Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Carlo Marochetti (Torino 1805 - Passy 1867)

Carlo Marocchetti (Marochetti), scultore. Ricco di accenti espressivi è il monumento equestre a Emanuele Filiberto (1838, Torino, piazza San Carlo), considerato il suo capolavoro, dove gli effetti di movimento e di luce si intensificano nel rilievo del basamento con la "Battaglia di San Quintino". Trasferitosi a Londra nel 1848, vi acquistò fama, eseguendo tra l'altro i monumenti a "Riccardo Cuor di Leone" (1854) e al "Duca di Wellington" (Glasgow).


Nascita: 1805
Torino

Morte: 1867
Passy

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  • artista | scultore

Carlo Marochetti (Marocchetti) nacque a Torino il 14 gennaio 1805 e morì a Passy , in Francia il 28 (29) dicembre 1867.

Uno dei maggiori scultori italiani dell’Ottocento lavorò principalmente per l’aristocrazia italiana ed europea. Dimostrò fin da giovanissimo l’inclinazione per la modellazione, a dodici anni si trasferì con la famiglia a Parigi, frequentò lo studio dello scultore François-Joseph Bosio e l’atelier del pittore Jean-Antoine Gros. Dal 1822, anno della morte del padre, soggiornò a villa Medici e realizzò la Bimba che gioca con un cane (1826, ora nel castello di Agliè); inviata al Salon parigino del 1827, l’opera ottenne la medaglia d’oro e fu acquistata dal marchese Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno, ministro del Regno di Sardegna in Francia, per farne omaggio al suo re Carlo Felice. L’artista rientrò a Parigi dove rimase fino al 1848. Nel 1831 partecipò ancora al Salon, esponendo un Angelo ribelle (non rintracciato) e cominciò ad affermarsi con commissioni private di soggetti religiosi (tra gli altri: una statua di S. Michele Arcangelo per la tomba cinquecentesca di Michel de l’Hôpital nella chiesa di Champmotteux), fino ad aggiudicarsi la commissione dell’altare maggiore in marmo della chiesa della Madeleine a Parigi. Sempre a Parigi fu chiamato con F. Rude, tra il 1833 e il 1836, a lavorare per i rilievi dell’arco dell’Etoile (La battaglia di Jemmapes). Nel frattempo, nel 1830, vinse il concorso dell’Accademia Albertina di belle arti di Torino per la statua del benefattore monsignor Vincenzo Maria Pallavicino Mossi di Morano (l’esecuzione si limitò al modello e alla sbozzatura del marmo, poi perfezionato dopo la sua morte, in data successiva al 1870, e collocato nell’atrio dell’Accademia). Risale al 1831 il medaglione bronzeo di Giuseppe Monticoni (Torino, Museo dell’Accademia Albertina). Tali prove valsero allo scultore., ventiseienne, la nomina a socio onorario dell’Accademia e l’incarico da parte di Carlo Alberto per il monumento equestre a Emanuele Filiberto (1831-38: Torino, piazza S. Carlo), l’opera fu realizzata a Parigi, esposta nel 1838 nel cortile del Louvre e poi trasportata a Torino. L’opera costituisce uno degli apici del gusto romantico nella scultura europea, fu particolarmente apprezzata e, tra il 1840 e il 1850, fruttò allo scultore molte commissioni per monumenti equestri in tutta europa: del Duca d’Orléans (1840-44, Versailles, Orangerie: repliche a Lione e Algeri), di Napoleone I (progetto sospeso, il modellino in bronzo è a Torino, Armeria Reale), di Francesco I (destinato al Louvre, ma mai compiuto), del Duca di Wellington (1841-44), del Principe Alberto e della Regina Vittoria (1846, Glasgow) fino al monumento a Riccardo I Cuor di Leone, accolto trionfalmente all’Esposizione universale di Londra del 1851 e definitivamente collocato nel 1860 all’esterno del palazzo del Parlamento a Westminster.

Al soggiorno piemontese dell’artista, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Emanuele Filiberto risalgono i busti dei principi Vittorio Emanuele, duca di Savoia, e Ferdinando, duca di Genova (nel castello di Racconigi), la Bimba dormiente (Torino, Galleria civica di arte moderna). Ampia è la produzione di ritratti e monumenti sepolcrali privati: dal Ritratto dei figli del conte Auguste de Talleyrand del 1840 (collezione privata) alla tomba di Elisabetta Stuart del 1856 (Newport, chiesa di S. Tommaso, dal medaglione con il Ritratto dei figli (Vaux, castello Marochetti) ai monumenti funebri del Primo conte di Brownlow (Belton, chiesa dei Ss. Pietro e Paolo) e di Lady Margaret Leveson Gower nel castello di Ashby (chiesa di S. Maria Maddalena). Al suo rientro a Parigi, nel 1839, il M. ricevette la Legion d’onore e nel 1841 gli fu confermata la naturalizzazione francese che aveva ereditato dal padre. Tali riconoscimenti fecero incrementare le commissioni per i monumenti pubblici a Théophile Malo Correr, detto La Tour d’Auvergne (1841, Carhaix, place du Champ de bataille), a Louis Berthollet(1844, Annecy, giardini pubblici), a S. Vincenzo de’ Paoli (1846, ospizio della Carità di Lione). Nel 1848, in seguito alla deposizione di Luigi Filippo d’Orléans, Carlo Marochetti si trasferì a Londra, dove risiedette fino all’anno della morte al n. 34 di Onslow Square e sistemò il proprio atelier con fonderia al n. 76 di Fulham Road. In realtà il trasferimento non recise i contatti con la Francia, dove Carlo Marochetti conservò la proprietà del castello di Vaux in cui soggiornò regolarmente con familiari e amici e dove raccolse preziose collezioni. Durante gli anni Cinquanta espose alla Royal Academy e in pochi anni si impose come scultore favorito dalla corte vittoriana, per la quale produsse bronzetti (Principe Arturo, castello di Vaux), monumenti commemorativi nella cattedrale di S. Paolo (uno dedicato alla Battaglia di Inkermann, l’altro alla Divisione di cavalleria) e, al Victoria Embankment, all’ingegnere e costruttore Isambard Kingdom Brunel, fino ai memoriali eretti in territorio coloniale (a Kanpur, in India; obelisco di Scutari a Istanbul, nel cimitero di Haydarpasa).

