Locali storici: Parrucchieri e Profumieri
Testimoni storici di queste attività alcuni eleganti negozi primo-novecenteschi di ricercato valore decorativo.
Nota alla tipologia storica *
Sino alla fine dell'Ottocento i profumieri acquistano semilavorati prodotti in centri specializzati, quali Grasse in Provenza, e preparano nei propri laboratori pomate ed estratti profumati, belletti, acque di Colonia, di lavanda, di melissa, paste dentifrice e balsamiche. I laboratori erano per la maggior parte grandi e composti da più locali. Spesso sono affiancati da altri locali destinati alle cure di bellezza con bagni e salette per i massaggi. Il locale di vendita è concepito per una clientela raffinata. Lungo le pareti ampie scaffalature contengono acque da toeletta, colonie, profumi, albarelle in porcellana con le pomate; nei cassetti si trovano piccoli oggetti per la cosmesi, sacchetti profumati, pastiglie odorose da bruciare. Il bancone, con il piano in marmo, ospita sul fronte piccole vetrine, sul retro cassetti e vani aperti con ripiani. L' arredo interno ed esterno — devanture, vetrine, gioielliere — ha disegno e materiali spesso coerenti.
Il Novecento ha del tutto trasformato la professione: nella bottega si vendono soltanto prodotti delle grandi case industriali; le tracce delle attività passate, quando conservate, mantengono unicamente un valore documentario e decorativo.
I negozi di barbieri e parrucchieri sono per tutto l'Ottocento rivolti alla clientela maschile. Spesso strutturati in un unico ambiente, sono dotati di ampie specchiere fronteggiate da lavabi e sedie, sgabelli e seggioloni per i bambini. Solo nel Novecento compaiono parrucchieri per signore, con una organizzazione degli spazi simile, ma caratterizzati da tende verso la strada, per garantire la riservatezza. Alcune botteghe più antiche, per quanto trasformate, conservano i ferri del mestiere: pettini, spazzole, arricciacapelli detti “calamistri”.
Note
* Testo per l'edizione dell'Archivio Storico della Città di Torino, 2006, Negozi e locali, cit. in Biblografia, p. 142.
Bibliografia
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Ente Responsabile
- MuseoTorino, 2017