Libro degli Statuti della città di Torino detto Codice della Catena
Il codice della Catena è il volume pergamenaceo nel quale sono raccolti gli statuti e le franchigie che nel 1360 il Conte Verde (Amedeo VI di Savoia) concesse - in cambio dell'omaggio di fedeltà - al Comune di Torino. In questo modo il conte aveva sottratto formalmente la città al governo del cugino, il principe Giacomo d’Acaia.
Il nome con il quale è conosciuto il Codice risale al 1492: in quell’anno infatti furono applicate due catene di ferro sui piatti del volume per impedire che fosse rubato quando esposto alla consultazione pubblica.
Il volume si apre la raffigurazione pittorica dei santi martiri, quindi presenta una rubrica nella quale sono elencate le diverse materie trattate e il riferimento al folio del manoscritto (ogni capolettera è di colore rosso) e si conclude con un’autentica notarile.
La concessione degli Statuti e delle franchigie alla città di Torino nel 1360 deve essere letta come un atto squisitamente politico: avvenne infatti in seguito all’omaggio e al giuramento di fedeltà che la città aveva prestato al conte Amedeo VI di Savoia. Il Codice della Catena sanciva infatti formalmente sia la riconciliazione tra l’aristocrazia cittadina e il conte, sia il dominio di quest’ultimo su Torino; inoltre metteva fine anche ai disegni politici del principe Giacomo d’Acaia. Questi infatti, per liberarsi dall’obbligo di prestare omaggio ai conti di Savoia, aveva tentato di ricevere l’investitura della città e dei propri domìni direttamente dall’Imperatore.
A ulteriore testimonianza del valore politico attribuito da Amedeo VI di Savoia alla concessione degli Statuti, sono gli atti registrati nei Protocolli Ducali, conservati all’Archivio di Stato di Torino, che attestano, parallelamente alla concessione, anche l’omaggio – e pertanto la sudditanza – che la città aveva riconosciuto al conte.
Bibliografia
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