Piazza Carlina
Centro del vecchio ghetto ebraico. Sulla piazza si affacciano edifici di pregio architettonico e di valore storico come i Palazzi Coardi di Carpenetto e Roero di Guarene, l'ex albergo di Virtù, l'ex Caserma Chiaffredo Bergia e il complesso di Santa Croce.
1. La piazza
Piazza Carlina, o per meglio dire, piazza Carlo Emanuele II, fu realizzata durante il periodo di reggenza di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (1675-1684). Ma prima di allora Amedeo di Castellamonte (1610-1683) aveva già progettato una piazza ottagonale secondo il modello delle places royales, dietro richiesta, appunto, di Carlo Emanuele II (1634-1675). Il progetto non ebbe seguito e il destino della piazza fu legato a mercati specializzati più che a dimore di lusso, benché nel tempo si siano affacciati su quello spazio edifici di pregio come Palazzo Roero di Guarene, il Palazzo dell'Albergo di Virtù, la caserma, il Collegio delle Provincie e la chiesa di Santa Croce. Al centro della piazza è stato collocato, nel 1872, il monumento a Cavour, invece del monumento a Carlo Emanuele, previsto dal progetto primigenio.
2. Piazza Carlina Luogo della Memoria
Secondo i dati forniti dall'Annuario Statistico del Comune di Torino (1938), nella Sez. IX (Vanchiglia) e Sez. X (Valentino) risiedevano rispettivamente 253 e 276 ebrei. Dopo l'autunno del 1938, spinta dall'incalzare degli eventi, la comunità ebraica si protende verso la zona adiacente alla Sinagoga; le vie limitrofe a piazza Carlina costituivano ancora per le famiglie meno abbienti una zona di riferimento; qui sorgeva, infatti, il vecchio ghetto.
Nel 1938 la superficie della piazza era occupata dai banconi del mercato, residuo del "cortile dei miracoli" che era stato nel Settecento e nell'Ottocento. Attorno a questa piazza avevano ancora la loro residenza nuclei famigliari ebrei appartenenti a un ceto sociale più basso dei correligionari andati ad abitare in altri quartieri. Il luogo, apparentemente, era sicuro. Lo diventerà un po' meno quando la caserma Bergia, situata lungo uno dei lati della piazza, diventerà il comando della Guardia Repubblicana. Dopo il 1938, il nuovo punto di riferimento, il Ghetto Nuovo, diventa il reticolo delle vie Galliari, Sant'Anselmo, Goito, Berthollet, Bidone (con due appendici, via Orto Botanico 13, sede dell'orfanotrofio, e piazza Santa Giulia 12, sede dell'ospizio per gli anziani).
Bibliografia
- Castelnuovo, Enrico - Rosci, Marco (a cura di), Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna, 1773-1861, Vol. III, Stamperia artistica nazionale, Torino 1980 , pp. 1029-1031
- Cavaglion, Alberto, Una piazza Carlina invisibile. Torino ebraica (1938-1945), in Boccalatte, Luciano - De Luna, Giovanni - Maida, Bruno (a cura di), Torino in guerra: 1940-1945. Catalogo della mostra Torino, Mole Antonelliana, 5 aprile - 28 maggio 1995, Gribaudo, Torino 1995, pp. 93-100
- Cuneo, Cristina, Piazza Carlina, in Comoli Mandracci, Vera - Olmo, Carlo (a cura di), Guida di Torino. Architettura, U. Allemandi, Torino 1999, p. 66
- Torino 1938-45. Una guida per la memoria, Città di Torino - Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti" - Blu, Torino 2010 , pp. 17-19
- Gritella, Gianfranco, Una piazza di forma ottagonale: la Carlina, in Carassi, Marco - Gritella, Gianfranco (a cura di), Il re e l’architetto. Viaggio in una città perduta e ritrovata, Hapax, Torino 2013, pp. 140-142
Sitografia
Fonti Archivistiche
- Archivio fotografico dei Musei Civici, Fondazione Torino Musei, Fondo Mario Gabinio
- ASCT, Collezione Simeom D246
Fototeca
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Ente Responsabile
- Museo Diffuso della Resistenza della Deportazione della Guerra dei Diritti e della Libertà