Torino e le donne. Piccole e grandi storie dal Medioevo a oggi - Istruzione e insegnamento
''Torino e le donne''. Sezione: Istruzione e insegnamento.
Archivio Storio della Città di Torino, documenti in mostra dal 6 ottobre 2021 al 31 marzo 2022.
L'istruzione
Nel 1861 fu estesa a tutta l’Italia la legge Casati, che imponeva una riforma dell’intero sistema scolastico. La legge rispondeva alle lotte per l’emancipazione femminile dell’Italia post-unitaria, individuanti nella diversa educazione impartita alle donne uno dei fattori ostacolanti l’indipendenza economica femminile. Questa legge istituiva una scuola elementare della durata di quattro anni distinta in due bienni, il primo obbligatorio e gratuito per i bambini di entrambi i sessi. Dopo le elementari il percorso si differenziava in istruzione secondaria classica e istruzione tecnica. Benché non esistesse un esplicito divieto riferito alle donne, di fatto questo era implicito in quanto gli studi tecnici erano orientati verso professioni ritenute maschili, mentre lo sbocco naturale degli studi liceali era l’Università, fino al 1875 vietata alle donne.
Tra le prime torinesi a frequentare gli ambienti universitari troviamo: Maria Velleda Farnè, laureata in Medicina nel 1878; Anna Kuliscioff (compagna di Filippo Turati e tra i fondatori del Partito Socialista italiano), specializzata in Ginecologia a Torino nel 1887; Maria Biffignandi, la prima italiana a conseguire tre lauree; la dottoressa Zagnago, la prima laureata in Farmacia nel 1902; Emma Strada, la prima donna a iscriversi a Ingegneria nel 1903: si laureò il 5 settembre 1908.
L'insegnamento
L’unica scuola a cui si poteva accedere senza discrimine di sesso era la Scuola Normale, finalizzata alla preparazione di maestre e maestri. Tuttavia, i corsi erano differenziati: il programma di matematica per le ragazze era semplificato, seguendo la convinzione che le donne non fossero portate per le materie scientifiche, ed era previsto l’insegnamento di lavori femminili.
Conseguito il diploma, se non erano presenti insegnanti uomini, alle donne potevano essere assegnati anche i corsi maschili, nonostante si ritenessero più adatte all’insegnamento nel primo biennio delle elementari; ad ogni modo, qualunque fosse l’incarico, lo stipendio era inferiore a quello maschile (elemento che facilitava la loro assunzione).
Per le donne l’insegnamento rappresentava un’ottima opportunità di impiego. La necessità di insegnanti per la Scuola Normale portò alla creazione di un istituto superiore di Magistero femminile di durata quadriennale.
Note
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(Mostra a cura di Maura Baima, Luciana Manzo, Fulvio Peirone. Segreteria: Anna Braghieri. Progetto espositivo: Ottavio Sessa. Allestimento: Gisella Gervasio, Manuela Rondoni. Riproduzioni fotografiche: Giuseppe Toma, Enrico Vaio. Foto web: Deborah Sciamarella. Collaborazioni: Andrea D'Annibale, Massimo Francone, Omar Josè Nunez, Anna Maria Stratta. Per MuseoTorino: Caterina Calabrese, Surya Dubois Pallastrelli, Diletta Michelotto. Traduzioni: Surya Dubois Pallastrelli, Laura Zanasi).