Piazza Vittorio Veneto, già Piazza di Po
La grande piazza - già Vittorio Emanuele I - intitolata al Comune trevigiano che sancì la vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale, fu edificata secondo un chiaro linguaggio neoclassico a partire dal 1825, su progetto dell’architetto ticinese Giuseppe Frizzi. Gli edifici che danno sulla piazza furono bombardati in più occasioni, nel 1942 e 1943.
1. Il XVIII secolo
La soluzione urbanistica del vasto spiazzo compreso tra la seicentesca esedra castellamontiana di via Po e il fiume fu all’ordine del giorno nei primi dell’Ottocento, a partire dall’epoca napoleonica, quando l’ingegnere Claude-Yves Joseph La Ramée Pertinchamp nel disegnare il ponte stabilì per l’allora place Impérial una soluzione a ventaglio con portici. Durante la Restaurazione il progetto venne più volte ridimensionato e modificato, tanto che già nel 1817 il re Vittorio Emanuele I (1759-1824) aveva stabilito che la piazza semicircolare fosse trasformata in una piazza d’Armi di forma rettangolare, e posta trasversalmente rispetto all’asse di via Po e del ponte. Con la volontà reale di una cinta daziaria, dai progetti dell’architetto Ernest Melano (1792-1867) veniva chiaramente disattesa l’intenzione espressa nel 1814 di aprire una fuga prospettica che da piazza Castello corresse per tutta via Po, sull’erigendo tempio della Gran Madre di Dio, posto alla destra del fiume. La soluzione di Melano però non si concretizzò, sia per motivi funzionali che finanziari. Si dovette aspettare il 1825, dunque sotto il regno di Carlo Felice (1765-1831), perché fosse resa esecutiva l’idea dell’architetto Giuseppe Frizzi (1797-1831). Mentre la piazza assumeva un orientamento longitudinale, le scelte progettuali del ticinese si indirizzavano, per il preesistente, in una integrazione degli elementi stilistici barocchi e, per i nuovi fabbricati, in una originale soluzione neoclassica, ben evidente oggi negli avancorpi con grande timpano terminale.
2. Il XIX secolo
L’ipotesi di destinare l’area adiacente alla porta di Po, uno dei punti storicamente critici del fronte bastionato torinese, a Piazza d’Armi emerse prepotentemente in età napoleonica, quando il fronte stesso fu smantellato e si rese disponibile una vasta area a ridosso del fiume. Non sembra tuttavia che il progetto abbia mai trovato reale applicazione se non quando, ben più tardi, in epoca fascista, Piazza Vittorio Veneto fu utilizzata a più riprese per le adunanze militari.
Tutti i piani urbanistici redatti nel primo quarto del XIX secolo, in ogni caso, destinavano all’area una funzione più o meno marcatamente militare, a iniziare da quello presentato nel 1802 da Ferdinando Bonsignore, Ferdinando Boyer e Lorenzo Lombardi. Seguono la proposta del Consiglio degli Edili del 1809 (approvata nel 1812), che già spostava in parte il baricentro militare sulle aree esterne a Porta Nuova e, nella Restaurazione, la serie di progetti seguiti al piano di Gaetano Lombardi (1817) e in parte dovuti a Ernest Melano, che proponevano per l’attestamento della città sul Po una grande Piazza d’Armi quadrilatera definita da cortine edilizie. Nel 1825, tuttavia, all’atto della presentazione del progetto definitivo per la nuova Piazza di Po a firma di Ferdinando Bonsignore, Benedetto Brunati, Lorenzo Lombardi, Ignazio Michelotti e Carlo Randoni, il tema appariva ormai superato, essendo stata ormai da tempo confermata nella sua posizione la Piazza d’Armi di San Secondo.
3. Bombardamenti
Gli edifici ad uso abitativo e commerciale furono ripetutamente colpiti da bombe dirompenti nel 1942 e 1943. I fabbricati colpiti più gravemente furono costruiti nel primo terzo del XIX secolo e presentavano sei piani fuori terra in muratura mista. In particolare, l'edificio con fronte sulla piazza, compreso tra le vie Bonafous e della Rocca (piazza Vittorio già 14, 16, 18) fu completamente distrutto. I fabbricati sono stati ricostruiti solo in epoca più recente.
Risultano poi, più lievemente sinistrati gli stabili ad uso abitativo e commerciale ai numeri civici già 8, 10, 12, 20, 22, 24). In particolare il 22 subì danni più consistenti per il soffio di bombe dirompenti cadute nei dintorni: risultava distrutto il sesto piano e gravemente sinistrati tutti e sei i piani. In questo caso furono immediatamente ricostruiti plafoni, muri e tetto.
