Complesso del Valdocco (Cappella e Casa Pinardi - Chiesa di San Francesco di Sales - Museo)
Il complesso di Valdocco è chiamato anche “la terra santa” salesiana perché Don Bosco vi portò il suo Oratorio, fondò i Salesiani e lì visse fino al giorno della morte avvenuta il 31-1-1888.
Il complesso di Valdocco
Il complesso di Valdocco sorge nel quartiere di Borgo Dora ed è considerato il cuore della Famiglia Salesiana. La casa “madre”ricorda l’opera svolta da San Giovanni Bosco (1815-1888) per educare, assistere , formare i giovani poveri e abbandonati e soprattutto quelli che oggi si definirebbero “a rischio”. Il luogo trasmette messaggi di povertà, di fiducia in Dio e in Maria, di sfida alle difficoltà di ogni genere, di amore e dedizione ai giovani, di grandi sacrifici per dare loro una salda formazione cristiana e civile. Il complesso salesiano che occupa e caratterizza il quartiere Valdocco, nome che ormai lo identifica, comprende attualmente la Basilica di Maria Ausiliatrice, la Chiesa di San Francesco di Sales, La Cappella Pinardi, gli edifici della scuola media e di quella professionale, la parrocchia e l’oratorio. Il cuore è costituito dalle “camerette” di Don Bosco, situate al secondo piano dell’edificio che si estende fino al cortile a lato della Basilica. In queste camerette, oggi inserite nel percorso museale, Don Bosco è vissuto per quasi quarant’anni portando avanti con grande coraggio e determinazione la sua opera di carità e di contributo all’attività pastorale della Chiesa Torinese.
Cappella e Casa Pinardi
Casa Pinardi sorge nel quartiere di Valdocco, povero e degradato. La situazione sociale a Torino nell’800 è drammatica, molti giovani orfani non hanno neppure un ambiente ove trascorrere la notte. Don Bosco ottiene in subaffitto tre camere attigue in Casa Pinardi il 5-6-1846, data fondamentale che segna la sua volontà di dedicare ogni energia alla vita dell’Oratorio. Questa scelta porta Don Bosco a un sovraccarico di lavoro in cui si getta senza risparmiarsi, tanto da compromettere la sua salute. Il 3-11-1846, dopo un periodo di convalescenza ai Becchi, paese natale, si trasferisce con la madre nelle quattro stanze di casa Pinardi, dove vive in povertà e precarietà. Il 19-2-1851 Francesco Pinardi vende per 28500 lire la casa e i terreni circostanti “in comune”a Giovanni Bosco, Giuseppe Cafasso (1811-1860) ed altri sacerdoti. La proprietà Pinardi si trova ai piedi della discesa che dal Rondò della Forca degrada verso il fiume Dora, zona di periferia ricca di prati, orti, basse casupole, dove sorgeranno i primi opifici e dove sopravvivono cascine. La casa ha una dozzina di stanze e la facciata rivolta a mezzogiorno su cui si aprono le finestre. La parte usata come abitazione è composta da un pianterreno e da un primo piano e occupa lo spazio degli attuali portici presso la chiesa di San Francesco di Sales; sulla parte retrostante si appoggia la tettoia-cappella che viene demolita insieme alla casa nel 1856.
Nel 1846 Don Bosco raduna più di trecento ragazzi nell’oratorio in un prato che gli viene poi interdetto. Il 15-3-1846 Francesco Pinardi gli propone l’affitto (320 lire annue) di una tettoia appoggiata a casa Pinardi e di un pezzo di terreno e si dichiara pronto ad apportare le modifiche necessarie. Il giorno di Pasqua 1846 la tettoia trasformata in cappella viene consacrata; è divisa in tre locali, la cappella vera e propria, uno stanzone e due stanzette, utilizzate come sacrestia e deposito. La cappella, alta due metri circa, illuminata da finestrelle, viene arredata semplicemente: Don Bosco colloca sull’altare un quadro di San Francesco di Sales (1567-1622) e pone in una nicchia una statuetta di San Luigi Gonzaga (1568-1591) al fine di suscitare nei giovani la devozione a questi due santi proposti come modelli di vita. Nel 1847 acquista una statua di Maria Consolatrice ed un organetto. Utilizzata fino al 1852, è demolita con casa Pinardi nel 1856. Sull’area si realizza un refettorio utilizzato fino al 1927, quando il terzo successore di Don Bosco lo trasforma in cappella per ricordare la primitiva chiesetta: inaugurata il 31-1-1928, è ancor oggi chiamata impropriamente cappella Pinardi. L’iconografia della chiesa, a cominciare dalla tela sull’altar maggiore che rappresenta la Resurrezione di Cristo, allude alla gioia e alla luce della grazia e, attraverso allegorie, agli insegnamenti di Don Bosco. Una lapide commemora la sua presenza.
