Tracce dell'acquedotto
Solo alcune antiche mappe permettono di localizzare con una certa precisione il tracciato dell’acquedotto nel primo tratto fuori dalla città.
Introduzione
Le indagini condotte in diversi punti della città evidenziano come per quasi un secolo dopo la fondazione della colonia l’approvvigionamento idrico fosse garantito essenzialmente da una serie di pozzi. La costruzione di un acquedotto, di cui non sappiamo praticamente nulla, è probabilmente contestuale al progetto di ristrutturazione urbanistica che ha portato alla realizzazione della rete fognaria e alla sistemazione e almeno parziale lastricatura delle strade.
L’acqua corrente era certamente garantita agli edifici pubblici, alle fontane e ai privati più facoltosi e influenti. Il resto della città probabilmente continuava a utilizzare i pozzi e, in molti casi, le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana dalle gronde del tetto.
Le tracce e le mappe storiche
Dell’acquedotto rimane traccia in stampe e disegni, come la veduta assonometrica tracciata nel 1572 dall’incisore di corte di Emanuele Filiberto di Savoia Giovanni Caracha (Jan Kraeck, Haarlem – Torino 1607) e incisa nel legno dall’intagliatore di corte Giovanni Crieger o in una pianta topografica del 1640.
Fuori dalla porta occidentale della cinta muraria di età romana è visibile una lunga strada diritta fiancheggiata da una imponente struttura su arcate che la legenda indica come Aquadutto. L’acqua quindi doveva essere prelevata dalla Dora Riparia a monte della città e poi convogliata verso la rete di distribuzione urbana, una infrastruttura di cui non sappiamo nulla e di cui possiamo solo seguire labili tracce.
Quel che resta
Tra le poche testimonianze giunte fino a noi possiamo ricordare una fistula (tubatura in piombo che veniva usata per derivare l’acqua verso gli edifici) che sottopassava il fornice pedonale nord della porta orientale del decumano massimo poi inglobata in Palazzo Madama; un altro tratto di fistula è stato rinvenuto nei Giardini Reali. Molto interessante è anche il ritrovamento in un edificio interno all’isolato compreso tra via Garibaldi, via Botero, via Barbaroux e via Milano di numerosi blocchi di tubatura in pietra, probabilmente in origine condotte di derivazione dell’acquedotto, impilati in verticale e riutilizzati in epoca moderna come discendente per l’acqua piovana.
Bibliografia
- Gabucci, Ada - Pejrani Baricco, Luisella, Elementi di edilizia e urbanistica di Augusta Taurinorum. Trasformazioni della forma urbana e topografia archeologica in Intra illa moenia domus ac penates (Liv. 2, 40, 7): il tessuto abitativo nelle città romane della Cisalpina, Quasar, Roma 2009, pp. 225-245
- Pejrani Baricco, Luisella, La memoria della città antica: Julia Augusta Taurinorum, in Carassi, Marco - Gritella, Gianfranco (a cura di), Il re e l’architetto. Viaggio in una città perduta e ritrovata, Hapax, Torino 2013, pp. 80-86
Luoghi correlati
Ente Responsabile
- MuseoTorino
- Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie