Edifici del regime fascista per il controllo del territorio: gruppi rionali e case del balilla
La Torino degli anni che precedono la guerra si dota in poco tempo di un sistema di edifici pubblici destinati a mostrare la presenza del regime nel territorio urbano e al tempo stesso fungere da centri di controllo dei cittadini.
Tra le due guerre mondiali, in tutta Italia le case del Fascio assumono caratteristiche comuni di tipo urbanistico e architettonico in funzione del loro ruolo di tramite con la popolazione per condurre attività politiche, di controllo territoriale e di tipo militare.
Alle case centrali, spesso inserite in edifici preesistenti riadattati allo scopo (proprio come nel caso di Torino che riutilizza Palazzo Campana), si affiancano i gruppi rionali e le case del Balilla. Queste strutture di dimensioni più contenute sono posizionate in quartieri periferici, solitamente in terreni acquistati a basso costo, e messe in stretto collegamento tra di loro. Entrambe le nuove tipologie edilizie devono sottostare a norme e requisiti comuni di carattere sia urbanistico sia architettonico.
A Torino, anche a causa dell’alta concentrazione di lavoratori dell’industria, l’attenzione del regime si concentra non tanto sulla visibilità retorica delle sedi centralizzate del partito, quanto sulla presenza capillare delle più piccole case del Balilla e gruppi rionali che vanno a occupare i luoghi strategici in prossimità dei quartieri a più alta densità abitativa di operai. Sotto la maschera della solidarietà sociale e della cultura del fisico sportivo, i gruppi rionali sono di fatto dei punti di stretto controllo contro possibili rivolte al regime. La loro architettura è improntata alla più varia modernità, trattandosi spesso di edifici costruiti ex-novo, ma anche in questo caso gli esempi torinesi si discostano da quelli nazionali, presentando delle soluzioni originali che mediano tra la corrente razionalista e una reinterpretazione di linguaggi tradizionali, e che garantiscono un inserimento coerente con il tessuto urbano preesistente.
A Torino è prevista la costruzione di quindici Gruppi rionali ma le vicende belliche consentono la realizzazione solo di cinque: il “Gustavo Doglia” in corso Grosseto e il “Cesare Odone” in corso Farini, oggi pesantemente trasformati, mentre permangono sul territorio cittadino il “Porcù del Nunzio”, l’”Amos Maramotti” e il “Filippo Corridoni”, cui si aggiungono le due case del Balilla, in piazza Bernini 12 e in via Guastalla 16.
Bibliografia
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- Biamino, Bruna (a cura di), L'architettura del moderno a Torino, Lindau, Torino 1993
- Magnaghi, Agostino - Monge, Mariolina - Re, Luciano, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995
- Rinaldo Capomolla, Marco Mulazzani, Rosalia Vittorini, Case del Balilla. Architettura e Fascismo, Electa, Milano 2008
- Giusti, Maria Adriana - Tamborrino, Rosa, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), U. Allemandi, Torino 2008
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