Cascina Scaravella
La cascina, ora non più esistente, era situata all’incrocio ideale degli odierni corso Brin e via Assisi sull’area occupata poi dallo stabilimento Vitali delle Ferriere-Teksid.
La cascina, ora non più esistente, era situata all’incrocio ideale degli odierni corso Brin e via Assisi sull’area occupata poi dallo stabilimento Vitali delle Ferriere-Teksid. Fondata nel 1456 sul podere del preesistente castellaccio di Vialbe dagli Scaravello, aristocratici vercellesi da cui prende il nome. L’edificazione della cascina s’inserisce in una serie di importanti investimenti volti a una gestione più intensiva del fondo quali l’apertura della Bealera Vecchia di Lucento nel 1460 e la costruzione nel 1488 della vicina cascina Bianchina, poi centro poderale autonomo. La terra è lavorata da mezzadri e dalle loro famiglie che vivono nella cascina tenendosi parte del raccolto. Nel 1486 gli Scaravello per impedire l’erosione della proprietà da parte della Dora ne deviano l’ansa attigua.
Danneggiata nel 1640 durante l’assedio di Torino, nel 1669 la Scaravella assume l’aspetto a corte chiusa. Specializzandosi nella coltivazione di prodotti come il fieno da vendere sul mercato, la terra è affidata non più a mezzadri, ma a manodopera salariata. Durante l'assedio del 1706 la cascina passa ai Faussone di Montaldo. I Francesi del Generale De La Feuillade allestiscono alle cascine Scaravella e Bianchina una postazione di tre grossi pezzi d’artiglieria, da cui, per due mesi, bombardano il vicino fortino di Valdocco. Dopo averle abbandonate, nel giorno della battaglia decisiva ( 7 settembre 1706), in un ultimo tentativo i francesi si riorganizzano mirando con le loro artiglierie alle cascine semidistrutte, nella speranza di riconquistarle. I successivi restauri non cancellano completamente le tracce degli avvenimenti del 1706: il baluardo rimane crivellato, proiettili francesi e alleati rimangono conficcati nei muri e nei sotterranei; alcuni di essi sono oggi conservati al Museo Pietro Micca. Il pilastrino con l’effige della Consolata, demolita la cascina, è stato in seguito trasportato nell’edicola religiosa all’angolo di Via Assisi e via Verolengo.
Il Grossi definisce la Scaravella “cascina con grosso ed antico edificio, in un angolo evvi una torre dell'Illustrissimo signor Marchese Faussone di Montaldo […]. Vicino all'ingresso di detta cascina evvi un ter mine dell'accampamento francese nel 1706, in cui è scolpita l'immagine della Santissima Vergine della Consolata”; la struttura della fabbrica è a corte chiusa già nella Carta Corografica del Grossi e la sua notevole estensione, che la fa indicare come “grosso edificio”, si può desumere anche dai catasti in cui si conta più di una giornata di terreno tra casa rustica, casa civile, fornace e cortile.
Nel 1857 è rilevata dall’industriale Enrico Martinolo, già proprietario della cascina Commenda. Intorno al 1928 e al 1929 passa alla Fiat che la demolisce per ampliare lo stabilimento Vitali.
Bibliografia
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Fonti Archivistiche
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Ente Responsabile
- Comitato Parco Dora
- Cds Circoscrizione 5