Lo scultore strinse legami con gli italiani presenti a Londra, come il bibliotecario Antonio Panizzi, o di passaggio, come Massimo d’Azeglio nel 1853, Antonio Fontanesi, Giovanni Duprè. Si conoscono opere scultoree dipinte, dove il colore rende irriconoscibile il materiale con il quale sono state create, alla maniera antica, già propria dei Greci ma anche degli scultori medievali. Sono così le statue del Monumento funebre de la Riboisière(Parigi, cappella dell’ospedale La Riboisière), i busti di Gouramma di Coorg (Osborne, Royal Collection) e del principe Duleep-Sing (Vaux, castello Marochetti) e una statuetta della Regina Vittoria, quale sovrana della pace e del commercio (opera non rintracciata del 1856: Dictionary of art, p. 455). L’inclinazione per la policromia è testimoniata anche da un’inedita lettera dell’ottobre 1856 al laboratorio di pittura su vetro della Manifattura reale di Sèvres, chiuso già da due anni, nel tentativo di stimolarne la ripresa per la realizzazione delle vetrate della cattedrale di Glasgow.

Dalla metà degli anni Cinquanta si svilupparono anche le vicende del monumento a Carlo Alberto (1861) in piazza Carlo Alberto a Torino, richiestogli dal governo piemontese. La statua del re a cavallo, posta su un triplice basamento, è circondata da quattro figure di soldati (ArtigliereLanciereBersagliereGranatiere), per la cui realizzazione furono inviate allo scultore le divise corrispondenti tramite il conte Stanislao Grimaldi del Poggetto; il Museo nazionale del Risorgimento di Torino ne conserva i quattro bronzetti. L’ultima evoluzione dello stile del Marochetti si manifesta in due opere destinate ancora all’Italia, cioè il busto bronzeo di Gioachino Rossini (1863: Milano, teatro alla Scala) e il monumento a figura seduta dello stesso, che pare da questo derivato (1864: Pesaro, conservatorio). Nel 1867 divenne socio della Royal Academy e preparò la statua del Principe Alberto seduto, di dimensioni più grandi del vero, pronta per la fusione a fine anno (Londra, Hyde Park, Albert Memorial).

Carlo Marochetti morì il 28 dic. 1867 a Passy (Parigi), ospite della cognata, contessa De Sade. Fu sepolto nel cimitero di Vaux-sur-Seine. La città di Torino gli avrebbe dedicato, nel 1896, una targa sulla casa natale al n. 31 di via Principe Amedeo.

Fonti e Bibl.: M. Calderini, C. M., Torino 1928; L.C. Bollea, Il monumento a Emanuele Filiberto del M. e la R. Acc. Albertina delle belle arti, Torino 1933; A. Bovero, L’opera di C. M. in Italia, in Emporium, XLVIII (1942), 5, pp. 185-199; G. Hubert, Les sculpteurs italiens en France…, Paris 1964, pp. 141-143; Artisti piemontesi al Museo civico. 1830-1857 (catal.), a cura di R. Maggio Serra, Torino 1977, pp. 1, 5; B. Read, Victorian sculpture, New Haven 1982, pp. 4, 13, 19-22, 59, 78 s., 84, 90, 100, 133, 139, 174, 297 s., 313; I bronzi di M. (casa d’aste Della Rocca di Torino, catal., 3 apr. 1987), Torino 1987; L. Di Maio, in Il lauro e il bronzo. La scultura celebrativa in Italia. 1800-1900 (catal.), a cura di M. Corgnati - G. Mellini - F. Poli, Torino 1990, pp. 68-70, 161 s.; Galleria civica di arte moderna e contemporanea. Torino. L’Ottocento. Catalogo delle opere esposte, a cura di R. Maggio Serra, Milano 1993, p. 106; Le arti del disegno all’Acc. Albertina (catal.), a cura di F. Dalmasso - G. Galante Garrone - G. Romano, Torino 1995, pp. 9, 84; E. Gabrielli, Le decorazioni e gli arredi, in Il castello di Agliè. Gli appartamenti e le collezioni, a cura di D. Biancolini - E. Gabrielli, Torino 2001, pp. 28, 42, 44; S. Silvestri, Vetrate italiane dell’Ottocento. Storia del gusto e relazioni artistiche fra Italia e Francia: 1820-1870, Firenze 2006, p. 94; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 126; The Dictionary of art, XX, pp. 454 s.; E. Bénézit, Dictionnaire des peintres…, IX, Paris 1999, p. 245; A. Panzetta, Nuovo Diz. degli scultori italiani dell’Ottocento e primo Novecento, II, Torino 2003, pp. 570, 612, figg. 1140 (1)

 

Note

(1) da Silvestri, Silvia, Marochetti (Marocchetti), Carlo in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. LXX, Treccani, Roma 2008 ( http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-marochetti_%28Dizionario-Biografico%29/)

Fonti Archivistiche

  • Archivio Storico della città di Torino
  • Archivio di Stato di Torino, Fondo Calderini

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