Da Comitato franco a marchesato sotto Arduino III
In epoca carolingia Torino fu centro di comitato, poi parte della marca d’Ivrea, infine marca autonoma. Nel X secolo subì la minaccia saracena.
Dall’VIII secolo, sotto i Franchi, Torino si trasformò in comitato al comando di una parte della regione ampia ma non identica a quella d’epoca longobarda e forse dai confini non del tutto stabili. La città, nodo della via Francigena, fu centro privilegiato di scambi.
Nel IX secolo, al costituirsi della marca d’Ivrea, il comitato di Torino ne divenne parte. Alla metà del secolo successivo Arduino III detto il Glabro (o suo padre) sottrasse la città e un’ampia porzione di territorio ai marchesi, ottenendola forse come premio per i meriti militari acquisiti contro i Saraceni. Divenne egli stesso marchese, inserendosi nell’élite dell’Italia settentrionale e trasmettendo i suoi possedimenti ai successori, che consolidarono la marca di Torino, base del futuro principato. A loro si legò l’aristocrazia urbana.
Intanto, nel X secolo, si presentò la minaccia dei Saraceni, che, tra 921 e 972, da Frassineto partirono per le loro scorrerie lungo le Alpi. Meno ricordati, anche se altrettanto pericolosi, dovettero essere i Normanni e gli Ungari.
Altro potere dell’età carolingia furono i vescovi, principalmente nel IX sec. Claudio (poi chiamato a corte) e nell’XI Landolfo, d’origine germanica e di cui s’è ipotizzata un non certo contrasto con i marchesi, che fu politico e attento committente culturale. Sotto di lui ebbe inizio una vera immunità per i vescovi. Il vescovo Cuniberto ebbe addirittura un ruolo militare.
In quell’epoca, la città assunse il vero ruolo di capoluogo regionale.