Sede della Camera del Lavoro
Ristrutturato sul finire dell’Ottocento dall’ingegnere Riccardo Brayda, l’edificio riunì le più importanti associazioni dei lavoratori, diventando l’emblema della resistenza operaia torinese sino alla demolizione avvenuta nel corso degli anni Sessanta del Novecento.
La fondazione della Camera del Lavoro di Torino avvenne nel 1891, in seguito ad alcuni incontri promossi dai rappresentati delle associazioni operaie cittadine, a cui parteciparono anche consiglieri comunali e provinciali di fede liberale. Finalizzata a occuparsi soprattutto del collocamento della manodopera e a svolgere un’opera limitata di conciliazione nei conflitti fra capitale e lavoro, l’istituzione non parve inizialmente avere connotati sovversivi, tanto da ottenere un sussidio annuo dal Comune, oltreché alcuni locali in via Vanchiglia. In occasione dello sciopero nelle industrie conciarie del 1896, la Camera del Lavoro appoggiò i lavoratori, affermandosi quale punto di riferimento per le lotte operaie. Nell’anno seguente gli uffici furono trasferiti presso la sede dell’Associazione generale degli operai in corso Siccardi 12 (che corrisponde all'attuale corso Galileo Ferraris, 2), l’edificio dell’ex-teatro Politeama trasformato pochi anni prima dall’ingegnere Riccardo Brayda (1849-1911) in una severa costruzione ispirata agli antichi palazzi municipali.
Nella notte del 25 aprile 1921 il palazzo venne incendiato e devastato dalle squadre fasciste e, l'anno seguente, subì ulteriori devastazioni durante i drammatici giorni della ‘strage di Torino’ culminata nell’eccidio del 18 dicembre, alla cui memoria è dedicata la piazza antistante la stazione ferroviaria di Porta Susa.
Nel 1928 fu presentato un progetto architettonico per la ristrutturazione dello stabile come Casa del Fascio, ma non ebbe seguito: il palazzo di corso Galileo Ferraris divenne sede, dal settembre del 1929, della Casa dei sindacati fascisti. Fu tuttavia davanti all'edificio, simbolo dell'emancipazione delle classi lavoratrici, che il 26 luglio 1943 si radunarono migliaia di persone per salutare la caduta del fascismo, quasi a contrappasso della tragica notte del 25 aprile 1921, e il comunista Luigi Capriolo tenne un comizio dal balcone principale.
Dopo la Liberazione, il palazzo di corso Galileo Ferraris, sede di numerose leghe di mestiere e anche dell’Alleanza Cooperativa Torinese, tornò a essere sede della Camera del Lavoro e del sindacato unitario poi, dal 1948, della sola CGIL, fino alla sua demolizione, avvenuta nel corso degli anni Sessanta del Novecento.
Bibliografia
- Leva Pistoi, Mila, Torino: mezzo secolo di architettura 1865-1915. Dalle suggestioni post-risorgimentali ai fermenti del nuovo secolo, Tipografia torinese, Torino 1969 , pp. 68-81
- Adriano Ballone, Claudio Dellavalle, Mario Grandinetti, Il tempo della lotta e dell’organizzazione. Linee di storia della Camera del Lavoro di Torino, Feltrinelli, Milano 1992 , pp. 16-26
- Lamberti, Maria Mimita, L’Arte nuova, in Levra, Umberto (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale, 1864-1915, Vol. 7, G. Einaudi, Torino 2001, pp. 618-640 , p. 626 nota 21 Vai al testo digitalizzato
Fototeca
Luoghi correlati
Eventi correlati
Ente Responsabile
- Mostra Torino: storia di una città