Accumuli di rifiuti e discariche programmate
Gli immondezzai, i butti volontari, le discariche restituiscono quantità impressionanti di cocci, oggetti rotti, scarti di cibo e, più in generale, rifiuti della vita domestica e sono quindi tutte fonti inesauribili e preziose di informazione.
Introduzione
Il problema dello smaltimento dei rifiuti era presente in età romana, se pure, per ovvi motivi, in maniera meno drammatica di quanto non sia oggi. Molto si riparava e molto si riciclava dando il più possibile nuova vita agli oggetti, ma era comunque tanto il materiale che andava buttato. Questa è una vera fortuna per gli archeologi poiché l’analisi dei residui della vita quotidiana insegna molto ed è uno strumento fondamentale non solo per una ricostruzione storica ed economica, ma anche per considerazioni di carattere sociale, legate agli usi e ai consumi del gruppo umano esaminato, oltre che di tipo organizzativo e gestionale, soprattutto quando si tratti di discariche pubbliche. Le discariche di rifiuti in età romana, infatti, erano spesso aree scelte e destinate allo scopo dall’amministrazione pubblica, anche se non mancano le testimonianze di scarichi di rifiuti privati di maggiore o minore entità.
Caratteristica tipica delle discariche è la scarsa presenza di vetri e metalli, che potevano essere rifusi, o di materiale edilizio, riutilizzato per quanto possibile o spianato sul luogo delle demolizioni su cui si tornava ad edificare. La ceramica, al contrario, veniva restaurata fino a che era possibile ma, una volta del tutto rotta, non poteva più essere reimpiegata in alcun modo e finiva quindi nelle discariche.
Le discariche addossate alle mura
Le discariche torinesi, addossate alle mura secondo una prassi nota anche in altre città, dovevano essere pubbliche e gestite e organizzate dall’amministrazione. La frammentazione degli oggetti in grossi pezzi spesso ricomponibili indica che il materiale, una volte portato in discarica, non ha subito significativi rimescolamenti, mentre l’arco cronologico coperto (dalla metà del I al III secolo d.C.) consente di circoscrivere il periodo di progressiva formazione del deposito.
I reperti raccolti nello scavo dei terrapieni addossati alle mura in piazza Castello e nei Giardini Reali raccontano di accumuli di rifiuti che provenivano dalle case di Augusta Taurinorum, ma, soprattutto nella discarica esterna alle mura, anche dalla ripulitura e dallo svuotamento di botteghe di marmisti, di officine di bronzisti, di magazzini di piccoli artigiani che lavoravano l’osso e forse di impianti di ceramisti. Non mancano gli scarti della macellazione di bovini, ovini, suini e altri piccoli animali.
Nell’allestimento della mostra Archeologia a Torino si è cercato di riprodurre la situazione dell’accumulo dei rifiuti, ricorrendo però a una distinzione in gruppi che non corrisponde alla realtà, ma è funzionale a illustrarne le diverse componenti e la messe di dati archeologici che se ne possono trarre.
Bibliografia
- Dupré Raventós, Xavier - Remolà Vallverdu, Josep Anton (a cura di), Sordes Urbis. La eliminación de residuos en la ciudad romana, L'Erma di Bretschneider, Roma 2000
- Ballet, Pascale - Cordier, Pierre - Dieudonné Glad, Nadine (a cura di), La ville et ses déchets dans le monde romain: rebuts et recyclages, Mergoil, Montagnac 2003
- Brecciaroli Taborelli, Luisa - Gabucci, Ada, Le mura e il teatro di Augusta Taurinorum: sequenze stratigrafiche e dati cronologici, in Luisa Brecciaroli Taborelli (a cura di), Forme e tempi dell’urbanizzazione nella Cisalpina (II secolo a.C. – I secolo d.C.). Atti delle Giornate di studio, Torino 4-6 maggio 2006, All’Insegna del giglio, Firenze 2007, pp. 243-259
- Filippi, Fedora (a cura di), Horti et sordes. Uno scavo alle falde del Gianicolo, Quasar, Roma 2008
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Ente Responsabile
- MuseoTorino
- Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie