un ambulatorio medico, una scuola materna e una scuola elementare. Nel centro sono inoltre presenti spacci per la vendita di generi alimentari e tabacchi e luoghi di svago: ovvero una sala cinematografica, una biblioteca e un circolo ricreativo. Il mantenimento dell’ordine pubblico è affidato a una squadra di polizia, responsabile anche della regolamentazione giornaliera dei flussi di entrata e uscita dal campo, al cui interno la vita scivola via tra precarietà e disagi. I nuclei familiari ospitati nei grandi cameroni del centro di raccolta, vivono ammassati in box di pochi metri quadrati, separati gli uni dagli altri da coperte, lenzuola o semplici barriere di compensato. Una promiscuità che porta i profughi a vivere in una condizione di incertezza, scandita da difficoltà legate alle precarie condizioni igieniche, alla mancanza di spazi individuali e all’isolamento dal contesto cittadino. I campi finiscono per essere un mondo a parte, con tempi e regole proprie, estraneo al resto della città. All’interno delle Casermette i giuliano-dalmati convivono con altre categorie di persone: “gli italiani rimpatriati dalle ex colonie africane e dalle isole greche”(5), i sinistrati e gli sfollati di guerra, stringendo con essi legami di solidarietà e amicizia destinati a durare nel tempo.
2. Bombardamenti
Il complesso militare delle Casermette San Paolo fu interessato dalle incursioni aeree dell'agosto 1943. Bombe dirompenti causarono il distacco totale della copertura del tetto del sesto edificio, gravi danni alla copertura del tetto del quinto, lesioni a soffitti e muri divisori, schiantamento ed asportazione degli infissi. Dalla scheda di censimento dei danni della Divisione Urbanistica e Statistica, in data 29 settembre 1945 risultava un ripristino parziale dei locali sinistrati.
Note
1. Archivio Storico della Città di Torino, Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1114, Fascicolo 3, Campo profughi Casermette: relazioni 1944-1955
2. Città di Torino, Divisione Lavoro e Statistica, Annuari statistici 1946-1950, Torino, Città di Torino, 1946-1951
3. Archivio Storico della Città di Torino, Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1117, Fascicolo 1, Dimissioni e accettazioni di profughi al C.R.P. Corrispondenza (1951-1956).
4. Archivio Storico della Città di Torino, Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1114, Fascicolo 3, Campo profughi Casermette: relazioni 1944-1955
5. Costantino Di Sante, I campi profughi in Italia, in Guido Crainz, Silvia Salvatici, Raoul Pupo, Naufraghi della pace. Il 1945, i profughi e le memorie divise d’Europa, Donzelli, Roma, 2008, p. 146
Bibliografia
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Sitografia
Fonti Archivistiche
- Archivio Storico della Città di Torino, fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1107, Fascicolo 3, Smobilitazione e chiusura CRP. 1955-1956
- Archivio Storico della Città di Torino, fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1108, Fascicolo 2, Campo profughi Casermette: assistenza, corrispondenza e pratiche varie, 1947.
- Archivio Storico della Città di Torino, fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1114, Fascicolo 3, Campo profughi Casermette: relazioni 1944-1955.
- Archivio Storico della Città di Torino, fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1232, Fascicolo 1, Corrispondenza con la Prefettura (1945-1947).
- Archivio Storico della Città di Torino, fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1117, Fascicolo 1, Dimissioni e accettazioni di profughi al C.R.P. Corrispondenza (1951-1956).
- ASCT, Fondo danni di guerra, inv. 2376, cart. 47, fasc. 1, n. ord. 3
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Ente Responsabile
- ISMEL
- Museo Diffuso della Resistenza della Deportazione della Guerra dei Diritti e della Libertà