Stampatori e librai nel Seicento

Nel Seicento aumentò progressivamente il numero dei librai-stampatori, ma le imprese principali rimasero quelle che lavoravano per il settore pubblico o per altri grandi committenti.
A inizio Seicento, grazie anche all’intervento del Municipio, in città non esisteva più monopolio editoriale; vi operavano allora una decina tra librai e stampatori, ma in breve il loro numero raddoppiò creando concorrenza in un mercato ridotto come quello torinese. Principali aziende furono Pizzamiglio, stampatore «ducale» dei documenti ufficiali, Bevilacqua e Tarino. La bottega di quest’ultimo crebbe progressivamente d’importanza sino a metà secolo, ottenendo la stampa di editi civili e criminali e l’appalto della tassa sugli stracci (legati al settore cartiere), oltre all’esenzione dalla dogana. A inizio Settecento, Fontana era l’azienda di maggior successo. Dal 1637 invece gli Zavatta divennero stampatori della città di Torino, incarico che avrebbero mantenuto per generazioni; a loro spettava la stampa di tutti gli atti ufficiali e dai loro torchi uscì l’Historia dell’Augusta Città di Torino. In seguito stamparono anche per il duca.
Tra i volumi pubblicati in quegli anni, dalle diverse tipografie cittadine, vi erano innanzitutto quelli per l’Università, seguiti dalle opere realizzate per committenza ducale, encomiastiche e altamente decorative, e dagli Ordini religiosi, specie i Gesuiti. Pressoché assente era l’iniziativa privata degli stampatori, le botteghe erano piccole e i guadagni modesti per chi non era legato a committenze.
Diversamente da altri settori, nell’editoria non vi fu una potente corporazione, anche per i privilegi concessi ad alcuni dal duca che frammentavano la categoria.
Bibliografia
- Andrea Merlotti, Librai, stampa e potere nel Seicento, in Giuseppe Ricuperati (a cura di), Storia di Torino, IV, La città tra crisi e ripresa (1630-1730), Einaudi, Torino 2002, pp. 653-678
- Lodovica Braida, Editoria, committenza e censura tra gli ultimi decenni del Seicento e il primo Settecento, in Giuseppe Ricuperati (a cura di), Storia di Torino, IV, La città tra crisi e ripresa (1630-1730), Einaudi, Torino 2002, pp. 1093-1125