Monumento all'Alfiere dell'Esercito Sardo
L’alfiere con sciabola sguainata e tricolore, opera del celebre scultore ticinese Vincenzo Vela (1820-1891), fu l’offerta che i milanesi fecero nel 1857 all’esercito piemontese su cui erano appuntate le speranze di libertà dall’austriaco.
Il successo di Cavour (1810-1861) al congresso di Parigi nel 1856 dopo la guerra di Crimea fu l’occasione per i “popoli” della penisola per ringraziare l’uomo che aveva sollevato, di fronte al consesso delle potenze internazionali, la sofferente questione italiana. Il plauso nei confronti del primo ministro sardo e di Torino, la città che dal 1848 si era fatta portabandiera delle istanze nazionali, venne anche dagli esuli milanesi che decisero di offrire un monumento all’esercito sabaudo su cui riponevano la fiducia per il loro riscatto. Per la collocazione della statua realizzata dallo scultore ticinese Vincenzo Vela (1820-1891) venne scelta la centralissima piazza Castello, proprio di fronte alla facciata juvarriana di Palazzo Madama, sede del Senato, a pochi passi da Palazzo Reale: una scelta non casuale, che da un lato rispondeva ad una provocazione politica all’Austria e dall’altro salvaguardava l’opera da non improbabili incursioni vandaliche. L’inaugurazione avvenne solo il 10 aprile 1859, alla presenza del patriota milanese Achille Mauri (1806-1883) e del sindaco di Torino Giovanni Battista Notta (1807-1877). Per prudenza politica, in una situazione tesissima con l’Impero asburgico, a pochi giorni dallo scoppio di quella che sarebbe stata la seconda guerra d’indipendenza, l’iscrizione “I Milanesi all’esercito sardo il dì 15 gennaio 1857” venne coperta con una lastra di marmo nero. Fino alla mattina dell’8 giugno 1859, quando le truppe franco-piemontesi riuscirono ad entrare trionfalmente a Milano dopo le vittorie di Palestro e Magenta.
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