La chiesa di San Francesco di Sales
Il consolidamento e lo sviluppo progressivo dell’Oratorio e delle attività ad esso correlate con il numero crescente di frequentatori festivi e quotidiani convincono Don Bosco della necessità di costruire una chiesa più ampia e dignitosa della “povera” cappella Pinardi ormai del tutto insufficiente. Nel 1851 si prepara il progetto approvato il 24 giugno dal Consiglio Edilizio Comunale. Il 20 luglio iniziano i lavori che procedono rapidamente; Don Bosco non ha alcuna risorsa economica e, per far fronte alle spese, ricorre alla beneficenza privata e pubblica: organizza lotterie, reperisce fondi presso enti pubblici e persone di ogni classe sociale che lo stimano e apprezzano la sua opera. La chiesa, dedicata a San Francesco di Sales (1851-1852), è consacrata il 20-6-1852; il campanile viene terminato in seguito. La chiesa è a croce latina, ampia ed essenziale nella decorazione. Nel 1959 viene restaurata, il pavimento originario è sostituito e vengono posti i quadri che attualmente si vedono e che rappresentano momenti della vita di Don Bosco e di quei giovani che diventeranno beati e santi come Michele Rua (1837-1910) e Domenico Savio (1842-1857). La cappella di San Luigi è la parte della chiesa meno rimaneggiata, originali sono l’altare, il tabernacolo e la semplice statua di gesso di San Luigi che venne acquistata da Don Bosco già ai tempi della prima cappella Pinardi.
Il museo
Il museo si trova nell’edificio delle camerette dove Don Bosco vive e muore. Gli oggetti, i libri, il vestiario, i ritratti esposti al 2° piano mettono in risalto aspetti e valori della spiritualità e della missione del Santo, mentre gli ambienti al primo piano illustrano l’opera salesiana nel mondo. L’edificio risale al 1852, quando Don Bosco crea nuovi locali per ospitare ragazzi orfani e senza dimora. Dopo successivi ampliamenti dal 1856 al 1876 la casa assume l’aspetto attuale. Nel 1929 si trasformano gli ambienti dove abitò Don Bosco in luogo di memoria e pellegrinaggio e nasce il Museo, finalizzato ad approfondire e diffondere la conoscenza del pensiero e delle opere di San Giovanni Bosco; dal 1930 ad oggi le camerette hanno subito varie trasformazioni. Al primo piano alcuni plastici ricostruiscono l’evoluzione del complesso di Valdocco e strutture multimediali consentono di approfondire tematiche legate alla figura del Santo e dei Salesiani nel mondo. Al secondo piano il percorso si snoda nelle camerette dove sono esposti documenti, immagini, oggetti e mobili perfettamente conservati, la maggior parte dei quali si riferisce agli ultimi anni di vita di Don Bosco. Nell’angolo di collegamento, tra l’ala delle camerette e il resto dell’edificio del 1853, dove si trovava la camerata dei ragazzi, è stata allestita una cappella. Sull’altare domina il ritratto di Giovanni Bosco e alle pareti sono allineati quelli di alcuni personaggi cari alla tradizione salesiana.
Cronologia
12-4-1846 inaugurazione della cappella Pinardi;
1851 acquisto di casa Pinardi;
20-6-1852 consacrazione della Chiesa di san Francesco di Sales;
1853 costruzione della prima e della seconda cameretta di Don Bosco;
27-4-1865 posa della prima pietra della Basilica di Maria Ausiliatrice.
Bibliografia
- Guidi, Guido, Le chiese di Torino danneggiate dalla guerra, in «Torino. Rivista mensile municipale», A. XXV, n. 8, agosto, 1949, Torino, pp. 9-15 Vai al testo digitalizzato
- Viriglio, Alberto, Torino e i torinesi: minuzie e memorie, Viglongo, Torino 1980
- Guida ai luoghi salesiani, Elledici, Leumann 2000
- Fabbian, Mario Vito, Don Bosco, Messaggero, Padova 2003
- Giraudo, Aldo - Biancardi, Giuseppe, Qui è vissuto Don Bosco. Itinerari storico-geografici e spirituali, Elledici, Leumann 2004
Sitografia
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