Cascina Barolo, Casino Barolo
Cascina di pianura a corte chiusa di origine settecentesca che il marchese Ottavio Provana di Druent fece costruire, a partire dal 1717, su una preesistente cascina.
L’edificio primigenio del Casino Barolo ha origini seicentesche, come attesta un documento riguardante un contenzioso sui confini di Lucento iniziato nel 1625, dal quale risulta ancora in costruzione una cascina sui terreni acquisiti da Sigismondo d’Este da Madama di Cremieux nel sito in cui sorgerà nel Settecento il casino Barolo. La cascina originaria è attestata in una carta del 1649.
Nella metà del XVII secolo, la cascina apparteneva a Giovanni De Stefanis, medico di corte, come testimonia il documento di una lite, che data al 1664.
La suddetta cascina fu, con tutta probabilità, protagonista delle vicende legate all’assedio della città di Torino nel 1706, ma erroneamente alcuni studiosi hanno individuato nelle sue vicinanze un grosso albero, forse un olmo, dove l’1 settembre 1706 alle ore tre pomeridiane si tenne il Consiglio di guerra dei Generali supremi dell’esercito francese in cui venne decisa la condotta e la strategia dei francesi durante la battaglia decisiva. In verità le fonti archivistiche e iconografiche testimoniano la presenza dell'albero accanto alla cascina Panatera.
Il marchese Ottavio Provana di Druent, chiamato comunemente “Monsù Druent”, già proprietario della vicina cascina Panatera, acquistò nel 1714 la cascina preesistente localizzata nel feudo di Lucento e fra il 1717 e il 1722 fece edificare il “casino”. L’edificio ricalca i modelli stilistici coevi della reggia di Stupinigi e di Venaria.
Il Marchese è ricordato anche per aver fatto costruire nel 1682 a Torino l’edificio che oggi è detto Palazzo Barolo. La figlia Elena Matilde, andata in sposa al Marchese Gerolamo Falletti di Barolo (1695) e il loro primogenito Ottavio, entrarono in possesso dell’eredità dei Provana.
Nella Carta topografica della caccia del 1762, il Barolo, indicato come “il Casino”, viene rilevato come un edificio a corte chiusa con un corpo di fabbrica a blocco chiuso e due ali che si protendono verso la strada della Venaria dove si apre la seconda corte.
L’architetto Amedeo Grossi, nel 1790, lo magnifica e lo censisce come «villa dell’Illustrissimo sig. Marchese di Barolo situata alla sinistra della strada della Venaria e riscontro a quella Druent in distanza di due miglia da Torino. Il palazzo contenente due cortili, comprensivamente il rustico non è molto elevato, ma comodo, e fornito di varj appartamenti riccamente ammobigliati. Il giardino…è il più bello che vi sia sul territorio di Torino…particolari essendo le prospettive lavorate a Mosaico, Grotesco, i pinacoli alla Chinese, varie statue, fra le altre quella, che rappresenta la Deità dell’Inferno, egregiamente lavorata, oltre tanti vasi alla Greca, perterra, boscareccie, che adornano il predetto giardino.»
Nelle mappe del Catasto Napoleonico del 1805 viene rilevata la costruzione di una nuova manica a nord. Nel 1820, come si evince dalle mappe del Catasto particellare Gatti, la cascina risulta composta da tre case civili, casa rustica, casi da terra (depositi di attrezzi e prodotti agricoli), cappella, vivaio, orti, prati, campi e giardini.
Nel 1831 il Casino Barolo fu ceduto dalla famiglia Falletti al collegio delle dame del sacro Cuore di Gesù, per destinarlo a luogo di villeggiatura per ragazze nobili.
Il geometra Antonio Rabbini, nel 1840, rileva il Barolo di proprietà delle Monache di santa Croce, e annota la demolizione delle due fabbriche poste nei pressi del viale d’ingresso; la Variante del Piano regolatore del 1926 rileva la demolizione della manica che chiudeva la seconda corte.
Nella Carta I.G.M. del 1935 si registra la demolizione della manica orientale della corte più antica.
Le abitazioni a due piani fuori terra, le stalle, i fienili e i casi da terra, circondano ancora oggi le due corti, ma il disegno unitario settecentesco è ormai distrutto dalle trasformazioni in civili abitazioni. Degno di nota è il superstite portale d’ingresso con timpano triangolare, paraste e arco in mattoni.
Attualmente l’edificio è di proprietà privata, in buono stato di conservazione, ed è adibito a residenza e deposito.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
CASINO BAROLO
Strada di Altessano 160, 164
Cascina di pianura.
Edificio rurale di valore ambientale e documentario, rilevante esempio di cascina di pianura, ora inserita nel costruito, in uso residenziale.
Costruzione già presente nell'ultimo quarto del Settecento, proprietà dei marchesi Barolo, quando viene descritta come un «palazzo contenente due cortili… comodo… », dotato di un giardino «il più bello che vi sia sul territorio di Torino», disegnato dal Ferroggio e decorato da statue, vasi e grottesche.
A. GROSSI, 1790, p. 38; CARTA COROGRAFICA DIMOSTRATIVA […], 1791, 15. D.7; PLAN GEOMÉTRIQUE […]. 1805; [Catasto RABBINI], 1866; TOPOGRAFIA / DELLA CITTÀ […]. 1840; E. GRIBAUDI ROSSI. 1970, pp. 209-214.
Tavola: 11
Bibliografia
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- Gribaudi Rossi, Elisa, Cascine e ville della pianura torinese: briciole di storia torinese rispolverate nei solai delle ville e nei granai delle cascine, Le Bouquiniste, Torino 1970 , pp. 209-214
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 527 Vai alla pagina digitalizzata
- Ronchetta, Chiara - Palmucci Quaglino, Laura (a cura di), Cascine a Torino: “La più bella prospettiva d’Europa per l’occhio di un coltivatore”, Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, Torino 1996 , pp. 237-239
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Fonti Archivistiche
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- Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, CS 2889
- Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, CS 3956, ff. 33-34
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- Carta Topografica della Caccia, 1760-1766, Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Carte topografiche segrete, Torino 15 A VI Rosso
- Michele Antonio Boglione , Disegno a firma Geom. Boglione indicante i confini territoriali tra la città, il tenimento di Gonzole verso il feudo di Borgaretto e le “fini” di Beinasco, 1785, Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, CS 2943
- Amedeo Grossi, Carta Corografica dimostrativa del territorio della Città di Torino, 1791, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D1800
- Mappa primitiva Napoleonica, 1805, Archivio Storico della Città di Torino, CAN, Sezioni 1-70
- Plan Geomêtrique de la Commune de Turin, 1805, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Francese, Allegato A, Mappe del Catasto Francese, Circondario di Torino, Mandamento di Torino, Torino
- Carta dei Distretti riservati per le Regie Cacce divisa in sette parti, 1816, Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Carte Topografiche per A e B, Torino, Torino 26
- Andrea Gatti, Catasto Gatti, 1820-1830, Archivio Storico della Città di Torino, CAG, sez. 31
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- Antonio Rabbini, Topografia della Città e Territorio di Torino, 1840, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D1803
- Antonio Rabbini, Mappa originale del Comune di Torino, 1866, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Torino, Mappe, distribuzione dei fogli di mappa e linea territoriale, Torino
- Servizio Tecnico Municipale del Comune di Torino, Pianta di Torino, 1935, Archivio Storico della Città di Torino, TD 64.7.8
- Istituto Geografico Militare, Carta IGM, 1974, Archivio Storico della Città di Torino, TD 64.7.11
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- MuseoTorino