Parco Dora, lotto Vitali
L’area Vitali è la zona centrale e più ampia del Parco Dora: si estende per 89.000 metri quadrati dove sorgeva l’omonimo stabilimento delle Ferriere Fiat, cui apparteneva la suggestiva struttura del capannone dello strippaggio che tuttora domina l’area.
1. Parco Dora – lotto Vitali
L’area Vitali è la zona centrale e più grande del Parco Dora: si estende per 89.000 metri quadrati dove sorgeva l’omonimo stabilimento delle Ferriere Fiat sul vecchio tracciato di corso Mortara, via Borgaro e il percorso del nuovo sottopasso, ed è caratterizzata dalla forte presenza delle preesistenze industriali.
Domina l’area la suggestiva e imponente struttura del capannone dello strippaggio, di cui sono stati conservati gli alti pilastri in acciaio dipinti di rosso ed una parte della copertura. Sotto la grande tettoia trova posto uno spazio multifunzionale attrezzato con campetti da gioco e progettato per ospitare manifestazioni e attività sportive; accanto ad essa si sviluppa un vasto giardino, che si articola attorno ai pilastri della smantellata acciaieria alternando aiuole, aree gioco, percorsi ed è attraversato da un lungo canale d’acqua. Ai pilastri è addossata una passerella sopraelevata in acciaio zincato che percorre longitudinalmente l’area e permette il collegamento tra la terrazza del lotto Mortara e il settore Ingest; la passerella è accessibile tramite scale realizzate a ridosso di torri in cemento armato appartenenti all’ex acciaieria, conservate e rese accessibili.
Degli stabilimenti industriali sono state conservate inoltre tre vasche di decantazione cilindriche trasformate in giardini acquatici, e l’edificio per il trattamento delle acque caratterizzato dalle quattro torri di evaporazione.
2. Preesistenze: tettoia di strippaggio
Durante gli anni di attività lo stabilimento Vitali ospitava la più grande delle acciaierie del complesso delle Ferriere Fiat, nella quale erano prodotti i lingotti per i semilavorati destinati alla produzione di lamiere, tubi e molle.
L’acciaieria Vitali si componeva di due capannoni affiancati e connessi tra loro, disposti parallelamente all’asse di corso Mortara, ospitanti le differenti fasi di lavorazione: da nord verso sud, si trovavano i settori dei servizi, dei forni, della colata e dello strippaggio.
Della parte più grande dell’acciaieria, corrispondente ai primi tre settori, è stata rimossa la copertura, mantenendo le torri in calcestruzzo e gli imponenti pilastri, che segnano la scansione dei diversi comparti di lavorazione; la tettoia conservata corrisponde al più piccolo dei capannoni dell’acciaieria Vitali, quello dello strippaggio. La denominazione del capannone deriva dall’operazione che in esso veniva effettuata: lo “strippaggio”, ovvero l’estrazione dei lingotti d’acciaio dallo stampo in cui vengono prodotti, effettuata mediante un pistone comandato idraulicamente per colpire vigorosamente la lingottiera (1).
Il capannone di strippaggio dell’antica acciaieria rappresenta oggi il cuore dell’area Vitali e, in virtù della propria posizione centrale e ben protetta, anche dell’intero Parco Dora.
3. Preesistenze: muro del parco rottami
Il lungo muro in calcestruzzo che ancora oggi corre parallelo al capannone dello strippaggio delimitava a sud il parco rottami dell’acciaieria: qui, sulla rete ferroviaria interna allo stabilimento, che partendo dallo scalo Valdocco attraversava lo stabilimento Valdocco e via Livorno, arrivavano i vagoni carichi di rottami da destinare alla fusione per la produzione dell’acciaio.
Le “borchie” ancora oggi visibili sul lato nord del muro servivano come supporti per sostenere un massiccio pannello di acciaio di circa dieci centimetri di spessore, collocato a protezione del muro dagli urti dei rottami che venivano scaricati dai treni.