4. 6 maggio 1945
All'indomani della Liberazione della città da parte delle brigate partigiane, viene organizzata una grande festa per il giorno 6 maggio in piazza Vittorio Veneto. Punto cruciale della manifestazione è la sfilata dei partigiani di fronte alle autorità e ai cittadini. Un manifesto affisso il 5 maggio per le vie della città, a firma del sindaco Giovanni Roveda, recita: "Domani, domenica 6 maggio alle ore 9,30, in Piazza Vittorio Veneto, sarà solennemente consegnata al nostro glorioso Corpo dei Volontari della Libertà la bandiera di combattimento. Questa bandiera, o Cittadini, è il simbolo di venti mesi di lotta e di inenarrabili sacrifici, è la bandiera per cui hanno combattuto tutti quelli che hanno posto fine al nostro servaggio ed alle nostre sciagure, è la bandiera per cui sono caduti i nostri migliori. Perciò a nome mio e della Giunta Popolare invito tutta la cittadinanza ad essere presente, affinché questi nostri prodi patrioti sentano che non c'è cuore torinese che non abbia per loro un palpito di riconoscenza e di affetto". L'iconografia del tempo ci rimanda una piazza gremita di folla, il generale Trabucchi - comandante del Comitato Militare regionale piemontese - che consegna la bandiera, il discorso su di un palco improvvisato di Franco Antonicelli - presidente del CLN piemontese - il passaggio per le vie del Cardinal Fossati e soprattutto Petralia che sostiene la bandiera.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
COMPLESSO DI PIAZZA VITTORIO
Piazza Vittorio
Complesso urbano pianificato.
Complesso urbano pianificato di valore storico-artistico, ambientale e documentario di architettura neoclassica. Costituisce esemplare soluzione di piazza di raccordo allo sbocco della città murata, con limpida e decorosa strutturazione dei volumi costruiti e degli spazi liberi.
Realizzato su piano di G. Frizzi (1825) fissante i fili di fabbricazione e il disegno di prospetto degli isolati. Il piano risolse brillantemente il problema del raccordo con l'esedra barocca di Via Po e il problema del forte dislivello tra i due capi della piazza. Gli isolati sono caratterizzati da chiaro disegno strutturale, con cortili in comune tra più proprietà, divisi da corpi bassi risolti decorosamente, ospitanti originariamente rimesse, scuderie, laboratori artigiani. Il complesso è ora collegato con il complesso della Gran Madre di Dio (scheda 8 bis, deI Quartiere 22).
ISTITUTO DI ARCHITETTURA TECNICA. 1968, vol. I, pp. 135 sgg., vol. II. Pp. 249 sgg., pp. 1444 sgg; V. COMOLI MANDRACCI, Torino, 1983. pp. 120 sgg.
Tavola: 50
Bibliografia
- Guidi, Guido, I danni arrecati al patrimonio artistico dal bombardamento di Torino, in «Torino. Rassegna mensile della città», A. XXV, n. 7, luglio, 1949, Torino, pp. 15-22 , p. 15 Vai al testo digitalizzato
- Seicento giorni nella Resistenza: dall’8 settembre 1943 al 10 maggio 1945, 600 giorni di testimonianze della lotta di liberazione attraverso 1335 motivazioni delle ricompense al valor militare, Consiglio regionale del Piemonte, Torino 1979
- Castelnuovo, Enrico - Rosci, Marco (a cura di), Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna, 1773-1861, Vol. III, Stamperia artistica nazionale, Torino 1980 , pp. 1170-1174
- Comoli Mandracci, Vera, Torino, Laterza, Roma - Bari 1983 , pp. 126-132
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 300 Vai alla pagina digitalizzata
- Volpiano, Mauro, Una immensa piazza «per la venuta del re», in Comoli, Vera - Roccia, Rosanna (a cura di), Progettare la città. L’urbanistica di Torino tra storia e scelte alternative, Archivio storico della Città di Torino, Torino 2001, pp. 217-222
- Modica, Vincenzo, Dalla Sicilia al Piemonte: storia di un comandante partigiano, Franco Angeli, Milano 2002
- La Torino della Liberazione. Dagli scioperi del marzo 1944 alla festa del 6 maggio 1945, Priuli & Verlucca, Scarmagno 2011
- Passoni, Riccardo (a cura di), Torino la città che cambia. Fotografie 1880-1930. Catalogo della mostra (Torino, 9 aprile - 9 ottobre 2011), Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2011 , pp. 182-183
Sitografia
Fonti Archivistiche
- Archivio di Stato di Torino (ASTo), Corte, Carte Topografiche per A e B, Torino, 27.
- Archivio di Stato di Torino (ASTo), Corte, Paesi per A e B, m. 11T, Torino, n. 81.
- ASCT Fondo danni di guerra, inv. 232, cart. 4, fasc. 22, n.ord. 7
- ASCT Fondo danni di guerra, inv. 233, cart. 4, fasc. 23, nn. ord. 3-4
- ASCT Fondo danni di guerra, inv. 234, cart. 4, fasc. 24, nn. ord. 3-4-5
- ASCT Fondo danni di guerra, inv. 235, cart. 4, fasc. 25, nn. ord. 4-5-6
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- Mostra Torino: storia di una città
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