4. Preesistenze: pilastri e torri di cls
Dal parco rottami collocato a ridosso del muro i massicci pezzi di ferro venivano caricati su carrelli e trasportati all’interno del primo capannone, di cui oggi rimangono le torri in calcestruzzo e i pilastri in acciaio alti 30 metri. Dopo il passaggio nella “tettoia servizi” per l’aggiunta degli additivi necessari alla produzione dei diversi tipi di acciaio, proseguivano verso successivo comparto per essere scaricati nei grandi forni elettrici, la cui imboccatura era collocata alla quota dell’attuale passerella; i muri in cemento oggi visibili sotto di essa corrispondono alle spallette laterali degli enormi forni. Le torri in cemento armato oggi utilizzate come supporto delle scale in acciaio erano cabine elettriche, contenenti ciascuna un trasformatore di potenza pari a 22.000 volt. Le “finestre” visibili servivano per l'uscita dei grandi cavi elettrici, che venivano collegati agli elettrodi posizionati sui coperchi dei forni.
L’acciaio fuso veniva poi colato nei “secchi di siviera”, grandi stampi che venivano trasportai mediante l'ausilio di carrelli. Gli stessi carrelli portavano gli stampi pieni allo “stripper”, dove avveniva l'estrazione dei lingotti. I lingotti prodotti venivano estratti ancora incandescenti, e dovevano essere mantenuti a una “temperatura di riscaldo” per poter poi essere lavorati: venivano dunque collocati, in attesa di passare ai laminatoi situati dall’altro lato di via Borgaro, in appositi forni a pozzo, che scendevano fino a 20 metri sotto terra.
5. Preesistenze: torri di raffreddamento; impianto di filtrazione e trattamento acque
La struttura, realizzata nel 1974 dall’impresa Siderocemento s.p.a. su progetto strutturale dell’ing. Matteo Calvino (2), è composta da un sistema di torri refrigeranti e da un sistema di vasche che filtrava e depurava le acque utilizzate in tutto lo stabilimento, per poi rimetterle in circolo (3).
La struttura ospita quattro vasche, collocate in corrispondenza delle quattro torri che emergono dalla copertura, che scendono a una profondità di circa cinque metri rispetto al piano di campagna; sono caratterizzate da un’orditura di cemento armato formata da travetti e pilastri distribuiti regolarmente.
L’acqua, cadendo a pioggia dalle torri diminuiva la propria temperatura; veniva successivamente raccolta e fatta sedimentare nelle adiacenti vasche a cielo aperto, collocate lungo il lato sud della struttura (4).
6. Preesistenze: vasche di decantazione
Come l'edificio per il trattamento acque, le vasche erano parte del complesso impianto idrico dello stabilimento ed erano destinate alla depurazione dell’acqua usata per le lavorazioni. Di forma cilindrica, ospitavano al loro interno una pala che girando contribuiva a separare le sostanze da smaltire dall'acqua che poteva essere riutilizzata all'interno dello stabilimento. La “melma” di scarto risultante veniva caricata su camion e portata alla discarica di Basse di Stura.
Note
1. Laboratorio di Analisi e Modelli Energetici (Dipartimento di Energetica, Politecnico di Torino), Analisi storica sulle attività produttive presenti in Spina 3, maggio 1998, p. 21.
2. Parco Dora-Spina 3, Documenti di indirizzo progettuale – Studio di fattibilità, 4.2.3 Indagini preliminari conoscitive per il progetto Parco Spina 3, Cap. 4 – Manufatti di Interesse, a cura di Gianluca Sattero.
3. L'acqua che alimentava la complessa e massiccia rete idrica al servizio delle acciaierie proveniva da pozzi realizzati dalla stessa Fiat nella zona del Parco della Pellerina e dai pozzi della zona Stura; la rete idrica, che si spingeva fino a Caselle, si componeva di grosse tubazioni, dal diametro di circa 60 cm.
4. Laboratorio di Analisi e Modelli Energetici (Dipartimento di Energetica, Politecnico di Torino), Analisi storica sulle attività produttive presenti in Spina 3, maggio 1998, pp. 32-33.
Sitografia
Fonti Archivistiche
- Parco Dora-Spina 3, Documenti di indirizzo progettuale – Studio di fattibilità, 4.2.3 Indagini preliminari conoscitive per il progetto Parco Spina 3, Cap. 4 – Manufatti di Interesse, a cura di Gianluca Sattero
- Città di Torino, Divisione Urbanistica ed Edilizia Privata, Progetto delle opere relative alla realizzazione del Parco Dora - Spina 3, Lotto Vitali, Progetto Definitivo, Relazione Tecnica Generale, 2006
Fototeca
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Ente Responsabile
- Cds Circoscrizione 5
- Comitato Parco Dora